Il Macbeth in scena fino al 25 settembre al Gigi Proietti Globe Theatre di Roma è un adattamento che esalta le tonalità macabre e gli slanci onirici del capolavoro di William Shakespeare.
Daniele Salvo, che ha tradotto e diretto lo spettacolo, riesce a trasmettere appieno il vizio dell’ascesa con inganno di un Macbeth che nè è bello agli occhi della sua bella Lady (Melania Giglio), né tantomeno balla. Graziano Piazza interpreta un aspirante sovrano privo di carattere, presenza e qualità, un omuncolo che plagiato dalla diabolica dama bionda uccide Re Duncan (Carlo Valli) e ne diventa successore. Ma dura poco tempo, insonne per il rimorso e offuscato dalle ripetute visioni di tre sorelle in nero lattex e con corna di cervo, oracoli delle tenebre che predicono le sorti della corte di Scozia.
La vendetta soffia sulle Highlands e tra un banchetto e l’altro – intramezzi sospesi che ricordano, velatamente e volutamente, l’Ultima cena – il risentimento si fa azione e si traduce in un fendente secco che trapassa l’addome del nuovo Re sempre più debilitato nel fisico e nel morale.
La messa in scena, articolata in due tempi, per una durata totale di oltre 3 ore, si fa apprezzare per l’estrema cura nella profilazione dei personaggi. Melania Giglio è superlativa nell’interpretare la meschina Lady Macbeth: donna nevrotica e scaltra, assetata di potere e a tratti posseduta dal demonio, lucida stratega nell’usare l’arma del sesso e del sonnambulismo per dirigere le mosse del debole Macbeth. Leader inetto quanto ingenuo, piccolo e infantile al cospetto della morbida carne.
L’erede naturale del compianto Duncan, l’acerbo figlio Malcolm (Alberto Mariotti) e con lui i fidati collaboratori sono invece Uomini integri, portatori di valori leali e cavallereschi. Gli incredibili costumi, firmati Daniele Gelsi, descrivono nel perimetro disegnato da Fabiana Di Marco una notte oscura e interminabile, dove sogno, magia e realtà si alternano, si affiancano, si mischiano. Natività e sacrificio umano, fornicazione e ubriachezza molesta. Il personaggio di Banquo (Alessandro Marmorini) che defunto ricompare in piedi sul tavolo. In un nonnulla le spade si sollevano, sangue e morte, onore e orgoglio, l’isola di Albione di inizio Seicento, atmosfere esoteriche.
Le musiche donano profondità, aiutate dallo scenario a cielo aperto di un Globe che ha risposto sin dal debutto con parterre e platea gremiti. Degna di nota tra il pubblico la presenza di tanti e tanti giovani, encomiabili nell’affrontare un’esperienza di fruizione impegnativa. Per la durata e l’emotività intrisa nello spettacolo, per i temi espressi e per le sopraffine trovate registiche di Salvo. La sua “orchestra” riesce nell’intento di enfatizzare il fascino e la dannazione impresse dalla penna di Shakespeare. Un Macbeth che peraltro suggerisce un messaggio politico alla politica traballante dei nostri giorni. Vizi e virtù, ideali e opportunismo. Responsabilità civile e bassezze umane. La tragedia dell’ambizione.
Citazione d’obbligo per l’intero cast dell’opera, attori cui va il plauso di una performance interpretativa encomiabile:
Alessandro Albertin (Macduff), Antonio Bertusi (Terzo sicario/Giovane Seyward), Simone Ciampi (Ross), Martino Duane (Primo sicario/Vecchio Seyward), Caterina Fontana (Fleance / Figlio di Macduff / Secondo messo /servo), Giulia Galiani (Seconda Strega), Gabrio Gentilini (Donalbain/Menteith), Massimiliano Giovanetti (Portinaio/Medico/Soldato), Francesco Iaia (Capitano/Caithness/Sicario), Mària Francesca (Terza strega), Matteo Milani (Angus/Primo Messo), Marta Nuti (Lady Macduff/Dama/Spettro), Riccardo Parravicini (Lennox), Silvia Pietta (Prima Strega), Gabriele Crisafulli (MacDonwald/Giovane Seyward/Soldati), Lorenzo Iacuzio (Ufficiali/Seguito di Duncan / Seguito di Macbeth), Roberto Marra (Servi/Spettri/Apparizioni) e Antonio Bertusi (Maestro D’Armi).