“Io per te come un paracarro” al Teatro Basilica

Dispensare in platea stupore, sorrisi e spunti di riflessione. Operazione tutt’altro che facile per ogni attore di teatro nel momento in cui varca il perimetro di scena. A Daniele Parisi il compito è riuscito benissimo, a giudicare dagli applausi fragorosi ricevuti dal pubblico di Teatro Basilica. Dal 22 al 27 marzo l’interprete romano ha portato a San Giovanni il nuovo atteso lavoro Io per te come un paracarro. Da lui composto, recitato e diretto. Produzione Altrascena.
Parisi è un saltimbanco, una scheggia impazzita, recita diversi personaggi, imita animali, canta e inventa geniali scenari musicali con una loop station.

E’ one man show che straborda di energia e personalità. Fa della voce e del movimento le chiavi di un racconto che corre velocemente, senza sosta. Tra caricature e macchiette, scene grottesche e siparietti famigliari. Ci riesce con fatica, il protagonista, a staccarsi dalla campana di vetro dei genitori, ma ce la fa. Parte con moglie e figlio in suo grembo alla ricerca di un luogo dove costruire un futuro migliore. Riusciranno i “2 e mezzo” ad approdare in nuovi prosperi lidi? La risposta è negativa, il viaggio tragicomico si costella di fermate e imprevisti che alla fine sfiancano la donna. I bisogni primari hanno la meglio. Il potrebbe così non diventa, le aspettative invece diventano vane speranze. E il protagonista, con le orecchie basse, è costretto ad accettare l’abbandono da parte dell’amata.

Nel mezzo dello svolgimento si collocano incontri più o meno improbabili con i genitori, con una Maga, un Oste e altri strambi figuri. Portatori stanchi di un’umanità ingiallita.
E’ un ruotare di cappelli, maschere e parrucche, foulard e guanti. Tutto colorato. Che da inanimato su un appendiabiti si accende di vita dietro un separè delle illusioni e riempie di risate il Basilica. Parisi poi allarga in qualche frangente il perimetro della scena al pubblico. Che, coinvolto con gentilezza, malizia e simpatia, risponde presente. Ilarità generale e diffusa, ampliata dalle campionature sonore accese, composte e spente da un semplice pedale. Acceleratore di risate e di vibrazioni ironiche. Parisi fa versi al microfono, schiaccia ora su On ora su Off, scompare e riappare come una trottola e dopo 60’ ne avrebbe ancora per sorprendere. Ma si limita a salutare come farebbe un elefante, lanciando verso l’alto spruzzi di acqua fresca e ringraziando i presenti con un messaggio moltiplicato dal rosso pedale. Un vero mattatore.

Teatro Roma
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