Al Brancaccio di Roma, Diana Del Bufalo e Baz sono in scena con un classico del musical internazionale: “Sette spose per sette fratelli”. Numerosi sono gli spettatori che prendono posto per questo spettacolo per la regia di Luciano Cannito con le musiche di Beppe Vessicchio.
Mercoledì 12 ottobre il Teatro Brancaccio di Roma si trasforma in un “O.K. Corral” degno delle scenografie di Sergio Leone e sarà cosi fino al 6 Febbraio perché il regista Luciano Cannito porta in scena un classico della commedia musicale del cinema: “Sette spose per sette fratelli”.
I due protagonisti, Milly e Adamo Pontipee sono interpretati dalla talentuosa Diana Del Bufalo e, spogliatosi, finalmente, dai panni del robot 2.0, Marco Bazzoni, in arte Baz. Con le insostituibili musiche del maestro Beppe Vessicchio, che regalano un’atmosfera da saloon legnosi quasi a sentire odore di whisky ovunque, lo spettacolo ha un forte impatto visivo anche all’interno del teatro, grazie a scenografie e a costumi accurati che prendono ancora più importanza grazie alle meravigliose coreografie di Luciano Mattia Cannito, che diventa il punto di forza di questo spettacolo, momento in cui la platea non lesina applausi ed ovazioni.
La trama dell’omonimo lavoro di Stanley Donen del 1954 è fedele a quella del 2022, in cui i sei zotici e selvaggi fratelli di Adamo vengono trasformati da Milly in affascinanti gentiluomini, pronti e adatti a sei bellissime ragazze del paese. Inizia quidni una vera e propria lotta al corteggiamento tra i fratelli Pontipee e i giovani autoctoni, per poter conquistare le sei donzelle, a suon di… caotiche e atletiche danze sulle riconoscibilissime musiche dell’opera, tra cui “Bless Your Beautiful Hide” del primo Adamo, Howard Keel.
Sotto l’aspetto registico, lo spettatore nota la scelta di accompagnare i lunghissimi cambi di scena con le protezioni di titoli, nel classico font “wanted”, che introducono la scena successiva. Uno stratagemma che richiama il cinema degli spaghetti western, forse, ma probabilmente se fosse stato tutto visibile, quel danzare di pannelli, sarebbe stato più inerente al contesto “musical”. Tuttavia la bellezza e la prorompenza delle coreografie sovrastano la componente della recitazione, che appare dunque meno curata ad accezione della protagonista Diana De Bufalo, che dimostra essere padrona assoluta della scena; Baz invece appare meno a suo agio nel ruolo. In confronto alla prima, la seconda parte dello spettacolo risulta essere per lo spettatore molto più lenta e meno coinvolgente, a tratti anche noiosa.
Nonostante questo lo spettacolo in toto regala una serata di ricordi a quei nostalgici dei musical di altri tempi.