di Andrea Cavazzini
Nell’antica querelle tra beatlesiani e rollingstoniani, mi sono sempre schierato con i primi, fin da quando ragazzino, mi capitò tra le mani la musicassetta di Revolver inciso nel 1966, in bella mostra nella discoteca di famiglia.
Pezzi come Taxman e naturalmente la spumeggiante Yellow Submarine mi colpirono subito, ma la vera chicca di quell’album era indiscutibilmente Eleanor Rigby, una melodia un po’ cupa, sia nel testo che nella musica, accompagnata da un’ orchestra di otto elementi tra violini, viole e violoncelli, che si contrapponeva alle atmosfere solari e gioiose della maggior parte della produzione dei Beatles. La storia di una vecchia signora intristita dallo scorrere del tempo, il tema della solitudine con una chiosa finale pessimistica che ben si accompagnava con la melodia malinconica.
E poi in una domenica d’agosto, con il sole che picchia sulle persiane, mentre dalle finestre aperte giungono rari passaggi di auto in fuga dalla canicola cittadina, decido di mettere in funzione il mio caro vecchio giradischi impolverato. E il pensiero corre veloce, diviso tra una tenera nostalgia e voglia di quella musica che marcò un’epoca firmata Beatles, il gruppo che vanta decine di band epigone oltre ad un fiorire continuo di tribute band e ripenso che esattamente 50 anni fa “gli scarafaggi” decisero di chiudere per sempre la loro storia musicale.
Quel 10 aprile del 1970 quei 4 ragazzi di Liverpool all’apice della loro successo, spezzarono il cuore a milioni di fans quando annunciarono il loro scioglimento. Il giorno della rottura, Paul McCartney annunciò indirettamente che i “Fab Four” non avrebbero più inciso insieme.
E a mezzo secolo di distanza, i Beatles non hanno perso nulla della loro popolarità continuando a dominare la scena della musica pop negli anni a seguire e nessuno avrebbe potuto prevedere che un successo così straordinario sarebbe continuato anche nel secolo successivo.
A 50 anni dalla loro separazione, i Beatles rimangono artisticamente insuperabili e rimangono gli artisti più venduti di tutti i tempi, con un repertorio che va da “I Want to Hold Your Hand” a “Hey Jude” da “Yesterday” a “Let It Be” e un album capostipite come Sgt. Pepper Loney Heats Club Band“che segnò l’avvento della musica psichedelica Le loro canzoni appartengono all’immaginario collettivo, le ritroviamo nel linguaggio di tutti i giorni, alla radio, alla tv, sui giornali e sulla rete vengono continuamente citati e tutti noi continuiamo a canticchiare la loro musica. Il fascino della loro musica è indistruttibile.
Certo è difficile immaginare un tempo prima dei Beatles, in effetti, per la maggior parte degli appassionati di musica nati dopo il 10 aprile 1970, la musica dei quattro ragazzi di Liverpool sarebbe stata solo una parte del rumore di fondo della vita.
Le loro radici risalgono alla fine degli anni ’50, con il gruppo chiamato The Quarrymen, ma i Beatles come li conosciamo oggi non sono diventati ufficialmente una band fino al 1960, quando Johnny ad The Moondogs decisero di ribattezzarsi i Beatals in onore di Buddy Holly e dei Crickets , passando poi per Silver Beetles per poi cambiare ancora in Silver Beatles e approdare definitivamente nell’agosto del 1960 a The Beatles.
Nel 1962, la formazione del gruppo si era ufficialmente consolidata, con Ringo Starr che sostituiva Pete Best alla batteria. In poco tempo, la loro fulminea ascesa alla fama era cominciata e nel giro di pochi anni i Beatles erano diventati una delle band più popolari e conosciute al mondo.
L’eredità dei Beatles è ovviamente impareggiabile. Innumerevoli le hit che scalarono le classifiche discografiche, numerosi gli album esaltati da pubblico e dalla critica e più premi che parole, ma si sa, tutte le cose belle prima o poi devono finire.
Nel settembre del 1969, i Beatles pubblicarono Abbey Road, l’ultimo disco durante il loro periodo come band. Le storie delle tensioni tra i membri del gruppo, riempirono pagine intere sui tabloid di tutto il mondo e un’eventuale scissione era ormai nell’aria. Oltre alle incomprensioni personali e artistiche si aggiunsero l’inaspettata morte del loro manager Epstein, l’avvento di Yoko Ono, che complicò ulteriormente gli equilibri del gruppo già messi a dura prova e la gestione finanziaria della Apple Records. Mentre Ringo aveva lasciato la band per un breve periodo un anno prima, John Lennon aveva formato insieme a Yoko la Plastic Ono Band impegnata nell’attivismo contro la guerra, George Harrison aveva inciso un album solista, mentre Paul fondò i Wings insieme alla moglie Linda, l’ultima canzone di Abbey Road, intitolata “The End”, – sembrava mettere il punto finale sulla storia del gruppo.
Sebbene le formalità per lo scioglimento della band non sarebbero iniziate fino alla fine dell’anno e non sarebbero state completate fino al 1974, il gruppo pubblicò quasi un mese dopo la loro separazione informale, regalando ai fan di tutto il mondo un ultimo album in studio.
Purtroppo, la band non avrebbe mai più suonato insieme, nonostante le richieste per un’eventuale “reunion” non mancassero, inclusa la partecipazione alla storica trasmissione televisiva “Saturday Night Live”, le condizioni per un loro ritorno non si sono mai verificate. Sfortunatamente, l’assassinio di Lennon nel 1980 a New York ad opera dello squilibrato David Chapman che lo colpì con quattro colpi di pistola alle spalle, mise a tacere quella speranza una volta per tutte, e la scomparsa di Harrison nel 2001 ha ulteriormente dimostrato che il passato non si sarebbe mai più ripetuto, concludendo definitivamente quell’avventura breve ma incredibilmente intensa che ha portato i Beatles nella storia del rock.