Dal 17 al 24 gennaio al Teatro Massimo di Palermo è andata in scena La Traviata di Giuseppe Verdi
Il Dramma Lirico di Violetta Valery (Nino Machaidze, Jessica Nuccio) e Alfredo (Saimir Pirgu, Giulio Pelligra, Alessandro Scotto Di Luzio) rivive al Teatro Massimo, in quella che sembra sembra la perfetta commistione tra Verdi e lo Stile Liberty, dove il colore bianco prende ampio spazio soprattutto nel Primo Atto. La messa in scena è già stata proposta nel 2017 e 2019, ottiene il tutto esaurito in un allestimento che accontenta tutti. La Traviata è un opera da repertorio per il Teatro Lirico, la scelta dell’allestimento quindi non è così dissonante dal suo contesto. Di grande impatto sulla scena è il coro, sia nel Primo che nel Secondo Atto, dove si legge un certo riferimento con il cinema di Kubrick, soprattutto nella casa parigina di Flora. Forse, come ci si aspetterebbe, è meno emozionante la relazione tra Violetta e Alfredo, che resta tiepida. Nonostante questo la personalità della protagonista dell’opera, Violetta, dipinta come una donna forte che cerca di opporsi al suo fatal destino, donna di “testa e di cuore”, arriva al pubblico. Verdi aveva una spiccata sensibilità per l’animo femminile, le donne delle opere verdiane acquistano spessore, e come Violetta, non sono figure caste dagli stereotipi romantici, ma sono donne di azione, di carne e ossa, inconsolabili sognatrici e resilienti.
L’opera “La Traviata” fa parte della ‘trilogia popolare‘ delle opere verdiane, (assieme a Rigoletto e Il Trovatore), è di per sé un opera innovativa che suggeriva qualcosa di immorale. Un dramma borghese tratto da La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, di una vicenda contemporanea, dove la borghesia ha un ruolo giudicante. Violetta che cerca di tirarsi fuori dal ruolo che il contesto storico e sociale le ha dato, spera con l’amore, di uscire dal ruolo di cortigiana in cui l’ha confinata la società, e diventare donna libera.
Nella scrittura della Traviata probabilmente si ritrova anche il vissuto di Giuseppe Verdi. In particolare la sua relazione con Giuseppina Strepponi, una ex cantante lirica, che Verdi incontrò a Parigi e collaborò con lui per alcune rappresentazioni. Una relazione considerata immorale da parte della opinione pubblica dell’epoca, proprio il fatto che convivessero senza essere sposati.
“A Venezia faccio la Dame aux camélias, che avrà per titolo, forse, Traviata. Un soggetto dell’epoca. Un altro forse non l’avrebbe fatto. Pei costumi, pei tempi e per altri mille altri goffi scrupoli, io lo faccio con tutto il piacere”. (Lettera di G. Verdi all’amico Cesare De Sanctis, 1 gennaio 1853).
A causa del peso che la censura aveva per l’epoca, anche l’ambientazione di Traviata fu spostata di 150 anni, Verdi dovette collocarla nel Settecento. L’allestimento in chiave Liberty, sul palco del Teatro Massimo, in effetti restituisce luogo e tempo al sogno che Verdi aveva di ambientarla nella propria epoca. Resta un momento magico per il pubblico l’incontro con quest’ opera, allestimento nato appositamente con Francesco Zito e Antonella Conte come omaggio a Palermo Liberty, dei Florio e dell’ architetto Ernesto Basile, racconta Mario Pontiggia, “una città che ti prende al cuore”.
Dal Dramma Lirico di Traviata e dai suoi personaggi possiamo trarne molti spunti e insegnamenti, credo che questo dramma sia molto attuale come pochi altri, proprio perchè è ancora più che mai attuale lo scontro tra la società e la donna. Ancora oggi le donne devono combattere per farsi valere ed conquistare un posto nella società contemporanea, che tende a ghettizzarle, a schematizzarle in ruoli definiti e stantii. Possiamo inoltre imparare, da questo dramma, come l’amore muove verso nuove consapevolezze e ci da forza. Ma l’amore non basta, perché è un sogno che a volte può infrangersi sullo scoglio del reale. Resta comunque la forza dell’essere umano, che è pronto a riscattarsi, quella forza è dentro di noi, è custodita nel nostro cuore, nel nostro spirito e dobbiamo solo avere il coraggio di portarla al di fuori di noi… qualsiasi cosa accada.
La Traviata “di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave. Direttore Carlo Goldstein, Regia Mario Pontiggia, Scene Francesco Zito e Antonella Conte, Costumi Francesco Zito, Luci Bruno Ciulli, Coreografia Gaetano La Mantia, Assistente alla regia Angelica Dettori, realizzazioni sceniche del Laboratorio di Scenografie del Teatro Massimo, sito nel quartiere Brancaccio di Palermo. Violetta Nino Machaidze e Jessica Nuccio, Giorgio Germont Roberto Frontali e Francesco Vultaggio, Alfredo Saimir Pirgu – Giulio Pelligra e Alessandro Scotto Di Luzio, Flora Tonia Langella, Gastone Blagoj Nacoski,
Il Barone Douphol Italo Proferisce, Il marchese d’Obigny Luciano Roberti, Il dottor Grenvil Andrea Comelli, Annina Francesca Manzo, Giuseppe Alfio Vacanti e Carlo Morgante, Un domestico di Flora / Un commissionario Antonio Barbagallo e Enrico Cossutta, Zingarella Francesca Davoli e Lucia Ermetto, Matador Michele Morelli e Diego Millesimo, Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro Massimo, Maestro del Coro Salvatore Punturo, Direttore del Corpo di ballo Jean-Sébastien Colau.