Nell’ambito della sedicesima edizione del Festival Appetitosamente dedicato a ‘cibo e identità’, il comune di Siddi offre sempre appuntamenti straordinari.
Da venerdì 4 a domenica 6 agosto le vie del centro storico del comune sardo – circa 600 abitanti – sono state animate da cene, dialoghi sulle produzioni enogastronomiche locali e laboratori che in questa edizione si sono concentrati sulla panada, il limone, il cognac, le spezie e la bottarga.
Il buon cibo insieme a musica, cultura, mostre d’arte, laboratori, degustazioni, dibattiti, ha offerto l’occasione per scoprire un territorio meno esplorato dai turisti. E di conoscere e valorizzare attraverso la musica anche il patrimonio archeologico di questo suggestivo altopiano.
Sabato 5 agosto alle 19, proprio nell’ora in cui le luci del tramonto colorano la terra e il cielo di una luce biondo-rossastra, alla tomba di giganti Sa Domu ‘e s’Orcu si è svolto il concerto di Tosca dal titolo Tosca Quintet, insieme alla celebre violoncellista Giovanna Famulari (violoncello, pianoforte e voce), alla straordinaria voce di Fabia Salvucci (percussioni e voce), e a due musicisti di talento come Massimo De Lorenzi (chitarra) e Luca Scorziello (batteria e percussioni).
Mentre all’alba di domenica 6 agosto (proprio alle 6 del mattino) si è svolta la “colazione dall’Orco”, sempre alla tomba dei giganti: si è levato il suono dell’originale armonica a bocca di Moses Concas, accompagnato da Dado Leo (chitarra), che ha preceduto una ricca colazione offerta agli spettatori.
Si sta diffondendo nell’Isola sempre di più l’abitudine di far abbracciare ogni forma d’arte con lo spettacolo della natura, della tradizione e del patrimonio archeologico lasciato dagli antenati nuragici. E qui a Siddi l’unione è avvenuta all’alba e al tramonto, proprio in una straordinaria tomba dei giganti. Le Tumbas de sos mannos, secondo il nome attribuito dalla fantasia popolare, sono monumenti presenti in tutta la Sardegna che servivano agli antichi abitanti dell’isola per rendere omaggio ai morti del villaggio, senza distinzioni di rango, perché la morte livella ogni esistenza. Il culto collegato a queste tombe è probabilmente legato al Dio Toro e alla Dea Madre, in quanto la loro forma può far pensare sia ad una testa bovina che ad una partoriente, attribuendo grande importanza, nel ciclo di morte-vita-morte, al tema della rinascita, come evidenzia il fatto che gli spettacoli di Siddi sono organizzati proprio all’alba e al tramonto.
La tomba di giganti di Sa Domu e S’orcu si presenta in una posizione strategica nell’altipiano della giara di Siddi, alla quota di 260 metri s.l.m., in una zona dove sono situati 14 nuraghi, un altopiano ricco di basalto, lo stesso con cui sono stati realizzati i blocchi finemente scolpiti e lavorati di cui è costituito il monumento. E così giganteggia sul sito il corpo tombale ben conservato, lungo oltre 15 metri, orientato secondo l’asse sud-est nord-ovest, mentre l’esedra, ossia l’area antistante la tomba nella quale presumibilmente si svolgevano i rituali legati al culto dei morti, ha un’ampiezza di 18 metri. Ma la caratteristica forma – tipica del periodo preistorico sardo – di protome taurina chiusa a semicerchio nella parte posteriore, è la vera perla del sito se si osserva dall’alto. La camera funeraria presenta una pianta rettangolare lunga circa 10 metri ed è coperta da enormi lastre piatte di granito, appoggiate alla struttura su un pavimento di ciottoli di fiume, letto su cui venivano posti i defunti.
In questo processo di nascita e rinascita si innesta la bellezza della musica che si innalza con potenza davanti all’ingresso del sito, una sorta di portale temporale tra mondo antico e moderno.
La voce di Tosca, supportata da una band straordinaria, entra in vibrazione con l’energia del sito, mentre si spegne la luce del sole e il vento di maestrale fa sentire la sua “voce”. Fa freddo, eppure gli spettatori arrivano anche da lontano, pronti ad affrontare una serata movimentata e impetuosa. Forse sono quasi quattrocento, tutti seduti a terra o in seggioline che si sono portati dietro, una massa di persone colorate e coraggiose, distese tra i fili bruciati dell’erba e una miriade di pietre.
Sappiamo che Tosca, ossia Tiziana Tosca Donati, , è una cantante e attrice famosa, che ha iniziato la sua avventura artistica nella piccola compagnia teatrale di Checco Durante. Mentre canta a Roma in un piano bar, incontra Renzo Arbore che le propone di partecipare alla trasmissione televisiva Il caso Sanremo con Lino Banfi. Poi collabora con cantanti come Lucio Dalla, Riccardo Cocciante, Renato Zero, Ron e pubblica vari dischi. Al fianco dell’attore Massimo Venturiello interpreta vari ruoli a teatro e viene da lui diretta in spettacoli teatrali e di teatro canzone.
Nel suo album Il suono della voce, contenente pezzi scritti anche da Ivano Fossati e Joe Barbieri, canta in diverse lingue tra cui il libanese, lo yiddish, il rumeno, il giapponese, mentre altri della tradizione napoletana e romana sono stati adattati e cantati anche in altre lingue in chiave originale. Nel 2014 è nominata Direttore della Sezione Canzone e Coordinatrice Generale della neonata Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, laboratorio di alta formazione e hub culturale della Regione Lazio, in collaborazione con l’Università di RomaTre e il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma.
E continua incessantemente a collaborare con artisti nazionali e stranieri, frequentando palchi e teatri di tutto il mondo, esibendosi in molte lingue e ottenendo numerosi riconoscimenti.
Il programma portato a Siddi prende il via da un brano molto poetico scritto da Lucilla Galeazzi, Voglio una casa: una sorta di filastrocca “Voglio una casa, la voglio bella/Piena di luce come una stella/Piena di sole e di fortuna/E sopra il tetto spunti la luna”, che sembra un perfetto inizio per inoltrarsi energeticamente in terra di Sardegna in ‘sul calar del sole’. Tosca si insinua con la sua voce tra le pietre de Sa Domu ‘e s’Orcu, una casa tra la terra e il cielo, dove riecheggia il suono della musica, delle parole, dei ritmi e delle note, della chitarra e della batteria, del violoncello e del tamburo, il tamburo arcaico che consegna subito al tempo senza tempo, il ‘momento’ di questo concerto. E il tamburo lo suona una giovane donna, Fabia Salvucci, una cantante interprete che si diverte con varie percussioni e solo per “sbaglio” suona pianoforte e chitarra.
Il suo mondo musicale gravita nella world music e nella musica popolare italiana, generi che creano un facile ponte tra teatro e musica, due arti frequentate molto presto dall’artista.
E si capisce subito l’influenza esercitata su di lei dall’etnomusicologo e maestro Ambrogio Sparagna, direttore dell’Orchestra Popolare Italiana, di cui Fabia entra a far parte nel 2013. Quest’incontro definisce ancor più la direzione verso lo studio e la ricerca già cominciati dei canti della tradizione italiana, con particolare interesse per le lingue, i dialetti e quindi i brani in via di estinzione. Si sente tutto questo mondo nella sua voce che è come se penetrasse all’interno della tomba, ne spalancasse l’apertura di ingresso, accarezzasse ogni pietra e ne riverberasse la memoria antica per poi insinuarsi nel cuore dello spettatore. Duetta con la voce di Tosca, dialogano e si accompagnano, si elevano insieme e poi si intrecciano, arrivano all’essenza, la dipanano sulle ali delle nuvole che passano leggere sopra di noi, la consegnano al vento che la diffonde dovunque. Lo spettacolo ha una dinamica che spinge il pubblico a muoversi, a danzare al suono delle voci, dei brani ben cesellati, nel loro susseguirsi naturale dove ogni pezzo ha un suo ruolo ben definito. Tutti conosciamo Tosca, ma vale la pena di ascoltare anche la splendida Fabia, dai capelli scuri lasciati liberi al vento, che canta una suggestiva Serenata [Ständchen] di Schubert, nella versione portoghese scritta da Lívia e Arthur Nestrovski (figlia e padre), dove un uomo si muove solo nel bosco ricercando il conforto della Natura. Oppure abbandonarsi alla sua interpretazione del brano yiddish della cantautrice polacca – considerata la cantante folk più importante nella storia di Israele – Chava Albernstein, intitolato Melache Meluche (Mestiere reale). Gli arrangiamenti dei brani sono pieni delle armonie jazz e la sua tecnica vocale rispecchia gli studi compiuti nel corso professionale di canto della Percento Musica di Roma. C’è una ricerca delle diverse e molteplici sonorità delle etnie mediterranee e del mondo che si infiltra prepotentemente nella terra, nel suolo, tra le pietre, impregnandole di mistero e di magia.
E quando le due artiste duettano sulle note di Piazza Grande di Lucio Dalla, eseguita nella versione sanremese – con la quale Tosca e Silvia Perez Cruz vinsero la serata cover – il pubblico acclama e canta il ritornello accompagnato dal sibilare del vento.
Tosca e la giovane Fabia, si muovono con eleganza come una madre e una figlia che cercano una sintonia profonda, aiutate dagli altri musicisti, ma in particolare dal ruolo di Giovanna Famulari, musicista eclettica, diplomata al conservatorio Giuseppe Tartini di Trieste: violoncellista virtuosa, pianista, arrangiatrice e produttrice artistica, spaziando tra generi e stili musicali diversi, che vanno dal pop al jazz, dalla musica world alla musica contemporanea, passando dal teatro ai concerti e alle colonne sonore.
Una lunga esperienza teatrale e televisiva collaborando come compositrice, arrangiatrice e musicista con artisti come: Peter Stein, Giovanni Veronesi, Giancarlo Sepe, Lina Sastri, Toni Servillo, Moni Ovadia, Massimo Popolizio, Ennio Coltorti, Erika Blank, Isabella Ragonese, Alessandro Haber e tanti altri. Ha fatto conoscere il suono del suo violoncello nei più prestigiosi teatri del mondo esibendosi a Dubai, Arabia Saudita, Algeria, Tunisia, Israele, Palestina, Portogallo, Francia, Spagna, Germania, Brasile e Argentina.
Ma come afferma questa donna coraggiosa che viaggia in tutto il mondo col sorriso e la gioia nel volto, dopo 5 anni passati facendo la sua dialisi negli ospedali del pianeta, trapiantata successivamente, «Quello che mi lega a Tosca è la sintonia del gusto estetico della musica, nella ricerca, nel cercare la bellezza e l’emozione».
Giovanna lavora dietro le quinte, per cantanti e musicisti, ogni tanto fa sentire la sua voce, come nel brano Lume Lume, ma il suo violoncello è noto solo tra i musicisti e giganteggia con la sua mole fisica e metafisica nei palcoscenici di tutto il globo.
Ho parlato dell’energia di queste tre donne, ma senza la chitarra di Massimo de Lorenzi e l’esperienza di Luca Scorziello alla batteria – che nel 1999 si è perfezionato a Cuba nelle tecniche Afro-Cubane sotto la guida di Josè Louis Quintana Changuito -, il concerto non avrebbe potuto trasmettere il suo compiuto messaggio.
E così, dopo l’esperienza del 10 agosto 2022 al Time Jazz di Paolo Fresu, dopo il suo sold out all’Agnata per il concerto dedicato a Fabrizio De Andrè, Tosca ha emozionato e fatto vibrare le corde della sua voce, in un altro luogo incantato della Sardegna.
In copertina: Tosca all’Agnata per il concerto dedicato a De André