Folle d’amore, lucida di dolore

La voce di Alda Merini risuona vibrante contro il silenzio del manicomio

È il Teatro Cometa Off di Roma ad ospitare la pièce La chiamavamo Terra Santa, che si è rivelato essere molto più di uno spettacolo teatrale: è un atto d’amore, un atto di memoria, un atto politico. Scritto da Alessandro Fea e Stella Novari, vede in scena la stessa Novari con le sonorizzazioni suggestive curate ed eseguite da Alessandro Fea. Questo lavoro attinge con devozione e rigore a uno dei nuclei più emozionanti della produzione di Alda Merini, La Terra Santa, componimento poetico nato dalle viscere dell’internamento manicomiale, eppure capace di una spiritualità quasi sacrale.

La chiamavamo Terra Santa – Stella Novari

Alda Merini non è semplicemente evocata in scena ma resa presente attraverso le sue parole, che affiorano come scie di luce nel buio. Lo spettacolo condotto attraverso lettura di alcuni brani e poesie – tratte da La Terra Santa – della Merini, lascia poi spazio all’interpretazione della Novari nei passaggi più emozionali, restituendo una tridimensionalità alla parola scritta. E allora escono fuori i dialoghi tra Alda e Aldo, tra Alda ed il Dottor G.; l’espediente delle marionette, consente alla Novari di giocare con diversi ruoli, passando attraverso differenti toni vocali e posture, così da non rendere lo spettacolo solo un monologo, ma dando realtà e sostanza alle figure che hanno accompagnato la Merini nel suo internamento.

La poesia della Merini è carne, sangue, urlo e canto. La Terra Santa, scritto negli anni successivi alla sua permanenza nel manicomio Paolo Pini di Milano (tra il 1965 e il 1972), non è solo una raccolta di versi, ma un diario visionario, una cronaca mistica di sopravvivenza all’annientamento psichico e sociale. Il titolo stesso dell’opera – e dello spettacolo – è già di per sé un paradosso struggente: “Terra Santa” è il luogo della malattia mentale, della reclusione, dell’abbandono, ma anche dell’illuminazione poetica, della sospensione del giudizio morale, della rinascita interiore.

Lo spettacolo non può prescindere dal contesto storico in cui quelle poesie sono nate. Siamo in un’Italia pre-legge Basaglia, in cui i manicomi erano ancora luoghi di segregazione più che di cura, istituzioni totali dove il malato mentale era spogliato della propria umanità, ridotto a corpo da contenere. Merini attraversa quell’inferno in silenzio, senza che il mondo la ascolti. Ma la sua voce sopravvive ai sedativi, ai letti di contenzione, al silenzio, ai 46 elettroshock subiti.

La chiamavamo Terra Santa intende restituire questa dimensione storica: lo spettatore non assiste solo a un omaggio poetico, ma a un atto di denuncia, che si fa meditazione collettiva su cosa significhi essere “al margine”, e su come la società abbia, per decenni, normalizzato l’esclusione.

Stella Novari porta dunque in scena questa materia incandescente con una delicatezza commovente. Non cerca l’imitazione, ma l’evocazione. La sua voce vibra di emozioni trattenute, mai gridate, e proprio per questo ancora più potenti. Attraverso la musicalità dei versi meriniani e le atmosfere sonore di Alessandro Fea, si crea un ambiente quasi liturgico, dove il dolore si trasfigura in canto.

La chiamavamo Terra Santa – Stella Novari

“La pazzia mi ha visitato / mi ha fatto grande” scriveva Merini. E così è stato. La chiamavamo Terra Santa rende onore non solo alla poetessa, ma alla donna Alda Merini: fragile, irriverente, martire e santa, mistica e sensuale, attraversata dalla sofferenza ma mai vinta. La sua vicenda umana diventa universale: la storia di chi è stato zittito, e ha saputo trovare nella parola poetica la via per gridare al mondo la propria esistenza.

In un tempo in cui la memoria delle istituzioni manicomiali rischia di sbiadire, questo spettacolo è necessario. È un atto di resistenza poetica e civile. È un modo per ricordare – e comprendere – che la poesia, quando nasce dal dolore vero, può salvare. E può cambiare lo sguardo di chi ascolta.

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La chiamavamo Terra Santa, drammaturgia e regia di Alessandro Fea e Stella Novari, con Stella Novari, musiche Alessandro Fea – Teatro Cometa Off 15 e 16 aprile 2025

Foto di ©Grazia Menna

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