L’operina da quattro soldi al Teatro Basilica

Sabato 1 e domenica 2 Aprile al Teatro Basilica è andato in scena L’operina da Quattro Soldi interpretata da Marco Natalucci con musiche originali di Francesco Giorgi per la drammaturgia e la regia di Gianfranco Pedullà.

La prima di questo lavoro risale al luglio del 2021 al Teatro Romano di Fiesole: in quel caso venne messa in scena da più attori.

Noi l’abbiamo vista al Teatro Basilica, e in questa occasione era interpretata interamente da Marco Natalucci: da grande attore ha saputo rendere i vari personaggi creando l’illusione che sul palco ci fossero molti più attori.

Marco Natalucci ha poi utilizzato alcuni oggetti di scena per evocare le varie ambientazioni e situazioni che di volta in volta seguivano la storia. Questi oggetti, come un tamburo e delle padelle appese, avevano principalmente lo scopo di creare dei rumori.

Tutte queste scelte e soluzioni sonore possono far nascere una riflessione: ovvero che quest’opera, nell’interpretazione che abbiamo visto al Teatro Basilica, sia particolarmente adatta per l’ascolto. Le “maschere” interpretate da Natalucci erano così caratterizzate che sembrava veramente di avere più attori sulla scena.

Il racconto ha le sfumature del noir. Ci viene presentato un mondo corrotto e pieno di contraddizioni. Viene nominato il nuovo capo di una delle grandi bande criminali della Capitale. Queste organizzazioni affondano le loro radici nel potere tra politica e alta borghesia. Il finale è del tutto inaspettato, si sfonda la quarta parete e si scopre che è tutta una finzione.

Così, senza alcuna modifica, L’operina da quattro soldi potrebbe funzionare benissimo anche per la radio. Un nuovo radiodramma – o in questo caso – una nuova “radio-operina” che crea con il solo ascolto la possibilità di vedere nella propria immaginazione la storia raccontata.

Il valore sonoro di questo lavoro non passa solo attraverso la recitazione e la storia ma anche – e c’è da dirlo – soprattutto attraverso la musica: la forma d’arte che più di tutte, con il solo suono, riesce ad evocare pensieri fantastici.

Le musiche originali di Francesco Giorgi sono state eseguite da Angelica Foschi (fisarmonica, pianoforte e voce), Dagmar Bathmann (violoncello e voce), Giuseppe Alberti (tromba) e lo stesso Francesco Giorgi (violino, mandolino, voce e direzione musicale).

Questa particolare formazione, unita ad un efficacissimo arrangiamento – opera sempre di Giorgi – davano l’illusione di un’orchestra. Qui troviamo infatti una specularità con quanto detto in merito alla recitazione di Marco Natalucci: in entrambi i casi con l’ascolto si assisteva a una moltiplicazione di quello che si sentiva rispetto alla presenza effettiva di artisti sul palco.

Nell’insieme, il suono che scaturiva dalla musica risultava pieno e corposo, l’abbinamento violoncello-violino creava poi un tale sostegno ritmico che, unito al pianoforte, non rimpiangeva affatto l’assenza della batteria. Il suono era – per trovare qualche aggettivo – brioso, dinamico, leggero.