È in scena al Ridotto del Mercadante di Napoli, dal 17 al 27 febbraio, Natura morta con attori, di Fabrizio Sinisi per la regia di Benedetto Sicca.
Lo spettacolo rientra nella rassegna Innesti che inizia proprio con Natura morta e proseguirà fino a maggio.
In scena Francesco Roccasecca e Beatrice Vecchione che vanno ad eseguire un lavoro particolare, come si evince anche dal titolo.
Siamo di fronte a due figure “nude” che vestono i panni rispettivamente di un poeta e una prostituta i quali si incontrano in una notte durante la quale parlano di eventi passati ma, forse, anche futuri, come se tutto avvenisse sotto un presagio di morte.
Il tempo è cadenzato da una radio che annuncia l’ora e che allo stesso tempo riporta la notizia di alcuni assassinii, tra i quali, spicca quello di un poeta trovato morto all’idroscalo di Milano.
Si parla di un presunto serial killer di poeti, l’uomo/attore, rientra in casa con il cappotto bagnato. C’è un iniziale momento di presentazione, dell’attore o del personaggio, questo non è dato saperlo poiché lui, e dopo anche lei, usciranno ed entreranno spesso da sé. Quasi subito il personaggio/attore fa una telefonata, lui è sotto palco, lei al centro della scena, illuminata dal fondo ne vediamo solo la silhouette. La donna risponde e i due prendono un appuntamento.
Dal momento del loro incontro, tutto procederà in modo incalzante tra riferimenti a un passato più o meno remoto e discronie che non lasciano intendere il reale momento storico dell’azione, perché in effetti non c’è.
Ma, attenzione, i due si conoscono già, il loro primo incontro è avvenuto 12 anni prima a Venezia, durante una manifestazione. Era il 2010 e dunque saremmo nel 2022 ma alla radio si parla di un poeta assassinato all’idroscalo di Milano e subito lo spirito e la memoria di Pier Paolo Pasolini rendono l’atmosfera assai più densa.
In questo lavoro non vi è nulla di convenzionale, innanzitutto nel modo di raccontare quello che in apparenza è un banale rapporto uomo/donna. I due personaggi in scena sono tutto e non sono niente, sono corpi che si riempiono di significato e poi si svuotano costantemente, sono attori.
Il pensiero di base dal quale si parte è che tutti recitano, nessuno escluso, e che dunque la vera sfida è dire la verità. Stiamo parlando di un testo dalle note amare, oscure, figlio di antesignani di diversa nazionalità che hanno affrontato questo tema. Gli attori sono solo due e devono reggere un’ora di spettacolo senza mai far calare l’attenzione. Non è semplice, ma Vecchione e Roccasecca riescono nell’obiettivo di variare sul tema, di cambiare continuamente registro e di reggere il tempo-non tempo dello spettacolo.
La scena risponde all’esigenza di creare una sorta di scatola vuota con dei teli scorrevoli illuminati a seconda dell’esigenza, delle lampade a muro piuttosto classiche simulano un interno borghese non meglio identificato e i costumi sono “di maniera” e descrivono il personaggio tipo.
Questo contenitore vuoto, Natura morta con attori, viene animato e riempito con parole, oggetti, ombre e gestualità che portano la tensione al limite della sopportazione come se un nuovo delitto stesse per compiersi.
Si direbbe trattarsi di un thriller con dei rimandi alle atmosfere e alle evocazioni di Annibale Ruccello, qui in effetti siamo di fronte alle stesse attese e alla stessa interminabile notte, un tempo dilatato che prelude solo al peggio.
Alla fine però basta ricordarsi che si tratta di una finzione, una narrazione volta in questo caso a ricordare qualcosa, ricordare quello che è successo, ricordare i poeti, ricordare chi siamo malgrado la finzione, malgrado la maschera, malgrado il costume che indossiamo.