Se la corsa del surriscaldamento globale rallentasse, si farebbe fatica ad ambientarsi con gli effetti ambivalenti che provoca la siccità, quelli cui stiamo andando in contro e quelli che si assorbono da spettatori di tale fenomeno raccontato dal grande schermo, invece c’è da preoccuparsi. “Siccità” è il titolo dell’ultimo lavoro di Paolo Virzì, nelle sale italiane dal 29 settembre 2022 dopo la presentazione fuori concorso alla 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. La produzione è di Wildside e Vision Distribution.
Il regista propone una trama inequivocabile: una crisi idrica si abbatte sovrana su Roma, che, scelta ad hoc per la sciagura, si svuota nel suo fiume e nelle sue fontane. Vederla così fa male, sapendola contenere solitamente nell’ecosistema urbano, infinite presenze, sociali e culturali. Cade il mito della maestosità, la capitale perde il fascino eterno e si fa serrata, assolata e assuefatta. I milioni di abitanti che vivono nel caos dovevano per forza essere promotori di tante storie, che, scorrono agli argini delle case, lì dove l’acqua non arriva.
La sete di uomini, donne e più giovani e più anziani è insaziabile, non c’è distinzione tra ricchi e poveri, il bisogno fisiologico non soddisfatto rende tutti vittime e leggermente colpevoli di quanto accade. In mancanza di vie d’uscita, aride si fanno anche le coscienze dei personaggi. C’è chi non trova le parole per comunicare con gli altri, chi teme di dichiararsi in amore, chi si riempie la bocca di fandonie, chi ruba, chi tradisce in nome di un puro egoismo e addirittura chi uccide quasi per sbaglio.
Nelle televisioni della gente, in onda all’ordine del giorno, c’è il resoconto delle notizie salienti, che salta all’occhio. Il giornalismo riassume in modo divertente ma un po’ infelice la situazione. Gli stacchi delle camere sono stringati, similmente all’attenzione laconica che da un po’ di tempo, diamo alle politiche riparatorie e sostenibili in circolazione.
Si è parlato di un film apocalittico e dal clima imminente; infatti, per i chiari riferimenti all’attualità è sur-reale, drammatico al punto giusto, senza malizia. Nell’assistere a cosa potrebbe succedere se si toccasse il fondo, ormai prosciugato, ci si scosta dalla realtà mentre la si rivive sotto una pressione aumentata.
Nelle due ore ci si vuole assicurare che al peggio ci sia rimedio. L’abbraccio consolatorio sopraggiunge cauto. La natura fa il suo corso e i protagonisti piangono a causa dell’irreparabilità dei danni commessi. Davanti a loro non si versa una lacrima, come se questi ci avessero sottratto le nostre di lacrime per bagnarcisi i volti. La secchezza perdurata fino ad allora subisce un capovolgimento che scuote la sensibilità, il messaggio è stato ricevuto.
Con la serietà della sceneggiatura di Siccità scritta da Francesca Archibugi, Paolo Giordano, Francesco Piccolo e lo stesso Virzì, va di pari passo la professionalità del cast, che si fonde con la sottigliezza spregiudicata delle parti. Silvio Orlando, Valerio Mastandrea, Elena Lietti, Tommaso Ragno, Claudia Pandolfi, Vinicio Marchioni, Monica Bellucci, Diego Ribon, Max Tortora, Emanuela Fanelli, Gabriel Montesi, Sara Serraiocco.