Ha registrato il tutto esaurito, al Mattatoio di Roma, l’atteso “OtellO” messo in scena dalla Compagnia Kinkaleri per la rassegna Short Theatre. Uno spettacolo di danza e di corpi in costante movimento acrobatico, che per 65 minuti ha incollato gli sguardi dei presenti a Testaccio.
Quattro eccezionali performer – Michael Incarbone, Chiara Lucisano, Caterina Montanari, Michele Scappa – abili a rendere naturali e semplici architetture e sinusoidi realizzate incrociando e incastrando arti, tronchi, volti. Figure complesse, di potente tensione muscolare e profondo significato poetico, ad allargare le forti emozioni che trasudano dalle pagine dell’Otello di William Shakesperare.
Va detto che di battute e dialoghi, in questa riscrittura coreografica, non rimangono che frammenti. Non v’è un canovaccio, non vi sono personaggi definiti. La scena è vuota, tutto intorno domina il colore nero. L’interpretazione, o meglio la libertà di non interpretare, è assegnata in toto alle figure descritte dai protagonisti. Che, come tessere intercambiabili di un mosaico, descrivono gli stati d’animo che trasudano dal capolavoro shakespeariano. Un dinamismo senza pause che descrive il messaggio drammaturgico dell’adattamento, del tutto antagonista rispetto alla menzogna prodotta dalle parole. Ma che al contempo, alle parole, assegna un ruolo imprescindibile per dare forma al senso della vita.
Nel trasmettere il dolore per il tradimento, il fuoco della rabbia, la brutalità della furia omicida e il dolore della morte, questo OtellO assume di sé anche le tensioni della contingenza storica che stiamo attraversando. Ambigua, fallace, precaria, transitoria. Alla ricerca di nuove certezze e, follemente, di amore.
I cerchi descritti di corsa dai performer si trasformano in composizioni reticolari, per poi tramutarsi in figurazioni compiute e chiuse: lettere dell’alfabeto, che dunque suggeriscono parole.
Poi ci pensa un telo nero, prima a mò di mare in burrasca e poi di piramide, a travolgere e coprire tutto: la falsità e le brutture dell’uomo, e anche gli accenni di voce che arrivano dagli attori.
L’ esplorazione di Kinkaleri convince ed aggiunge una lettura differente, laterale e attualissima, rispetto ad un masterpiece che si dimostra fonte inesauribile di ispirazione.