“The Bear”: i retroscena di una cucina da incubo

Già considerata una delle serie migliori dell’anno The Bear è una produzione di FX Productions resa disponibile in America su Hulu e a livello internazionale su Disney Plus.

La serie ruota intorno a Carmen “Carmy” Berzatto (Jeremy Allen-White) e al suo “The Original Beef of Chicagoland”, il ristorante che eredita alla morte del fratello Michael. Insieme al ristorante eredita però anche i debiti e il peso di dover gestire una cucina fatiscente, sporca, disorganizzata con uno staff tanto ambizioso quanto impreparato. Ad aiutarlo nella sua missione di riabilitazione del locale ci sono Richie (Ebon Moss-Bachrach), vecchio amico di famiglia rissoso e incontenibile e Sydney (Ayo Edebiri), una giovane sous chef di talento e con la sua stessa voglia di riscatto.

Il tutto sotto l’occhio vigile di una Chicago povera e violenta che sembra rifiutare qualsiasi cosa richiami un senso di vita e di speranza: Richie è un uomo turbolento che vende droga per mantenere in piedi il locale e sostentare la sua famiglia; Sydney una ragazza ambiziosa ma senza possibilità di presentarsi a “chi conta”, restando intrappolata in un ristorante di infima qualità in cui è costretta costantemente a ricordare le sue capacità per ottenere il dovuto rispetto. E questo vale anche per il resto della “brigata”, come viene definita da Carmy. In cucina ci sono Tina, un’orgogliosa donna ispanica che ha difficoltà a dare spazio ai giovani e che deve dividersi nel suo ruolo di madre e lavoratrice; e poi Gary, Ebraheim e Marcus, uomini neri che con caparbietà e tenacia si legano al loro lavoro per sopravvivere in una città grigia e ostile, che non offre riparo e sicurezza.

Ma al centro della scena c’è sempre Carmy, chef di alta cucina che non riesce ad abbandonare l’infimo locale del fratello, nemmeno quando ha la possibilità di venderlo e dimenticare tutto il male che esso rappresenta. “The Original Beef of Chicagoland” è il luogo in cui suo fratello non l’ha mai voluto, in cui il suo talento è stato rifiutato e forse la ragione per cui Michael ha deciso di togliersi la vita. Ma quando scopre che ad affligere Michael, oltre i debiti, c’era anche la sua dipendenza da alcool e droghe, le sicurezze di Carmy cadono una ad una e il locale diventa l’unica cosa che gli resta di suo fratello.

“The Bear” non racconta solo una bella (e triste) storia di dissidi familiari ambientata in cucina. “The Bear” è la cucina. Risotti, verdure, brodo e carne (tanta carne) sono protagonisti indiscussi al pari degli attori che li preparano. I colori degli alimenti, il rumore mentre sfrigolano in padella, il movimento rapido e scattante delle mani che puliscono, tagliano e servono il cibo diventano elementi della messa in scena che non arricchiscono la narrazione ma ne sono parte integrante. La fotografia è sublime e la colonna sonora guida con coerenza ed efficacia i movimenti della macchina da presa come in una delle migliori esibizioni d’orchestra. L’unione di elementi narrativi così eterogenei è comunque equilibrata e, nonostante lo spettatore sia investito da una valanga di imput multisensoriali, la macchina da presa sembra progressivamente sparire lasciando cadere il velo della finzione sulla realtà.

La serie indaga il mondo della cucina aldilà di ciò che show e programmi televisivi, oramai pervasivi sui nostri schermi, vogliono mostrarci. Le ansie e le paranoie di Carmy sono le stesse di Sydney: entrambi si sono addentrati nel mondo dell’alta cucina uscendone cambiati, migliori ma anche più fragili e tormentati. Nessuno dei due riesce a dormire o a gestire le proprie emozioni ed infatti solo nel riconoscimento delle loro fragilità impareranno a coesistere il quel microcosmo che è la loro cucina. Il finale, un happy ending blasonato e dal tono favolistico è la migliore risoluzione per una serie che colpisce ripetutamente lo spettatore con verità crude, poco abbellite a differenza dei decorati piatti di Carmy, ma che nascondono sempre un accenno di speranza. Come dice in una delle scene più belle della serie:

Succede questa cosa strana in cui tu per un minuto guardi le fiamme e pensi “se non faccio niente questo posto andrà a fuoco e tutte le mie ansie bruceranno con lui”… e poi spegni il fuoco.