Addio a Olivia Newton-John

«Mia cara Olivia, hai fatto così tanto per rendere le nostre vite migliori. Il tuo impatto è stato incredibile… Ti ho amato tanto. Ci rivedremo ancora lungo il cammino e saremo di nuovo uniti, di nuovo insieme. Sono sempre stato tuo dal primo momento che ti ho vista e lo sarò sempre. Il tuo Danny, il tuo John».

Il saluto struggente di un John Travolta, quanto mai nei panni del suo amato Danny Zuko, chiude il loro personalissimo cerchio sentimentale iniziato nel lontano 1978 con il cult generazionale Grease, e conclusosi con la scomparsa dell’attrice a soli 73 anni, dopo un’interminabile lotta contro il cancro. Insieme a John, ha formato una delle coppie più iconiche del grande schermo, influenzando diacronicamente nello stile e nel linguaggio intere generazioni di giovani liceali di tutto il mondo. Sono entrati nella vita della gente, certamente in tutti gli adolescenti che affrontano i primi amori, l’ambientamento scolastico e le lotte per essere accettati dal gruppo. Non c’è angolo della Terra, da Sydney a Stoccolma, via Buenos Aires, in cui non ci sia stata una coppia di belli come Sandy Olsson e Danny Zuko, oppure una bad girl scaltra e smaliziata come Betty Rizzo, un’ingenua e sbadata Frenchy od ancora un compatto gruppo di scagnozzi sostenitore di Danny etc. etc.

Il personaggio angelico di Sandy rispecchia l’ideale occidentale di purezza, con il suo bel viso, i capelli d’oro e la voce innocente, ingentilita dal suo carattere estremamente cordiale; la verità che traspare dalla sua figura – più volte rimarcata da tutti coloro che l’hanno conosciuta – testimonia come in alcuni casi la simbiosi tra attore e personaggio sia totale, sovrapponibile, quasi come se fosse il personaggio ad esser stato costruito in base alle caratteristiche psicologiche ed addirittura somatiche dell’attore, e non viceversa. Tant’è che, come ci suggerisce la trama di un capolavoro premio Oscar come Birdman di Alejandro González Iñárritu, molti di questi personaggi diventano talmente inscindibili dalla persona dell’attore che non permettono a nessun altro personaggio di prenderne possesso, e finiscono per essere al contempo il picco massimo e l’inizio della fine di una carriera. Fosse stato per questo tipo di attori, il metodo Stanislavskij non sarebbe mai stato inventato.

Olivia però è stata anche una pioniera della lotta contro il cancro. Da trent’anni combatteva una battaglia contro il tumore al seno che, a fasi alterne, si faceva più o meno dura. Aveva dimostrato come la malattia non fosse sinonimo di resa: faceva sport, organizzava corse di beneficenza con la sua fondazione e sensibilizzava tutti sull’importanza di una vita sana, fatta di una buona alimentazione e meditazione come cura per la mente e lo spirito.

Ci lascia dunque un’altra icona del secolo scorso, ma anche di questo, perchè Grease ha le caratteristiche dell’eternità cinematografica che poche altre pellicole, anche tra le più importanti e significative nella storia del cinema, sono riuscite a guadagnare.

Per noi del grande pubblico sarà per sempre la giovane Sandy che volteggia tra le braccia innamorate del suo Danny, o se preferite la bella Olivia travolta dal suo John, scolpito per l’eternità nel suo cognome.