Sold-out per lo spettacolo itinerante di e con Drusilla Foer: “Drusilla Foer – Eleganzissima”
Dalle cliccatissime pagine di YouTube, ai salotti di vari show televisivi. Dalla seguitissima pagina di Instagram, teatro virtuale dove bisticcia con la “signora Ornella”, al palcoscenico più ambito, luminoso e profumato della televisione, alla co-conduzione del Festival di Sanremo 2022 con Amadeus. Questo volo pindarico può essere intrapreso solo da chi è altezzosa come una Myranda Prisley ne “Il diavolo veste Prada”, talentuosa come una star di Broadway, delicata ma dal gusto deciso come un buon Gin tonic, elegante “e llè ganza!” allo stato puro. Una dea. Drusilla Foer.
L’Auditorium Parco della Musica di Roma ospita un One-woman-show, da lei scritto e interpretato in cui la scena è totalmente nuda salvo la presenza di un pianoforte, con evidenti “ditate”, e rintocchi di note dell’inseparabile Maestro Loris Di Leo, in un angolo un tavolino con un bicchiere che apparentemente sembra contenere acqua e invece c’è il suo cocktail preferito. In questo show il pubblico fa un viaggio nel treno dei ricordi della protagonista in cui si parte dall’infanzia a Siena e poi a Cuba, passando per Napoli attraverso la sua saggia nonna, fino ai giorni nostri in cui non è certo “la Merkel a dare lezioni di stile alla Belen”.
Anche se frutto di fantasia, la dea dai capelli argentei regala all’Auditorium curiosità, aneddoti, considerazioni della sua vita ricca di incontri, intervallati dalle note evergreen di Lelio Luttazzi, Don Backy, Amy Winehouse e Prince rappresentati in un modo così originale da rendere le sue cover quasi più belle e orecchiabili delle originali. Una grottesca interpretazione delle dive degli anni’ 50 che calamita lo sguardo e l’attenzione del pubblico e sfonda la quarta parete, interagendo con lo spettatore (anche con uno sfrenato motociclista intento a far sentire tutta la sua cilindrata) regalando gag umoristiche, poesie malinconiche e crude, ma rese spettacolo puro.
La sensibilità di Drusilla Foer è quella dell’artista che sporca di colore la sua tela, quel tatto e quella delicatezza nell’affrontare la diversità tanto da averlo trasformato in un’opportunità; racconta il fluid gender o meglio la speranza di vivere senza stereotipi, pregiudizi, in piena libertà. Privato il pubblico di sermoni noiosi di un qualunque estremista inerente al tema, l’eleganza di “Drilla” accarezza con dolcezza l’animo della platea (e degli spalti pieni) come un saggio consiglio; come ella stessa ricevette dalla sua nonna napoletana: “Sii te. Ciao”.
Gianluca Gori, nei panni, o meglio, negli abiti di classe di Drusilla Foer emana talmente tanto charme da assumere egli stesso un manifesto alla femminilità, evidenziando e precisando che il suo personaggio non è nient’altro che la massima forma di rispetto verso il sesso debole, che però di debole, non ha niente. Volendo muovere una critica, seppur apparentemente banale, il tema riesce ad
emozionare quando omaggia con una rivisitazione di “I will survive” di Gloria Gaynorprovocando un applauso che riecheggia tra quegli stessi muri che hanno ricevuto consensi da Morricone, i Deep Purple, Ludovico Einaudi e tanti altri grandi.
Quando lo spettacolo va incontro alla fine e il pubblico rumoreggia un bis, Drusilla Foer, da dea eleganzissima ad amica di ogni spettatore, regala un ultimo consiglio: bisogna sempre credere ai propri sogni, mettendo da parte le negatività e viaggiando con la positività, perché solo così ci sono i presupposti per costruire e lasciare un mondo migliore.
Ottima musica, canto, interpretazione, dramma e humor: La Foer ha messo in scena una performance che lascia il pubblico divertito, che sta li ad ascoltare racconti di un’adolescenza di chi quell’adolescenza forse in realtà non l’ha vissuta… o si? Il palco fonde il desiderio ad una realtà probabilmente inconciliabile. Il pubblico appare però sazio di tanto bello ed esprime il proprio consenso all’artista di cui da tempo si aveva bisogno!