Dal 18 al 29 gennaio è in scena al Teatro Mercadante Cado sempre dalle nuvole – cantare Pasolini, da un progetto di Mauro Gioia per la drammaturgia di Igor Esposito per la regia e lo spazio scenico di Francesco Saponaro. In scena Claudia Gerini e Mauro Gioia.
Le canzoni del poeta di Casarsa vengono riproposte in un lavoro corale che si serve del recitato cantato per riportare in vita il lavoro di Pasolini in quello che è stato un anno, il 2022, dedicato alle opere e alla storia del poeta nato un secolo fa in Friuli.
Con questo lavoro Saponaro intende ripercorrere i temi più cari a Pasolini e quelli che tutti abbiamo potuto conoscere attraverso i suoi film e i suoi scritti. Idealmente si ripercorre la vita del poeta e regista friulano e si va a chiudere poi con Una storia sbagliata, capolavoro di Fabrizio De André dedicata proprio a Pasolini.
In scena accanto ai protagonisti troviamo dei musicisti che accompagnano le canzoni e svolgono il ruolo di personaggi muti. Attraverso i testi scelti per Cado sempre dalle nuvole possiamo capire quanto Pasolini avesse compreso del mondo che lo circondava. Già in quel periodo, tra gli anni Sessanta e i Settanta dopo il boom economico, il consumismo ma soprattutto la presenza costante della televisione avevano dato al poeta di Casarsa un chiaro segnale del futuro della nostra società: automi senza giudizio né capacità di scelta, guidati solo dal consumismo e lobotomizzati davanti alla televisione.
Questo saremmo diventati per Pasolini e lui non ha fatto in tempo, purtroppo, a vedere le ulteriori evoluzioni dei meccanismi di dipendenza che allora iniziavano. Basti pensare alla forte dipendenza che abbiamo dai device elettronici, computer e cellulari, ma soprattutto a quanto siamo diventati dipendenti dallo shopping on line e dunque il discorso del consumismo e dell’automatismo di cui parlava il poeta con oltre quarant’anni di anticipo è diventato realtà.
La scenografia e l’ambiente
La scena di Cado sempre dalle nuvole è forse l’elemento fondamentale dello spettacolo, si tratta di una scena fruibile, attiva e non passiva, dinamica che vive insieme alle canzoni. Una pedana inclinata punta in prospettiva verso il centro del palco dove troviamo una pedana con un riquadro sul quale sono disposti dei fogli di carta che rappresentano diverse immagini le quali vengono strappate nel corso della messa in scena, accompagnando così la narrazione dei temi cari a Pasolini.
Di certo è originale sentire Pasolini in musica e anche se lo spettacolo dura solo un’ora, cantare testi così complessi non è semplice. Claudia Gerini oltre ad essere attrice è anche un’ottima cantante ed è riuscita a eseguire le canzoni molto bene e accordare la propria voce a quella di Mauro Gioia, meno melodico ma più settato sul recitato cantato. Lei è mamma Roma, la poesia, l’amore strappato, la madre che soffre per il figlio, la musa e lui è Pasolini con il tipico orrore nel suo sguardo, l’orrore di chi ha visto la realtà in faccia, la conosce bene e ha capito prima degli altri qualcosa che non si può raccontare. Mentre gli altri nel mondo, ignari di tutto continuano a guardare la televisione e comprare.
Tra scena, interpretazione e musica lo spettacolo è un momento gradevole che riesce anche a commuovere, soprattutto con le canzoni finali e in particolare con quella di De André che sempre aveva le parole giuste per dire le cose che contano.