La ricostruzione dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte con uno stile ruvido e realista volto a registrare lo squallore di una realtà che uccide sogni e speranze in nome del mito della violenza.
La Festa del Cinema di Roma ospita nella sezione Progressive Cinema 40 secondi, il film di Vincenzo Alfieri che ricostruisce la morte di Willy Monteiro Duarte, un ragazzo di 21 anni con tutta la vita davanti che in 40 secondi viene ucciso il 6 settembre 2020 durante una rissa nella quale si era inserito per aiutare e riappacificare. Il film ricostruisce le 24 ore antecedenti il brutale omicidio, fotografando quotidianità, rivalità e aspirazioni di alcuni dei ragazzi coinvolti nella vicenda e di Willy stesso.

Una regia cruda, realista e disturbante, che ritrae una realtà mediocre e scarna di fascino, senza enfatizzare o edulcorare. Una gioventù in parte smarrita nel desiderio di sopraffare l’altro per non riconoscere le proprie vulnerabilità e autoaffermare se stessa nella violenza, verbale o fisica che sia, in parte pronta viceversa a sacrifici anche estremi per un amico o uno sconosciuto. Una generazione non diventa però così instabile senza un motivo e in merito a ciò il film lancia degli indizi sull’ambiente tossico in cui queste persone vivono, una matrice tossica che deteriora ciò che ne deriva. Tornando ai diretti responsabili, l’incoscienza e l’inconsapevolezza dei colpevoli salta all’occhio. Non è chiaro se per Vincenzo Alfieri vi sia spazio per la redenzione, ma ciò che si percepisce realmente è l’amara consapevolezza dell’orrore che pervade la società e che infrange i sogni degli onesti. Probabilmente l’intento è quello di riportare una realtà, senza emettere giudizi, registrando l’esistente.
L’innocenza deturpata, assassinata: un agnello guarda negli occhi il suo destino, presagi di sventura si imbattono tempestosi sul cammino dei personaggi. Il film si suddivide in capitoli scanditi dall’attenzione a un personaggio di volta in volta diverso. Un meccanismo narrativo che va sempre più di moda e che qui è funzionale a fotografare i personaggi, a ritrarre una loro tipica giornata post Covid, come evidenzia Vincenzo Alfieri nella conferenza stampa tenutasi in occasione della Festa del Cinema di Roma.
Raccontare l’umanità di oggi nelle sue controversie è importante. Anestetizzata alla violenza, intrappolata in rapporti disfunzionali e danneggiata da una comunicazione grezza e aggressiva arranca tra un errore e l’altro. Alfieri insiste su questo linguaggio agguerrito e persevera nell’uso di inquadrature ravvicinate che catturino dettagli, abitudini e quei micromovimenti che lui stesso menziona. È realmente efficace questa asfissia dell’immagine per catturare lo stato d’animo dei personaggi? Quel che è certo è che contribuisce ad accrescere un senso di irritazione di fronte ad alcuni di loro e in tal senso questa scelta stilistica è in realtà molto funzionale, ma per quanto riguarda il processo di empatia il discorso è sottile, dal momento che il film si perde in una ricerca esasperata del dettaglio.
Infatti nonostante il tema forte carbura faticosamente in tutta la parte centrale, rischiando di perdere l’attenzione dello spettatore in una monotonia emotiva e in una piattezza della tensione filmica. Lo stile spigoloso e nervoso è apprezzabile, ma manca un vigore dell’immagine e una tenuta emozionale che uniformi momenti di forza e di debolezza del film. Tuttavia 40 secondi è un film potente nonostante i suoi limiti, che ricerca una visceralità e durezza interessanti per raccontare una storia di gentilezza che non deve passare nel dimenticatoio.
Poi c’è il lavoro sugli attori, che per Alfieri non devono assolutamente essere intesi come delle marionette. Bisogna saperli ascoltare, capire con loro qual è la cosa giusta da fare. Un percorso da fare insieme per trovare la verità del personaggio. Tanti i giovani a recitare nel film, affiancati da attori di esperienza del calibro di Sergio Rubini e Maurizio Lombardi, entrambi molto intensi e attenti a valorizzare pur nella propria incisività gli attori con i quali condividono la scena. Un cast corale di giovani, alcuni professionisti altri no, che interpretano le tante sfumature di un’età in cui è ancora tutto da conquistare.

Il film è tratto dal romanzo d’inchiesta di Federica Angeli 40 secondi. Un realismo sporco e disperato quello di Alfieri, in cui echeggia lo stile viscerale di Claudio Caligari e che, nonostante non raggiunga una potenza poetica sufficientemente d’impatto, parla il linguaggio della gioventù, indaga il presente, porta a interrogarsi sula condotta e l’essenza di questa società e dà volto alla sconcertante banalità del male. 40 secondi sollecita la nostra responsabilità civile e reclama l’urgenza di umanità.
_______________________
40 secondi – Regia: Vincenzo Alfieri – Con: Justin De Vivo, Francesco Gheghi, Enrico Borrello, Francesco Di Leva, Beatrice Puccilli, Sergio Rubini, Maurizio Lombardi, Luca Petrini, Giordano Giansanti, Daniele Cartocci, Massimo Carotenuto, Davide Valle, Manuel Venanzi – Distribuzione: Eagle Pictures – Sceneggiatura: Vincenzo Alfieri, Giuseppe G. Stasi – Fotografia: Andrea Reitano – Montaggio: Vincenzo Alfieri – Musiche: Alessandro Bencini – Produzione: Eagle Pictures – Paese: Italia – Durata:121 min – Data di uscita nelle sale: 19 novembre 2025 – Anteprima Festa del Cinema di Roma 17 ottobre 2025





