Un viaggio emozionante e adrenalinico attraverso un’ America del prossimo futuro divisa dalla guerra civile
Le grandi majors di Hollywood, Paramount, Mgm, Sony, Fox, Warner Bros e Universal evidentemente non lo hanno voluto produrre né distribuire.
Prodotto con un sostanzioso budget di 50 milioni di dollari arriva in Italia Civil War, il film più costoso mai realizzato da una casa di produzione indipendente, che supera di gran lunga i precedenti film di Alex Garland (Dredd – Il giudice dell’Apocalisse ed Ex Machina).
Il film che è cronaca caleidoscopica dell’orrore di ogni conflitto è un’esclusiva Leone Group dei fratelli Leone, figli del noto regista, in collaborazione con 01 di Rai Cinema, è stato presentato in anteprima la scorsa settimana alla Sala 3 del Cinema Moderno di Roma. Protagonisti Kirsten Dust (premio miglior interprete femminile al Festival di Cannes del 2011 per Melancholia di Lars Von Trier), Nick Offerman e Wagner Moura.
A fine proiezione dibattito finale presenti Zerocalcare e l’inviato speciale del TG3 Nico Piro, per un film che la pubblicità ufficiale indica come “incendiario, brutale e ambientato in un futuro non troppo lontano”.
Civil War, dramma distopico, è la storia di un caparbio fotoreporter, che guida un gruppo di corrispondenti di guerra in un viaggio verso il fronte mentre gli Stati Uniti sono alle prese con una devastante guerra civile interna che ha trasformato la vista di carri armati, bombardamenti aerei e morti ammazzati, in un evento quasi quotidiano per conquistare il potere asserragliato con il suo Presidente a Washington in una Casa Bianca difesa come Fort Alamo. È uno sguardo fermo e implacabile su una nazione divisa e violenta.
Il film che sarà nelle sale italiane dal prossimo 18 aprile, proprio mentre iniziano a farsi sentire le prime schermaglie in previsione delle presidenziali negli Stati Uniti a novembre, inizia nel bel mezzo di un conflitto in cui Texas e California sono alleati nel “fronte occidentale” al quale si unisce anche la Florida in risposta a un presidente autoritario al terzo mandato che ha abbandonato la Costituzione, sciolto l’FBI, autorizzato attacchi aerei sui suoi stessi cittadini e ora punta a “ eliminare le ultime sacche di resistenza”.
Il capitolo più oscuro dell’America non è mai stato lontano dalla vivida immaginazione di Hollywood. Da Via col vento a Gloria a Lincoln, i film ci hanno portato la barbarie e la politica della guerra civile. E se il sanguinoso conflitto del XIX secolo fosse semplicemente la nostra prima guerra civile? La mancanza di umanità in alcune scene è scioccante, nessuna regola e un cinico disprezzo per la vita umana.
E da che parte sta il primo inquilino della Casa Bianca destinato a morire, in una sequenza difficile da dimenticare? E perché la Segretaria di Stato di colore, ultima a difendere il Presidente davanti alla porta dello Studio Ovale, chiede la resa invocando la vita del Presidente e la garanzia di un’estradizione in Alaska o Groenlandia? E che fine hanno fatto la Svizzera, l’Euoropa, la Groenlandia e il Sud America?
Civil War lascia domande senza risposte su come è iniziata la guerra e, in una certa misura, su chi siano i buoni. «Volevo che questa storia fosse vista attraverso gli occhi dei giornalisti anche se tutti odiano i giornalisti», ha dichiarato Garland. «Ho pensato che fosse una cosa davvero interessante da dire. È un po’ come dire: Tutti odiano i dottori. Beh, non puoi odiare i medici, perché di medici hai bisogno. E in realtà, sappiamo che ogni paese sano ha bisogno di giornalisti. Ha bisogno della libertà di stampa».
Non voglio svelare altro se non che fra spettacolari effetti speciali che quelli di Apocalipse now, fanno sorridere, il film si snoda seguendo le orme di una fotoreporter e di un’inviato del New York Times.
Il regista Alex Garland, che è stato lo sceneggiatore e il produttore dell’apocalittico 28 giorni dopo (La fine del mondo) di Danny Boyle, un’autore che ha sposato la filosofia creativa proiettata verso i grandi enigmi, come quello di chi scrive nel giudicare questo film, sottolinea che il racconto si snoda fra verità e incubo, flirta con la fantascienza e indaga le contraddizioni della natura umana, rifiutando l’etichetta di disaster movie con l’intento di lanciare un monito: Attenzione non votate Trump o se preferite non votate Biden!