Un inno alla vita. Questo è stato lo spettacolo Quasi amici in scena al Teatro Comunale di Vicenza, in due serate speciali il 4 e il 5 febbraio. A interpretare i due protagonisti, tratti dall’omonimo film francese del 2011 diretto da Olivier Nakache e Éric Toledano, una coppia inedita e ben riuscita, Massimo Ghini, nei panni del facoltoso Filippo, e Paolo Ruffini, il giovane Driss. Un duo sorprendente che ha saputo coinvolgere il pubblico interpretando uno spettacolo profondo nei contenuti e spensierato, vivo nell’interpretazione. Sul palco si sono mischiate tante risate ed è, letteralmente, esplosa una bella botta di vita e di altruismo, che di questi tempi è salvifica.
La vicenda, tratta da una storia vera, è stata riadattata e vede la regia di Alberto Ferrari, ha saputo portare al cuore e al centro della scena un punto essenziale, non scontato, la bellezza dei contrasti. Filippo è un uomo ricco, colto, costretto a vivere su una carrozzina a causa di un incidente. Per questa difficile condizione, cerca una persona che lo assista, lo aiuti e trova, anche in modo abbastanza casuale e spontaneo, Driss, un giovane ragazzo che vive di espedienti, ai margini.
Tra i due scatta quel legame capace di unirli pur nelle diversità, nell’apparente lontananza di condizione, età, passato e stili. Una sintonia giocata sui modi diversi, sulle personalità quasi contrastanti che trovano però un terreno comune. Filippo si sente finalmente libero di essere, rivive la vita con quella nota di leggerezza e positività che Driss, in modo naturale, gli trasmette. Entrambi scoprono quello che l’altro può essere davvero, grazie ai momenti passati insieme che diventano, per loro, esperienze significative. Uno scambio e un cambiamento che li salva entrambi e li fa crescere assieme.
In questo sta la bellezza dei contrasti: la diversità non annulla o divide, ma fa tornare a vivere con prospettive nuove, è proprio lì che si scontrano e si incontrano due sensibilità, due modi di vedere e di affrontare la vita completamente diversi. Driss regala la gioia e la spontaneità, che superano il dolore e la condizione fisica di Filippo. Quest’ultimo si lascia accogliere, si lascia conoscere oltre la superficialità e le convenzioni tipiche del suo mondo. Lascia che Driss entri nella sua quotidianità, fidandosi. Il tutto avviene in modo naturale e divertente (le risate non sono mancate), ogni loro passo fatto di gradualità e complicità. Emerge, su tutto questo, il valore della dignità e dell’amicizia vera che supera pregi e difetti, pregiudizi e sofferenze, che sa colmare il vuoto e sa aiutare nelle grandi difficoltà.
In modo del tutto spontaneo, l’uno è dono di nuova vita per l’altro ed entrambi, in profondità, ne sono consapevoli. Ma c’è di più. Sia Filippo che Driss diventano custodi l’uno dell’altro: custodiscono il bene reciproco, le differenze che li rendono, paradossalmente, complici.
Quasi amici trasmette questi messaggi anche grazie ai due protagonisti, Paolo Ruffini e Massimo Ghini, calati benissimo nel loro ruolo, capaci di stupire per la loro bravura e la loro intesa. Il primo con la sua esilarante naturalezza toscana, la contagiosa simpatia sul palco (balletto compreso sulle note di Boogie Wonderland); il secondo per la capacità di immedesimarsi nel suo personaggio non così scontato, con cambi di registro forti, dalla sofferenza alla riacquistata consapevolezza.
Grandi anche le interpretazioni di tutto il cast: la rigida Yvonne (Claudia Campolongo), la bella assistente Magda/Eleonora (Francesca Giovannetti), la sorella di Driss/Elisa (Alessandro Barbonetti), il giardiniere (Gianmarco Trulli), Adamo (Leonardo Ghini) e Bastiano (Diego Sebastian Misasi). Un insieme che ha reso bello, spensierato, ricco di spunti tutto lo spettacolo.
Uno spettacolo che è stato, di fatto, un inno alla vita: un omaggio e un richiamo a quella leggerezza e a quella positività che possono superare i limiti, le diversità, le sofferenze personali. Che hanno permesso a questi due protagonisti speciali di divenire e di essere “molto più che quasi amici”.