“Mamma li turchi” al Vittoria

di Elena Salvati

Se i grandi disastri mondiali, come il caso di Caporetto del 1917, sono entrati nella Storia e anche nel linguaggio comune, la stessa sorte è toccata alle Marocchinate, un termine legato indissolubilmente a una pagina oscura della Guerra di Liberazione da parte degli Alleati nel 1944. 

Ariele Vincenti, nei panni di Angelino, pastore della Ciociaria, racconta ad un noto giornalista italiano un fatto poco conosciuto avvenuto proprio durante la Liberazione: i “Goumiers”, l‘esercito marocchino unitosi a quello alleato, avendo contribuito allo sfondamento della linea tedesca di Montecassino, la Linea Gustav, riceve come ricompensa dagli Alleati il “diritto di preda” contro la popolazione civile, diritto da consumare entro le cinquanta ore di tempo. Per gli abitanti di Montecassino quelle cinquanta ore diventano momenti infernali dovendo assistere al saccheggio di oro, allo stupro di donne, uomini e bambini. Tra le donne vittime di violenza sessuale da parte dei marocchini c’è anche Silvina, la moglie di Angelino, la cui convalescenza sarà molto lunga e dolorosa, come per gran parte delle donne abusate che subiranno in seguito il ripudio dei mariti di ritorno dalla guerra perché ritenute consenzienti per i rapporti avuti con i marocchini. Da qui, ecco che arriva il termine coniato di “Marocchinate” per descrivere quegli abusi, esattamente quelli raccontati nel film “La Ciociara” con Sophia Loren in cui madre e figlia subiscono gli abusi de “Li turchi”. 

La scrittura di Ariele Vincenti insieme a Simone Cristicchi, la regia di Nicola Pistoia e l’aiuto regia di Teodora Mammoliti, riportano alla luce un evento storico che mostra un lato sconosciuto degli Alleati, per quanto considerati i liberatori dell’Italia dalla morsa nazista. Un viaggio lungo la Ciociaria, terra da sempre accreditata di allegria e fertilità diventata poi dopo le scorribande dell’esercito marocchino malinconica e spenta.

“Aspettavamo ji salvatori … so’ arrivati ji diavoli” dice Ariele Vincenti. Un monologo intenso, ben interpretato con una giusta carica di drammaticità – pur alleggerito da vari momenti comici – tanto da rendere lo spettatore un vero e proprio testimone di un atto di accusa contro la Storia. 

La scena allestita con pochi elementi, ma essenziali, con due semplici balle di fieno che fanno da sfondo ad un racconto di vite semplici, fatte di pastorizia e raccolti, destinate da un giorno all’altro a subire cambiamenti radicali irrimediabili. 

Tra le varie voci registrate fuori campo, facilmente riconoscibile è quella di Enzo Biagi: è sua la voce di una terra ferita che ha chiesto giustizia e un risarcimento che la Storia non ha mai riconosciuto, condannando questa storia al silenzio e cercando di avviarla col tempo al dimenticatoio, luogo dove vengono confinate le vergogne. 

Da ricordare le altre voci fuori campo di Massimo De Rossi, Elisabetta De Vito e Aurora Guido, le musiche evocative di Marcello Corvino, le luci di Marco Laudando che ben sottolineano i passaggi narrativi e i costumi di Sandra Cardini che dimostrano come con pochi elementi sia possibile costruire un personaggio in un determinato contesto storico. 

Marocchinate

di Simone Cristicchi e Ariele Vicente

regia di Nicola Pistoia

luci di Marco Laudando

costumi di Sandra Cardini

musiche dal vivo Marcello Corvino

Produzione La Bilancia

Lo Spettacolo è andato in scena al Teatro Vittoria di Roma dal 2 al 7 Maggio 2023. 

foto di copertina di Francesco Nannarelli