«Si girano sempre più film ma se ne vedono sempre meno». Lo ha detto alla Mostra del Cinema di Venezia che ha aperto il sipario sulla 79a edizione, il Direttore Alberto Barbera e a giudicare i film in concorso non sarà una Venezia facile. Come White Noise di Noah Baumbach, un mix confuso fra satira e catastrofismo nell’America reganiana che ha aperto la rassegna veneziana, oppure Bardo, l’ultimo film dell’oscurità di Alejandro Iñàrritu che con amara ironia ricostruisce le politiche dittatoriali in America Latina.
Intanto anche alla Mostra molta emozione per la scomparsa del Premio Nobel per la pace Michail Gorbačëv ultimo Presidente dell’Urss. Il grande Sandro Curzi, storico direttore del Tg3 mi aveva spedito a Mosca, per seguire il Festival Internazionale del Cinema. Tra gli invitati Nikita Michalkov il Nobel Garcia Marquez e Marcello Mastroianni. Con me come inviato anche un giovane Michele Santoro (Samarcanda ancora non c’era) che mi parlava di Lui, l’uomo che avrebbe cambiato la storia dell’ Unione Sovietica. Lo chiamava affettuosamente “Michelino”, quell’uomo straordinario che avviò delle riforme che nel periodo della cortina di ferro rimasero epocali. Fu l’anno della Perestrojka e della Glasnost‘, termini che rimasti scolpiti nell’immaginario collettivo di chi per decenni aveva visto l’Urss come un monolite legato alla dottrina comunista. In quella fortunata occasione, tra l’altro, fui al contempo testimone e ospite con Mastroianni e Michalkov, dell’inaugurazione del primo club per liberi professionisti di cui conservo gelosamente il distintivo.
Nato nel Caucaso, in un villaggio del nord dell’allora “Impero sovietico”, a 54 anni fu eletto come il più giovane segretario generale del PCUS, dotato di una straordinaria personalità, diversa da tutti coloro che lo avevano preceduto al Cremlino. Ebbi la fortuna di conoscerlo da vicino quando con la moglie Raissa, fu invitato da Claudio Gubitosi, direttore ed inventore del Festival del Cinema dei ragazzi di Giffoni, dove fu premiato e accolto dall’entusiasmo generale. Subito dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre del 1989, fu accolto in Vaticano da Giovanni Paolo II, suggellando lo storico incontro fra un Papa polacco e un leader sovietico. Allora al Giffoni oltre che come inviato dei TG della Rai, conducevo come moderatore anche le conferenze stampa nello splendido Giardino degli Aranci nel cuore antico di Giffoni. Folla di giornalisti, fotoreporter e inviati dei Tg esperti di politica internazionale. La cosa che mi colpi immediatamente fu la semplicità con cui affrontava le domande che i giornalisti gli ponevano.
I difficili rapporti con la Cuba di Fidel Castro, quelli con la potentissima lady di ferro, l’inglese Margaret Thatcher che lo conosceva da quando era ancora un semplice dirigente della nomenclatura sovietica. Sempre con il sorriso, disponibile, al suo fianco mano nella mano la moglie Raissa, che non interveniva mai, quasi a non voler disturbare quel marito che stava costruendo un nuovo equilibrio mondiale; complice anche il clima cordiale del Festival, la vicinanza festosa di centinaia di bambini, il sole e il mare della vicina costiera amalfitana che avevano visitato. Provai a fare qualche domanda alla Gorbaciova e lei, con un filo di voce rivalutata dai microfoni che fioccavano da tutte le parti, rispose dicendosi stupita da una terra tanto bella e da un Festival che se non c’era, come disse Truffaut, bisognava inventarlo.
Fu un magnifico pomeriggio quello legato al Festival, oggi ancor più di ieri il più amato dai giovani di tutto il mondo e fu anche l’ultima volta che li vedemmo sorridenti insieme, Raissa e Michail, ancora lontani da quel 1991 in cui un uomo visionario e illuminato che aveva aperto alla speranza fu “affossato” da Boris Eltsin mentre parlava alla Duma, salendo sul palco e costringendolo a interrompere il discorso. Qualche mese dopo Gorbačëv si dimise da Capo dello Stato e qualche anno dopo anche Raissa lasciò la vita. Erano davvero una bella coppia, legatissimi, una vera e propria simbiosi, continuando a tenersi per mano fino alla fine dei giorni della sua sposa, come quel giorno di luglio a Giffoni ormai cosi lontano nel tempo ma più che mai vivido nella mia memoria!