40 anni fa nell’Italia del 1982, quella dell’omicidio a Palermo da parte della mafia del Generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, quella dei campionati mondiali di calcio in Spagna, quell’Italia dell’edonismo reganiano, La voce del padrone un album con le canzoni più belle di Franco Battiato, batteva tutti i record vendendo un milione di copie. Oggi, La voce del padrone ripercorrendo quella storia, è diventato il titolo di un bel docufilm diretto dal giornalista e regista Marco Spagnoli e prodotto dalla RS Productions e ITsART, nei cinema di tutta Italia dal 28 novembre al 4 dicembre.
Quell’album considerato dai critici una pietra miliare della musica italiana, rese Franco Battiato un fenomeno pop e fu anche il primo LP a superare il traguardo del milione di copie vendute. Il docufilm di Spagnoli con il contributo di tanti artisti e personaggi dell’informazione da Alice a Morgan, da Vincenzo Mollica ad Andrea Scanzi, da Caterina Caselli fino a Carmen Consoli, ripercorre un emozionante percorso artistico e umano di uno dei più grandi musicisti Italiani di sempre. «Nei miei film ci sono sempre le canzoni di Franco Battiato perché sono colte e ironiche, un’estensione di grande e raffinata cultura musicale», ha detto Nanni Moretti.
La voce del padrone ha detto lo storico discografico Stefano Senardi, rappresenta uno spartiacque della musica pop italiana. Al nostro microfono per Quarta Parete, Morgan ha ribadito come Battiato sia stato il più grande musicista italiano del novecento.
La cura, Centro di gravità permanente, La stagione dell’amore, Bandiera bianca, Insieme a te non ci sto più, canzoni e testi immortali. Pochi cantanti oltre a Battiato le hanno interpretate: da Alice a Giuni Russo, da Fabrizio De Andre’ a Pino Daniele, da Angelo Branduardi a Carmen Consoli da Luca Madonia allo stesso Morgan, che ha ricordato come la musica di Battiato e i testi, siano pieni di contenuti senza mai tradire la ricerca e senza mai piegarsi alle regole di mercato. «Realizzare questo film», ha sottolineato il regista Spagnoli, «è stato come vivere un percorso emozionale da Milano a Milo in Sicilia, dove viveva Battiato, cercando di ricostruire un racconto articolato e moderno». Tante le sorprese divertenti come l’esperienza di una famosa madrigalista, che un giorno ricevette una telefonata di un certo Franco che voleva fissare un turno di lezione di madrigali, specificando che non era solo ma sarebbe venuto con un amico che si chiamava Giorgio e scoprire poi aprendo la porta del suo studio che quei due erano Franco Battiato e Giorgio Gaber.