Un battello che risale la corrente, sul Tevere. Intorno, l’immensità della Capitale. A prua, un uomo elegante vestito di bianco indica un possibile orizzonte di salvezza dopo l’apocalisse. Visionario e ostinato, ha il desiderio di forgiare a propria immagine la realtà e di dare forma ad un luogo di rinascita.
Fitzcarraldo, la prima opera lirica pensata a Roma per un’imbarcazione in movimento sul Biondo, ha superato ogni più rosea aspettativa. E’ stata proposta nelle giornate del 16 e 17 settembre, con un’ultima suggestiva replica all’alba di domenica 18. Un’opera performance impeccabile nell’esecuzione e contornata da uno scenario tanto ricco di emozioni da rendere riduttiva una descrizione a parole.
A ideare il progetto di questo viaggio onirico, omaggio inedito al capolavoro di Werner Herzog del 1982, è stato Fabio Morgan insieme all’agenzia E45, per musiche composte da Francesco Leineri su libretto di Andrea Carvelli e in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma.
Sostegno di Roma Capitale, Zètema Progetto Cultura e supporto del Ministero della Cultura
Il palcoscenico in movimento mischia attori e pubblico. Fitzcarraldo – interpretato dal baritono Giorgio Celenza – attraversa il fiume insieme alla sua compagnia d’arte composta dalla prima attrice – la soprano Clara La Licata – dall’attore – il tenore Antonio Sapio – e dall’aiuto regista, interpretato dal basso Yuri Guerra. A poppa del battello le musiche dell’ensemble Musica Necessaria: di nuovo Francesco Leineri insieme a Fabio Cuozzo alle percussioni e Luigi Ginesti al corno francese. Con loro il coro La Cantoria del Teatro dell’Opera di Roma. Voce fuori campo, infine, il controtenore Antonello Dorico nel ruolo dell’Oracolo.
“Chi sogna può muovere le montagne”. Mentre si sviluppa la vicenda di questo sognatore che vuol riscrivere il rapporto tra Uomo e Natura, nel suo lento e silenzioso incedere il battello attraversa ponti e ponti, dall’Isola Tiberina fino al Palazzaccio. La Città Eterna è 20 metri sopra, ogni tipo di suono è improvvisamente anestetizzato, sì è come in una dimensione sospesa, dominata dai fruscii del vento e dalla prova canora generale. L’ adattamento di Carvelli trasforma l’Amazzonia di Herzog in un luogo puro e immaginifico, con riferimenti concreti anche alla geografia urbanistica dell’Urbe. I costumi ottocenteschi le eleganti maniere degli interpreti aggiungono una nota romantica ad un’atmosfera che ammalia i presenti.
Al termine del giro è un trionfo di applausi, pubblico in visibilio e la speranza che l’iniziativa possa venir ripetuta in futuro.