100 volte Alida: ritratto di un’artista senza tempo.

Non solo attrice indimenticabile, tra le più grandi della storia del cinema e non solo una stella diventata in oltre settant’anni di carriera una leggenda, è stata soprattutto una donna piena di colori, di slanci, di amori, di scelte coraggiose, la sua. Anima affascinante è stata meravigliosamente sfogliata recentemente da Mimmo Verdesca con un documentario centrato su questa grande artista, nata esattamente un secolo fa il cui vero nome al comune di Pola era Alida Maria Altenburger. Figlia di un nobile trentino di origine austriaca,  professore di filosofia e giornalista, madre pianista istriana, a 16 anni, alta, bionda dai lunghi capelli di seta, occhi profondi e chiari, bellezza aristocratica, debuttò nel ruolo di Sulamita accanto al grande Angelo Musco ne “Il feroce Saladino”, film satirico diretto da Mario Bonnard, a cui seguirono film come “Mille lire al mese,” al fianco di Vittorio De Sica, ”Assenza ingiustificata” e ”Manon Lescaut” di Carmine Gallone, film che la rivelò al grande pubblico, ”Piccolo mondo antico” di Mario Soldati, che rimase incantato dalla sua bellezza e dal suo talento, e  ”Ore nove lezione di chimica” di Mario Mattoli.  A cento anni dalla nascita e a quindici anni dalla sua scomparsa, l’universo cinema, ricorda e rende omaggio a quella bella ragazza di Pola, giovane regina del cinema dei “telefoni bianchi”, che il mondo amò ed apprezzò sullo schermo e con i suoi film con il nome mai dimenticato di Alida Valli.

Diva fra le più affermate del cinema Italiano degli anni trenta, quaranta e cinquanta riuscì a sostenere la carriera oltre il fascismo, dove il femminile era spesso associato a stereotipi ipersessualizzati delle donne e dopo film con registi come Goffredo Alessandrini, Mario Camerini Mario Soldati, Alfred Hitchcock nel 1948 la chiamò ad Hollywood, con non pochi problemi iniziali per il suo visto americano dopo che una lettera anonima all’ambasciata americana a Roma la accusò di simpatie fasciste. La squadra di avvocati assoldata dal produttore Selznick riuscì a far cadere tutte le accuse alle quali seguirono le scuse da parte della sede diplomatica, cosa che le consentì finalmente di essere scritturata come protagonista dal mago del brivido per  “Il caso Paradine”, seguito dal “Il miracolo delle campane” accanto a Frank Sinatra, del quale si invaghì senza essere corrisposta e nel “Il terzo uomo” diretto da Carol Reed. Nel pieno della sua bellezza, tornata in Europa, delusa dall’esperienza hollywodiana, dopo un periodo a Parigi, il regista Luchino Visconti la scelse nel 1954 come protagonista di “Senso” nel ruolo sontuoso della contessa Serpieri, una delle sue prove migliori dove Alida Valli riuscì ad offrire il meglio di sé in una delle storie per lo schermo più laceranti, con una prova tangibile di una maturità artistica ormai acquisita che le fruttò il premio come miglior attrice al Festival di Venezia nel 1954. Tre anni dopo, un altro grande regista come Michelangelo Antonioni le affidò il personaggio di Irma nel “Grido”, dove Alida regalò un’interpretazione tesa e tragica che confermò le grandi doti artistiche oramai apprezzate in tutto il mondo da pubblico e critica.

Fra gli anni sessanta e settanta una lunga serie di film e di successi con autori come Claude Chabrol con “Ofelia”, Pier Paolo Pasolini che la diresse nell’”Edipo Re”, poi  Bernardo Bertolucci  con “Novecento”, “La strategia del ragno” e  “La luna”, gli onirici barocchi  e surreali “Suspiria” e “Inferno” di Dario Argento e ancora  ne “La prima notte di quiete” di Zurlini, fino a “Berlinguer ti voglio bene“, accanto a Roberto Benigni e Segreti segreti”, di Giuseppe Bertolucci, dove raggiunse il massimo della bravura nel tenero e sofferto  ruolo di un’anziana  governante.

Straordinarie le sue performance se pur saltuarie in teatro, memorabile nel ruolo della contessa Geschwitz nella “Lulu’ di Alban Beng, diretta dal francese Patrice Chereau e quello nei panni di una sensuale e possessiva vedova in “La Venexiana” di Giancarlo Cobelli.

Alla fine degli anni ottanta tornò ancora una volta in Francia per girare con Genevieve Lefevre il film “La gonna rossa” e poi ancora tanti ruoli in teatro in Francia, Inghilterra, e in Italia diretta da Luca Verdone nel film commedia “La bocca”, fino al suo ultimo film girato in Spagna nel 2002 “Semana Santa”, diretta dal tedesco Pepe Danquart. Di lei ancora oggi rimane ricordo di una grande donna è quello di un’attrice preziosa, che non solo ha fatto grandi cose per il cinema(nel 1997 la giuria del Festival di Venezia, le assegnò il Leone d’oro alla carriera per il suo contributo al cinema italiano), dalla dolcezza smarrita della ragazzina a l’intensità’ drammatica della maturità, ma Alida Valli ha segnato un’intera epoca nello stile della recitazione ed anche se volete di come una volta assai lontano dal gossip moderno, si concepiva il divismo.

* Critico cinematografico e letterario, giornalista, dal 1976 inviato speciale RAI (TG1, TG2, TG3, TG3 Regionale, Rete Uno, Rete Due, Rete Tre) per Cinema, Spettacolo, Costume.

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