William non era Shakespeare

La più grande fake news del teatro

di Roberto Russo

William (o Will, che dir si voglia) non era “Shakespeare”. Per essere più chiari il William Shakspere (o Shagspere) come scrisse l’ufficiale di stato civile di Stratford il 26 aprile del 1564, non è stato l’autore delle opere attribuite al Progetto Shakespeare. La cosa è palese almeno da un paio di secoli. Una formazione culturale praticamente nulla, sei firme conosciute delle quali nessuna riguardante letteratura e teatro, una famiglia d’origine certamente cattolica, due figlie analfabete, nessuna notizia certa precedente al 1592, nessuna corrispondenza intercorsa con alcuno, un testamento nel quale non c’è alcun accenno alle 16 opere ancora inedite e nemmeno ad un libro o ad un manoscritto, disposizioni testamentarie compatibili con quelle di un proprietario terriero benestante ma certamente non con uno  scrittore. Sono tutti elementi rispetto ai quali la schiera tradizionalista, i cd. Fedeli della Bardolatria, blaterano spiegazioni al di là di ogni logica.

La numerosa pattuglia degli Eretici che annovera personaggi eccellenti con Freud, Twain, Henry James, Chaplin, Borges, Montale e tanti altri, ha evidenziato da sempre la totale incompatibilità fra l’enorme sapere delle Opere ed il nulla pneumatico della formazione culturale dell’uomo di Stratford. Eppure “Shakespeare” a partire dal ‘700, e non prima, diventa una Religione. L’assunzione della forma di Dogma, che pur in presenza di evidenti lacune non ammette alcuna prova contraria, non rientra nella normale dialettica riguardante Letteratura e Teatro, ma si attaglia perfettamente alla Religione e, in molti casi, alla cosiddetta Religione della Politica quando, cioè, si viene a formare un nuovo ordine sociale, economico e morale per il quale vanno cercati, e trovati, Esempi Alti, Emblemi. Shakespeare diventa religione durante il ‘700 quando, cioè, l’Inghilterra da potenza coloniale diventa Potenza Imperiale e quando, con la I Rivoluzione Industriale, il Capitalismo impone l’immagine dell’Homo Novus: il Self Made Man. Il William di Stratford, dall’origine oscura e poco documentata, tanto simile all’immagine del Sacro Bambino nato fra un bue ed un asinello, che partendo dal Nulla, diventa la Poesia incarnata, è il candidato ideale, puro anglo sassone, per giunta, per rappresentare la Vetta Artistica della Nazione che domina il mondo.

E poco importa se il commediografo Ben Jonson, nel 1623, avesse scritto: “Will conosceva poco il latino ed ignorava il greco”. E poco importa se nulla quadra nell’ostinarsi a considerare il ragazzo di campagna, Will di Stratford, il divino “Shakespeare”. Eppure la Verità è scritta. Perché la Verità, il vero profilo di coloro che diedero vita al Progetto Shakespeare, si mostra attraverso le Lettere Dedicatorie (così si chiamavano le Prefazioni ai libri di fine ‘500) di 5 libri. 5 libri esistenti. Consultabili. La prefazione più conosciuta è quella del Groatsworth del 1592 dello scrittore satirico Robert Greene che parla (molto male) dello Shake-scene (lo Scuoti- scena, l’attore Will di Stratford) ma soprattutto dello Iohannes Factotum, nomignolo dietro al quale si cela il vero artefice del Progetto Shakespeare. Basta collegare questa prefazione ad altre: al Menaphone del 1589, scritta da Thomas Nashe per il libro di Greene, al Mournin Garments di Greene del 1590, al Second Fruits di John Florio del 1591, e al Words of World sempre di Florio del 1598 per comprendere non “CHI” ma “COSA” fosse veramente SHAKESPEARE.

Shakespeare era un progetto artistico, culturale ed economico basato sui 2 Florio (John e suo padre Michelangelo) e sull’attore ed impresario William Shakspere di Stratford al quale diedero il loro apporto anche altri scrittori come Ben Jonson, Edward De Vere e Thomas Nashe. In 16 casi su 32, ed anche nella prima edizione dei Sonetti del 1609, il nome dell’autore è scritto così: “SHAKE – SPEARES”. Letteralmente significa: Dello Scuoti Lancia di colui, cioè, che arma la lancia contro l’intolleranza religiosa. E’ un messaggio Riformato Massone e Rosacrociano. I due Florio, padre e figlio, venivano proprio da questi ambienti. Michelangelo era italiano, nato a Firenze da famiglia ebraica convertita al cattolicesimo, divenne prima francescano e poi, convertito al luteranesimo, fuggì dal carcere di Tor di Nona a Roma emigrando in Inghilterra. Qui, nel 1552, nacque John, lo Iohannes Factotum contro il quale si scagliò Greene nella prefazione al Groatsworth.

L’argomento sui Florio e sul Progetto Shakespeare è lungo ed affascinante. Questo mio breve intervento aveva lo scopo di smuovere le acque.