Esordio alla regia di Domenico Croce, Vetro è la storia di Lei (Carolina Sala), una ragazza volontariamente reclusa nella sua stanza per nascondersi al mondo esterno, pieno di violenza e pericoli. L’unico rapporto umano è quello con il padre (Tommaso Ragno) che la spinge, se non ad uscire, almeno a condividere il suo talento nel disegno con una community online. Qui conosce da subito un ragazzo che si affeziona a lei e che pian piano l’aiuterà a capire che la sua stanza, rifugio sicuro, non è ciò che sembra.
La trama del film, così semplice nei suoi elementi essenziali, è messa in moto da un pretesto fin troppo noto agli appassionati di cinema: Lei osserva dalla finestra della sua camera i movimenti sospettosi del suo vicino, fino a credere di aver scoperto le prove di un omicidio. Un protagonista recluso nella sua stanza, impossibilitato a muoversi e costretto ad osservare il mondo da una finestra richiama chiaramente Hitchcock e la sua La finestra sul cortile.
La citazione ben poco velata è un tributo interessante e originale se si pensa che la bionda ed esplosiva Grace Kelly è sostituita da un giovane informatico che non può intervenire dallo schermo del computer e che la protagonista non è fisicamente impossibilitata a uscire dalla sua stanza, ma ha un blocco emotivo e mentale ancora più paralizzante della debilitazione fisica. Gli elementi discriminanti rispetto al capolavoro hitchcockiano sono un’importante chiave di lettura del film: ci troviamo nell’epoca contemporanea in cui tutto è filtrato dallo schermo di un dispositivo, in cui spesso i giovani sono rinchiusi nella gabbia della loro mente e il malessere è invisibile ma così totalizzante da lasciare inermi.
Vetro mette al centro della narrazione il fenomeno dell’hikikomori, termine giapponese che significa “stare in disparte” e che indica la reclusione volontaria dalla vita sociale; si tratta di una condizione con grandissima incidenza in Giappone ma che vede un’improvvisa e massiva diffusione anche in Italia, soprattutto dopo il periodo pandemico. Ciò da cui un hikikomori fugge è essenzialmente il disagio delle pressioni sociali insieme alle difficoltà e ai pericoli del mondo esterno; le cause sono spesso psicologiche o derivanti da malattie mentali. In Vetro la protagonista assume costantemente farmaci ed è traumatizzata da un evento del passato, il rapimento di un gruppo di bambini nei pressi della sua abitazione, che non ricorda precisamente ma che le è stato raccontato dal padre. Quando la protagonista scopre la falsità della vicenda inizia tanto per lei quanto per lo spettatore un processo di disvelamento della realtà che cambia la prospettiva del film.
Il vetro che dà il titolo all’opera non è tanto quello della finestra dal quale Lei è costretta a guardare il mondo ma la patina spessa e resistente che le annebbia la vista e che per anni l’ha tenuta all’oscuro della sua stessa esistenza. L’unico rapporto umano, quello con il padre, si spezza all’improvviso quando la protagonista capisce di essere prigioniera non della sua stanza ma di un uomo che le ha sempre mentito e che le ha condizionato la vita.
Internet, quel mondo virtuale che offre una risposta ad ogni bisogno, si trasforma in mezzo dispensatore di dolore: Lei scopre di essere la vittima inconsapevole di uno show sul web nel quale viene drogata e violentata da sconosciuti. Il film, da versione moderna di La finestra sul cortile abbandona le vesti di thriller ansiogeno per trasformarsi in un racconto duro e crudo sulla realtà contemporanea. Non c’è umanità né pietà ma solo un cinico e spietato gioco a chi riesce a guadagnare più like e follower.
Il cast giovane e poco affiatato riesce a sostenere una trama lineare ma complessa nella messa in scena poiché girata interamente in una stanza, con l’ausilio di pochi elementi a distrarre lo spettatore. Menzione speciale per Carolina Sala che si è fatta già notare dal pubblico per la sua interpretazione in Fedeltà e che in Vetro riesce ad essere convincente nonostante una recitazione talvolta troppo impostata e poco naturale. Le buone premesse del film vengono poi disattese nel finale troppo sbrigativo e confusionario: si resta sconcertati e turbati non tanto dall’imprevedibilità degli eventi, peraltro facilmente intuibili, quanto più dal susseguirsi disordinato dei disvelamenti finali. La seconda parte del film è dunque disomogenea e troppo distante dalla prima ma riesce, nonostante le evidenti criticità del film, ad esprimere concetti interessanti se letti nell’ottica della critica sociale.
Vetro è disponibile in noleggio su Amazon Prime Video e sul catalogo di Nexo+.