“Milva, donna di teatro”, l’emozionante omaggio di Gennaro Cannavacciuolo

Cantante, autrice e attrice, donna di cinema, di teatro e di mondo. Acclamata sui palcoscenici, ammirata per il suo sterminato talento, premiata da corti e segreterie di stato ai quattro angoli del pianeta. Artista fuori categoria, con l’umiltà dei grandi. Camaleontica, di un’eleganza innata, magnetica e solare, ma anche spontanea.

Il colore delle rose fu il suo. Ilvia Maria Biolcati fu subito Milva, poi divenne la “Rossa”. Donna, nell’accezione più moderna possibile che ci potesse essere al suo tempo, antesignana ancora oggi. Libera, autentica, innamorata della vita, lavoratrice instancabile. Per lei solo numeri record.

Milva fu artista in continua evoluzione, attraversò territori artistici poco immaginabili ai più. Commistioni, contaminazioni, radici e nuove frontiere espressive. Fino al ritiro dalle scene, avvenuto dopo 50 anni di ribalta. Poi, qualche tempo dopo, nel 2021, il commiato con la vita e un lascito impressionante, per ampiezza e profondità. Una produzione, la sua, che Roma e Teatro Ghione nei giorni scorsi hanno voluto ricordare, ospitando dal 31 marzo al 3 aprile lo spettacolo “Milva, donna di teatro”.

Realizzato in forma di recital, è stato scritto e portato in scena dal fenomenale Gennaro Cannavacciuolo. Decano delle scene, attore, cantante e cabarettista. Interprete di raro garbo e preparazione. Vibrante come può solo chi nasce all’ombra del Vesuvio. Una performance, la sua, che per due ore ha inondato di emozioni il pubblico in sala. Ha fatto centro ed in ciò è stato egregiamente coadiuvato dagli strumentisti che lo hanno circondato: Dario Perini, al pianoforte, Silvia Lanciotti, al violino, Francesco Marquez al violoncello e Andrea Tardioli a sax e clarino. Eccezionali.

La produzione di questo lavoro ha avuto una gestazione di 20 anni. Iniziò con Milva ancora sulla cresta dell’onda e, venuta a mancare, ha proseguito e finalizzato la sua definizione con il prezioso contributo della figlia Martina Corgnati. Cannavacciuolo ha lavorato con Martina a stretto contatto per decidere ogni singolo dettaglio, dalla scaletta delle canzoni, al tema dei due atti, alla galleria di immagini e video d’archivio. A tante piccole sfumature che danno forma ed empiono di sostanza.

Il frutto di questa ricerca maniacale si è tradotto in un viaggio guidato dall’attore partenopeo lungo il ricchissimo viaggio della Rossa. Senza seguire un ordine cronologico, alternando racconto, confessioni e canzoni. Mischiando musica, cinema, teatro. Citando autori e registi che lei hanno voluto, che a lei si sono ispirati.

E così il viaggio si sviluppa secondo due “stagioni” per colori della carriera di Milva. Nel primo tempo dominano luci (disegnate da Michele Lavanga) che dal blu diradano al verde e ritorno. Fosche, brechtiane. Il tema è l’amore in tutti i suoi rivoli, indagato e dichiarato con i testi e le musiche di Bevilacqua, Patroni-Griffi, Morricone, Vangelis, Mikroutsikos, Battiato, Faletti, Iannacci, Strehler e Kurt Weill. Cannavacciuolo è appieno nella parte, straordinariamente intenso. Elegantissimo nelle movenze e mai, soprattutto, fuori dalle righe. I suoi slanci vocali fanno venire i brividi e si alternano poeticamente alle apparizioni video, sui pannelli ai due lati, di Milva. Che in dissolvenza si alterna a Romy Schneider, Silvana Mangano, Tino Carraro e Adolf Hitler. Le scenografie sono curate da Fabiana Di Marco.

Pausa. A seguire, il secondo tempo. Dove tutto si fa rosso, acceso e profondo. Governato dalla passione. Cannavacciuolo cambia nuovamente pelle, encomiabile per energia e resistenza.  In cattedra viene il turno di Edith Piaf, poi di Alda Merini, Evita Peron ed Astor Piazzolla. Il calore sale, la geografia si sposta a Napoli, universo con cui Milva strinse sin dal primo momento un rapporto viscerale. Canzoni e teatro, suoni e immagini, progetti ambiziosi. Rosso sempre più intenso: Milva viene richiamata di nuovo, per un passo di tango, a Buenos Aires. Cannavacciuolo indossa il costume da tanguero, sinuoso disegna degli ocho e muovendo un drappo intona in chiusura “Balada para mia muerte” di Piazzolla. Fino alle parole di commiato, direttamente dalla lettera di addio alle scene scritta da Milva.

Teatro Ghione si scioglie definitivamente, è un tripudio di applausi. Per Cannavacciuolo e per la memoria di un’artista assoluta, infinita. Che vive ed emozionerà per sempre. Milva.

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