“Clitemnestra”, la rivisitazione contemporanea del mito greco

Nella cornice della XVII edizione del Festival dell’Eccellenza al Femminile, il teatro Duse ha ospitato venerdì 18 novembre una doppia serata culturale. Prima è andato in scena lo spettacolo “Clitemnestra” prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo e scritto da Luciano Violante, ex presidente della Camera, poi è seguito il dibattito con lo stesso autore e altre autorità intervenute. Ma si guardi al palcoscenico.

Viola Graziosi è l’unica attrice presente in questo intimo monologo, diretto da Giuseppe Dipasquale, in cui viene data voce a una delle figure di donna più famose del mito. La rilettura di Violante tratteggia una regina di Micene descritta da una prospettiva alternativa: una madre distrutta e afflitta dal dolore che cerca giustizia per l’omicidio della figlia Ifigenia, sacrificata con l’inganno dall’esercito greco e dal padre Agamennone, vero e unico colpevole. Al mondo patriarcale fatto di violenza, piaceri infimi e prevaricazione subdola, Clitemnestra contrappone un universo femminile fatto di dolcezza, compassione ed attesa che rivela anche un lato forte, autoritario e a tratti feroce.

La donna rimane comunque subordinata agli uomini e, soprattutto, agli dei nella giustizia e nella morte; una volta uccisa da Oreste, Clitemnestra è condannata a vagare tra i vivi e a “vivere ciò che ha già vissuto” per espiare le sue colpe, tessute esse stesse da un fato di cui non è padrona come credeva. In questo peregrinare nel tempo e nello spazio, avviene l’incontro con un personaggio tragico moderno, il Capitano Achab. Questi è il deus ex machina della rappresentazione perché, con la sua continua e febbrile lotta contro la sorte impostagli dal cielo, ravviva lo spirito della regina a crearsi liberamente lei stessa un nuovo destino, andando contro le macchinazioni delle divinità.

La recitazione intensa proposta dalla Graziosi proietta in un turbine di emozioni contrastanti, illuminando la fragilità, la determinazione e la furia di Clitemnestra ferita nell’animo da un trauma profondamente sconvolgente. I suoi movimenti sinuosi sottolineano sensualità predatrice e i gesti netti descrivono molto intensamente la tragedia, superando in forza emotiva le proiezioni video e l’audio di accompagnamento. Lo spazio di recitazione si dilata alla platea in più occasioni, riutilizzando un po’ spesso una trovata vincente ma avvicinando il pubblico alle vicende, che possono essere sfiorate fisicamente. L’energia infusa nel Capitano Achab resta in parte smorzata rispetto a quella della protagonista, per quanto il personaggio e le parole siano altrettanto forti per il ruolo che ricoprono.

La riflessione a cui Violante vuole spingere è se Clitemnestra sia un’assassina per vendetta o per giustizia, ma il testo porta a soffermarsi a pensare anche ad altro. Ci si può domandare se non ci fossero stati altri personaggi femminili che avrebbero potuto essere utilizzati al posto del Capitano o, se proprio con questa scelta, non si dimostri che, in fondo, uomini e donne si equivalgono anche nella tragedia e nella sofferenza. Uno spettacolo che colpisce a fondo quando tutto, sul palco, si è improvvisamente fermato.