María Faustina Orobio Solís, cantadora tradizionale
María Faustina Orobio Solís rappresenta uno dei più importanti Maestri e Salvaguardia di quel genere che viene definito “Música di marimba e canti tradizionali del Pacifico del Sud della Colombia” in base alla Risoluzione n. 1645 del 31 luglio 2010 del Ministero della Cultura della Repubblica di Colombia e che è riconosciuto come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Ambito Nazionale.
Prima di parlare della nostra “cantadora”, vorrei spiegare ai non addetti ai lavori l’essenza di questa tradizione.
Si tratta di un corpus musicale della costa meridionale del Pacifico della Colombia, con il quale si identifica praticamente tutta la produzione musicale della zona. La marimba del Pacifico è il prodotto della ricostruzione di uno strumento indigeno basato su memorie africane e influenze indigene che in realtà apparve all’origine sulla costa settentrionale dell’Ecuador nel XVIII secolo, da dove si diffuse, in Colombia, tra Barbacoas e Buenaventura. E sono proprio gli afrocolombiani i principali portatori di questa manifestazione, che però viene anche praticata tra i gruppi meticci sulle spiagge di Amarales, Vigía e Mulatos, sulla costa di Nariño.
La Marimba è uno strumento musicale a percussione di origine africana, che è costituito da una serie di stecche di legno duro (simili a quelle dello xilofono), sotto le quali sono collocate come risuonatori grandi canne di bambù. Il suono della marimba è prodotto mediante percussioni utilizzando feltro o bastoncini di gomma su tavole di legno duro abbinate. Le lamelle sono disposte come i tasti di un pianoforte, con i gruppi di due e tre alterazioni (i tasti neri) collocati orizzontalmente sulle lamelle dal suono naturale e variano in numero da 12 a 24, e su di esse sono distribuiti i suoni bassi (bordoni) e quelli acuti (tiples). La sua accordatura tradizionale non si adatta alla scala occidentale, anche se la modernità e la necessità di interagire nei concerti con altri strumenti impongono l’accordatura dodecafonica.
Numerose sono le musiche che si articolavano intorno alla marimba, soprattutto il currulao, la juga, il pango, la caderona, l’andarele, la rumba, musiche che venivano praticate durante le feste familiari, le celebrazioni a carattere religioso e cerimoniale, come il bunde e l’arrullo (una sorta di ninna nanna).
Con queste musiche tradizionali, si celebrano le feste patronali, i santi vengono “pianti” nelle chiese o nelle case, oppure trasportati su zattere lungo il fiume, come nel caso della Vergine del Carmen. C’è anche una parte di questa musica cantata a cappella o accompagnata solo da un tamburo che non coinvolge la marimba. Tra questi canti conosciamo gli alabaos o canti funebri per adulti, le ninne nanne e i bunde de angelito o chigualos, ossia le canzoni che le donne cantano soprattutto mentre navigano nelle loro piccole canoe e durante i giochi dei bambini. Un esempio di questi canti a cappella lo possiamo ascoltare nel disco Intitolato Revivir Ancestral, un Cd di Alabaios, canti di adorazione ai Santi e di addio ai defunti eseguiti dal Grupo Cagüinga. Questi canti sono interpretati da varie persone, obbedendo a un verso e a una risposta, dove il verso può essere a due voci e la risposta a tre o più voci: il gioco di queste voci consolida una armonia particolare della musica dei neri del Pacifico come afferma Paola Andrea Heneo in una intervista a Michael Birenbaum.
Generalmente la marimba coinvolge un gruppo composto da uno o due di questi strumenti, due cununos e due grancasse (maschio e femmina), e un gruppo di cantanti donne che usano come strumento un idiofono chiamato guasá, costituito da un tubo di guadua (un genere di bambù neotropicale) che contiene semi di achira (canna indiana) essiccata.
In queste celebrazioni gli uomini e le donne hanno avuto diversi ruoli principali: la donna nei canti e nel suonare lo strumento chiamato guasá, e gli uomini nella marimba e nelle percussioni del tamburo. La formazione dei gruppi musicali di marimba è sempre stata legata alla struttura familiare, tanto che alcune famiglie dei paesi rivieraschi sono diventate custodi di eredità culturali musicali e centri di riferimento per le celebrazioni musicali.
La cosa importante è che queste tradizioni hanno rappresentato un elemento di resistenza nei secoli di schiavitù e successivamente un elemento identitario per le comunità libere che abitano le sponde del Pacifico. Non è servito solo a riunire le comunità, ma anche a mantenere viva la lotta per la libertà e a riaffermare i legami di parentela attraverso festività o eventi della vita come la nascita, il matrimonio e la morte.
Ma veniamo alla meravigliosa Faustina, una ‘giovane’ quasi settantenne, nata in una città del Pacifico chiamata Limones, in Colombia. Ha vissuto a Bogotà e poi ha scelto di trasferirsi nel pittoresco villaggio di Guapi, tra il fiume, l’oceano Pacifico e una lussureggiante foresta tropicale.
Oggi Faustina, senza dubbio, può essere riconosciuta, per la sua grande carriera e per la sua vasta conoscenza della musica e della tradizione orale della sua regione, come uno dei rappresentanti e custodi della Musica Marimba e dei Canti Tradizionali, se ne occupa da quasi cinquant’anni. C’è un documentario straordinario Mi Santa Comadre (Etichetta Indipendente Resistencia Music®, Produttore Fonografico e Audiovisivo), che narra la vita e l’opera della Maestra Faustina Orobio, che si apre con una frase del poeta, etnologo e scrittore Alfredo Vanín Romero che la dipinge così:
«Faustina Orobio discende da quelle donne che cantavano all’ombra dei musicisti maschi nelle notti di ‘currulao’ o di ‘arrullos’ senza fine. Ma la sua vocazione era diversa: cantare la propria musica, stare davanti alle maree del Pacifico con la sua voce dolce, proprio come altre avevano cominciato a suonare la marimba, fino a poco tempo fa uno strumento vietato alle donne.
Guapireña, paziente e talentuosa, scoprì che poteva creare il suo nuovo mondo dai suoi antenati e iniziò a comporre le sue melodie che parlavano di pace e guerra, di tempi che si erano sovrapposti a esistenze che tradizionalmente non avevano fatto niente di più che vivere come alleate del mondo, con le sue gioie e i suoi conflitti».
Per i neri colombiani la musica rappresentava davvero tutto e racchiudeva tutti gli insegnamenti degli antenati, ma per Faustina un ruolo fondamentale lo ebbe senza dubbio sua nonna “su abuela”, che le trasferì tutte le conoscenze da tramandare alle nuove generazioni.
Faustina stessa racconta che gli strumenti musicali, i ‘bombos’, i ‘cununos’ «li costruivano in montagna», poi afferma: «gli animali che cacciavano in nostri antenati venivano usati come cibo e le pelli venivano usate per realizzare i loro strumenti, grancasse e ‘cununos’. Per creare quella parte della grancassa che suona più forte, si usava la pelle del ‘Tatauro’ (una specie di cinghiale della giungla) mentre per la parte che suona più dolce si utilizzava la pelle del cervo. Per quanto concerne i ‘cununos’, il cununo maschio indossa la pelle di Tatauro e il cununo femmina indossa la pelle di cervo perché la pelle del cervo è più morbida di quella del Tatauro. La palma chonta invece forniva ai nostri antenati un frutto chiamato “Chontaduro”: essi tagliavano questa palma, la lasciavano seccare e così ricavavano le tavole di marimba, tipica di noi neri del Pacifico e ci ricorda che apparteniamo alla giungla».
Faustina ha iniziato a insegnare queste trazioni orali ai suoi figli e ai figli dei suoi vicini; e vedendo il potenziale dei ragazzi, ha proposto loro di formare un gruppo musicale tradizionale chiamato: “Los curruleros de Guapi”. E siccome si era accorta dell’interesse che nutrivano i bambini per le sue lezioni di musica, decise di fondare la sua scuola “Bambini costruttori di Pace”. Questo le consentiva anche di poter cambiare l’esistenza di alcuni di loro grazie alla musica.
Con il gruppo ‘Los Curruleros’, composto da Yeiner Orobio (marimba), Ciro Silva e Jenner Ruiz (grancassa), Heriberto Bonilla (cununos), Martha Cecilia Torres e Ledy Karola Mancilla Perlaza (cori e guasà), è nato il primo album di Faustina intitolato La Belleza de Mi Pueblo dove lei racconta tutte le esperienze vissute in prima persona a Limones e a Guapi. Famoso di questo album è il brano Campanero Repicá (Campanaro suona), in merito al quale lei dichiara: «…ho apportato una serie di modifiche rispetto allo schema abituale del “los arrullos” antichi. Compongo sempre i miei testi mentre sto lavando, cucinando o stirando: e proprio in una di quelle giornate che ero in casa e lavavo, le campane hanno iniziato a suonare a mezzogiorno e questo mi ha ispirato il motivo, ma mentre cantavo ho pensato che sarebbe stato interessante scambiare qualcosa degli stili tipici delle due regioni di Nariño e Cauca; ecco perché “Campanero Repicá” suona così, perché ha tre “gritos” come si fa nel genere del “Currulao” e “un respondido” (N.D.T.: una sorta di botta e risposta musicale, ossia una successione di due frasi, solitamente dichiarate da due musicisti distinti, e dove la seconda funge da commento di risposta alla prima, in questo caso da parte del coro) come nello stile dell’“arrullo”, quindi è un “arrullo praticamente bambuquiado” (unendo cioè il ritmo musicale dell’arrullo con quello del ‘bambuco’) e giuro che se avessi composto prima, quel tema mi avrebbe dato più forza per continuare a comporre. Passando ad un’altra canzone, ad esempio, c’è Las Ostras, beh immaginatevi una ragazza cresciuta a Bogotá (ridete), che arriva a Limones a “Pianguar, a cangrajear, a chorguiar, a almejear, a sangariar y a pariburrear” (raccolta di diverse specie di ostriche), e viene pizzicata dal jején (una specie di zanzara) che entra ed esce dal mare. Limones è il paese più bello e più caldo che ci sia, è acqua dolce e acqua salata. Con mia nonna, mia madre e le mie zie, andavamo a raccogliere tutte quelle ostriche per venderle per il nostro sostentamento e anche per mangiarle. I bambini le mangiano ma non sanno da dove vengono. A mia figlia Rocío, quando era alle elementari, fu chiesto come compito di cantare una canzone che avesse qualcosa a che fare con il suo paese: così ho scritto quella canzone e gliel’ho regalata e lei ha vinto il primo posto nella sua scuola. Un giorno che già cantavo con Los Curruleros, Rocío mi disse di cantare la canzone delle Ostriche perché era molto rappresentativa di Limones».
De resto Faustina ha trasferito questa passione anche a suo figlio Yeiner, che è un costruttore e suonatore di marimba e che ha preso lezioni di musica dal Maestro Silvino Mina, il quale gli ha anche insegnato l’arte della costruzione di questi strumenti musicali.
Quando chiedi a Faustina perché ha scelto di trasferirsi a Guapi, rivolgendosi al visitatore afferma: «Troverai musica, musica molto edificante, con una gastronomia molto deliziosa, un ambiente molto culturale e ancora sano, perché nonostante tutto, ci sono ancora parti sane». E poi aggiunge: «C’è un posto chiamato “Anbua Cave” dove puoi vedere animali, acqua pura e cristallina. Sulle spiagge ci sono gli estuari, le secche, le mangrovie, ecc.».
Con il nuovo gruppo musicale “Minga Pacifica” composto da Jayer Torres Alomía (voce solista, marimba, cununo maschili e femminili, bombo arrullador, guasá e cori), Kizu (voce solista e marimba, bombo), Katherine Quiñones (voce solista, cori), Zoraya Caicedo (voce principale, cori), Paul Ospina (chitarra acustica) Faustina ha pubblicato il suo secondo album Verseando Con Los Abuelos, prodotto da Resistencia Musica S.a.S.
Perché si intitola proprio “Minga Pacifica”? La minga è una pratica diffusa a Limones dove capita che in qualche lavoro le persone si aiutino tra loro e si dice “facciamo la Minga”. Per realizzare questo disco, grazie a Luis Carlos Osorio Páez cheha proposto questa collaborazione a musicisti che vengono tutti dal Pacifico, ognuno da un territorio diverso, si è adottato questo sistema collaborativo e per questo si chiama ‘Minga Pacifica’.
Faustina ama talmente la musica che la considera uno strumento di elevazione spirituale, di cura, di pace. Mi piace citare una sua frase in merito:
«Colui che vive immerso nella musica, ha pochissimo tempo per pensare alle cose cattive, ha molte possibilità di perdonare e donare tanto amore, per colui che ama la musica, anche le malattie scompaiono, perché la musica rilassa e ristora lo spirito e il corpo».
Per salvaguardare questa antica tradizione uno degli strumenti è fornito dalla Scuole di Musica a Danze Tradizionali che consentono di effettuare la pratica, diffondere la conoscenza, che hanno in dotazione gli strumenti tradizionali e il materiale pedagogico; nella regione ce ne sono 14 e sono frequentate da ben 1.828 bambini e giovani, inclusi quelli appartenenti alla popolazione rurale. Si trovano a Buenaventura, Puerto Merizalde, Santa Bárbara de Timbiquí, San José de Timbiquí, Guapi, Limones, El Charco, Tumaco e Cali (che è la città culturalmente ed economicamente più legata al Pacífico, dove si svolge il Festival Petronio Álvarez che aggrega tutte le popolazioni che praticano queste tradizioni).
La scuola di Faustina a Guapi è quindi fondamentale per la gente della zona, ma purtroppo un incendio causato da un vicino di casa ha coinvolto anche la dimora della Maestra, dove teneva anche le sue lezioni, e nell’incendio sono stati distrutti tutti gli strumenti che possedeva. Da allora, la Maestra Faustina si batte per ottenere il sostegno di enti e/o persone che possano aiutarla a realizzare questo sogno chiamato scuola di musica tradizionale: “Bambini Costruttori di Pace”. Magari anche noi possiamo sostenerla con un regalo, con la diffusione del suo lavoro, con la ricerca di sponsor, con La Minga…
Foto di copertina: La Cantadora María Faustina Orobio Solís – @Lucho Osorio Páez