Abbasso. Ai cliché della società, agli idoli e agli dei, alle quotidiane sfortune e ai facili malumori. Meglio una vita da divorare, ridendo e giocando, con gli occhi aperti, la voglia di avventura, le note di una canzone. Vicino o lontano – liberi di scegliere – dagli stereotipi di certo conformismo. Connaturato, sempre più, alla nostra esistenza, ormai manco ce ne accorgiamo. Sogghigna uno spumeggiante Daniele Parisi dal palco dei Giardini della Filarmonica Romana. Sabato 16 luglio ha trionfato in scena, portando, per la rassegna “I solisti del teatro”, uno dei suoi cavalli di battaglia. “Abbasso”, appunto.
Uno spettacolo divertente e dissacrante, nazional-popolare e con angoli appuntiti. Scevro peró da moralismi, lontano anni luce da “pipponiche” invettive politiche. Umorismo puro.
Parisi non solo è autore, interprete e regista, ma sul palco suona la chitarra e crea sottofondi in loop con quei pedali che sono divenuti cifra della sua produzione. Un po’ come il separé dietro a cui Parisi si nasconde, compare e riappare, ora indossando occhiali ora una parrucca. A ritmo frenetico sciorina una girandola di personaggi, salta su una corda, scende giù dal palco e con balzi felini vi fa ritorno. Interroga il pubblico, lo confonde, lo sbeffeggia. Gioca con le parole, aguzza gli ingegni. Si siede anche tra la platea, inonda gli spazi della Filarmonica di energia. Quintalate di vibrazioni condite da comicità, ironia e sagacia. Si oscilla tra temi esistenziali ed episodi caserecci, un po’ avan-spettacolo un po’ stand-up comedy. Vene, lievi, di malinconia.
Dal cilindro, ora nero ora a pailettes rosse, estrae anche strofe di improvvisazione pura. Per esempio quando nel silenzio dei Giardini, dalle abitazioni nei dintorni, scatta la sirena di un allarme. Saltimbanco travolgente, l’artista romano, ma anche fine interprete di varie tecniche attoriali.
Il teatro, che stravolge le aspettative e regala buon umore.
Signore e signori, Daniele Parisi. Piccolo grande fuoriclasse della scena.