Bisogna salire sull’Altare della Patria prima di accedere alla sala Zanardelli nel Vittoriano. E quindi da lassù, “costretti” a girare attorno alla mole, si ammirano le cupole di Roma, San Pietro, Sant’Andrea (le due più grandi della capitale), Santa Croce in Gerusalemme… Fino al Foro romano, passando per la prospettiva di Piazza Venezia e Via del Corso. Quindi il Colosseo, e continuando a camminare Teatro Marcello e la Sinagoga…
Come introdurci meglio a quello che ci aspetta? Scendendo nella sala veniamo accolti da tre foto di grande impatto: una Piazza San Pietro mai vista, deserta, coi sanpietrini lucidi che riflettono la luce del sole, il colonnato a fare da cornice, e in fondo, dietro l’obelisco, la facciata della basilica con una delle cupole più famose al mondo.
È “ROMA SILENZIOSA BELLEZZA”, la mostra fotografica promossa e organizzata dal Gruppo Webuild e dall’Istituto VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia, con il patrocinio del Comune di Roma, curata da Roberto Koch e Alessandra Mauro. Sono scatti realizzati da Moreno Maggi durante il lockdown, nella capitale deserta.
Impossibile non essere combattuti: la profonda tristezza della tragica esperienza del 2020, è così dissonante con le sensazioni di stupore e meraviglia, e con l’atmosfera di quiete e armonia, che ci viene dalle tante immagini. Sono a colori, in bianco e nero, riprese dall’alto con il drone, o dal basso, alla ricerca di prospettive spettacolari e di singolari geometrie, o di semplici scorci, con il sole o con la pioggia, di giorno e di notte…
E improvvisamente un volto che ci osserva: primi piani di alcune delle tantissime statue in marmo che arricchiscono le architetture della città, stampate su grandi pannelli, come fossero dei separé. Delle presenze costanti che con la folla e nel quotidiano, si perdono. Si perdono i loro sguardi severi, adoranti, curiosi, ammirati, crucciati… Si perdono i dettagli invisibili che l’autore ha saputo evidenziare con maestria e poesia. Come il magnifico putto riccioluto e giocoso.
Ed è così che percorrendo la mostra, ci sembra davvero di passeggiare per le vie della capitale spiati da sguardi marmorei. E improvvisamente non sembra una Roma deserta, non c’è desolazione, ma una bellezza recuperata che inevitabilmente induce a una doverosa riflessione e lancia una sfida per la gestione degli spazi urbani. “Quella che ci viene mostrata è una Roma Caput Mundi” come spiega il Prof. Claudio Strinati in sede di presentazione “calata in un’atmosfera di silenzio e quiete, ma non di abbandono; lo spazio ha preso il ruolo di protagonista.”
“Un monito a tutti i romani, per tutelare questa città, cambiando anche di poco le loro abitudini, con comportamenti che siano rispettosi di questa bellezza immanente. Una città che senza la nostra presenza è rinata. A Piazza Navona cresce l’erba tra i sanpietrini!” sottolinea l’autore degli scatti Moreno Maggi, con i suoi occhi miti e il suo sorriso gentile.
Originario di La Spezia, vive a Roma da 30 anni. E la sua storia professionale ci spiega il suo amore per l’architettura (collabora con gli studi di Renzo Piano, Paolo Portoghesi, Massimiliano e Doriana Fuksas, Zaha Hadid…), e per il marmo (ha iniziato al Laboratorio di scultura degli Studi Nicoli di Carrara dove ha acquisito “l’abilità nello scattare le statue” come lui stesso ci racconta). Esperienza quindi e grande amore per l’architettura, il marmo e questa città.
“Città che si esprime anche senza le persone…. quasi felliniana. Sospesa e baciata da questa luce che si esprime in maniera diversa, con dei riflessi dorati davvero unici.” continua Maggi.
Immagini di diverse dimensioni e in grande formato, retroilluminate ed esposte senza vetro, in un allestimento degno di nota, curato in ogni dettaglio: l’audio experience di Claudio Strinati, la musica di sottofondo di Paolo Fresu che aiuta ad immergerci in quell’atmosfera immobile e onirica.
Il progetto comprende il catalogo che sarà pubblicato da Rizzoli a marzo, e un video mapping: proiezioni che illuminano la facciata di Palazzo Venezia dalle 18.30 alle 23.30, con foto e giochi di luci. Tutto fino al 28 febbraio.
Per chiudere con le parole del fotografo: “Una Roma mai vista per 2000 anni e che speriamo di non rivedere mai più. Monito e documentazione che rimarrà per sempre.”