L’Uomo Calamita incanta l’Auditorium

Nel cuor delle foreste casentinesi, a Corniolo, nel settembre 1940 accade un episodio. Il capo della polizia fascista ordina, via telegrafo, il controllo di carrozzoni, circhi e carovane, affinché “vengano rastrellati e concentrati sotto rigorosa vigilanza”. Pluf! Viene così sgonfiato il colorato tendone che ospitava funamboli e allegri circensi, privati improvvisamente della loro arte, del loro lavoro, e costretti a fuggire nelle campagne circostanti per evitare arresti e torture. Fenomeni da baraccone improvvisamente disorientati. Tra loro vi è anche l’Uomo Calamita, riapparso sotto mentite spoglie a Roma, sul palco dell’Auditorium Parco della Musica, il 7 e 8 gennaio. Un fenomeno dalle capacità magnetiche, fulcro di uno spettacolo sublime, onirico, un inno alla libertà e alle potenzialità eroiche dell’arte. Circo El Grito e Wu Ming Foundation, insieme a Fondazione Pergolesi Spontini e Sosta Palmizi, hanno confezionato un ibrido tra letteratura, circo contemporaneo, musica e teatro. Che funziona alla grande, pare proprio di trovarsi lì dentro, sotto quel tendone chiuso dalla censura di regime. Repressione che però non scalfisce l’Uomo Calamita. Lui lotta e lascia a bocca aperta gli spettatori con i suoi numeri ad alto coefficiente di suspence. Regala magia, si muove con eleganza e sicurezza, ha un fisico scultoreo. Imbreccia le armi delle sue abilità e si salva, reagisce, diventa persino un personaggio leggendario nel forlivese. Un super-uomo-eroe, battitore libero ma incontrovertibilmente partigiano.

A interpretarlo, magistralmente e con suprema espressività, è Giacomo Costantini. Che ha ideato, scritto e diretto la messa in scena insieme a Giovanni Cattabriga, in arte Wu Ming 2, voce chiara e abile a disegnare un ambiente narrativo pieno di immagini e suggestioni. Sullo sfondo i sogni dei giovani, l’assurdità di una guerra calata dall’alto, la voglia di riprendere a vivere, a correre, a sorridere. Nel mezzo ci sono i nascondigli improvvisati nelle grotte, le imboscate dalle camionette, le note suonate al clarinetto da Cattabriga e i colpi decisi di Fabrizio “Cirro” Baioni, percussionista che dal vivo scarica su cassa e rullante quintali di energia che enfatizzano il climax di emozioni della drammaturgia. Ed accompagnano i presenti – tra loro, notiamo con piacere, tanti giovanissimi – verso le evoluzioni dell’Uomo Calamita, che non sbaglia un colpo. In equilibrio sul piede di una sedia, oppure bendato, o ancora immerso e incatenato in una vasca chiusa. Sì, perché la guerra si combatte anche sulle orme del Mago Houdini. Sfidare la morte ma sul serio, in clandestinità, ma con leggerezza e con la consapevolezza di essere dalla parte giusta della barricata.

Piccolo appunto: forse si poteva rendere più fluido lo scorrere tra la narrazione al leggio e i numeri circensi. Emerge una distinzione troppo netta tra un numero di Costantini e quello successivo. Ma sono dettagli. Di rilievo invece l’impianto scenografico e la costruzione dei macchinari, curati da Simone Alessandrini.

Terminata la tappa romana, Circo El Grito e l’Uomo Calamita proseguiranno la loro tournèè in giro per l’Italia, a cominciare da Torino.