Il teatro dinamico e perturbante di Antonio Rezza e Flavia Mastrella al Vascello di Roma
Anelante: questo participio presente ci evoca un moto di agitazione e di ricerca, che il corpo di Antonio Rezza incarna rendendo fisico e tangibile uno stato “puramente” d’animo.
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Come suole fare, Rezza irrompe sulla scena del Teatro Vascello di Roma con salti frenetici, scanditi dal ritmo di una familiare suoneria, vecchia maniera, di cellulare. Il pubblico, che è venuto o tornato a vedere questo spettacolo, che data il suo primo debutto nel lontano 2015, è scosso e travolto dall’energia spasmodica che si sprigiona da un corpo in perenne movimento, carico di tensione, che si presenta ancora con una fisicità elastica, vigorosa ed atletica, pronto a lanciarsi negli spazi disegnati a terra dalla scenografia, o meglio dell’habitat, creata per lui da Flavia Mastrella.
Davanti agli spettatori la figura inquieta e magnetica di Rezza, capace di creare un paradosso scenico che cattura e destabilizza. Questo è l’ingresso in un mondo surreale, dove ogni elemento sembra privo di logica apparente, ma è proprio questa assenza a generare stupore.
La narrazione di quest’opera teatrale non segue un filo conduttore lineare, non si limita a raccontare una storia, ma si frammenta in una molteplicità di episodi, ciascuno dei quali diventa un pretesto per mettere a nudo le ipocrisie e le incongruenze dell’essere umano. La matematica, la religione, la famiglia, il sesso, la politica, la psicanalisi, e persino la vita e la morte, sono i temi che si intrecciano sul palco per svelare le contraddizioni di un’umanità fallace. Un’umanità che, nel suo tentativo di aderire a modelli sociali dominanti, si svela incoerente, persa nella propria ambiguità. E così gli spettatori sono trasportati in fantastiche teorie enunciate da Keplero, da Copernico, da Pitagora; in tutto questa narrazione una figura dalla quale Rezza parte e fa ritorno nel moto circolare della sua narrazione, è quella di Freud, che viene deriso come un fortunato opportunista che ha costruito un impero economico sui sogni di chi ha sonno.
Gli habitat scenici, come detto firmati da Flavia Mastrella che ha curato con sapienza e visionaria maestria la regia dello spettacolo, amplificano l’effetto di spaesamento. Le geometrie astratte e le strutture architettoniche, composte da tendine e veli, creano un gioco di rivelazioni e nascondimenti che abbiamo imparato a conoscere: braccia, gambe e corpi frammentati emergono e si dissolvono, evocando un’atmosfera dadaista.
Il tendere di tutta la pièce è nel sovvertire ed esasperare i luoghi comuni, attraverso uno sguardo cinico e impietoso. Si ride, ma è una risata che morde e colpisce, perché, come sempre accade negli spettacoli di questo straordinario duo, il bersaglio siamo noi stessi.
Ma Anelante rispetto a precedenti opere annovera la presenza di altri attori in scena accanto a Rezza. Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara A. Perrini ed Enzo Di Norscia , che non interpretano veri e propri personaggi, ma si configurano come un coro frammentato, un intreccio di voci che amplifica e accompagna il protagonista. Nonostante il contributo collettivo, la voce di Rezza rimane il centro pulsante dell’azione, un filo conduttore che non smette mai di dominare la scena; questa condizione performativa è dirompente nel quadro scenico in cui Rezza, Ivan Bellavista e Chiara Perrini, si parlano l’un sull’altro fingendosi seduti di un tavolo; il pubblico riesce a focalizzare il discorso che Rezza porta avanti, senza essere distolto dai dialoghi di Bellavista o Perrini, che a tratti sovrastano con la voce lo stesso Rezza. Tanto può il magnetismo scenico di Rezza.
L’essenza di “Anelante” sembra risiedere nella celebrazione delle molteplici forme dell’inconscio, un magma pulsante e vitale che si scontra con una società dominata dalla morale. È una rivolta contro le costrizioni sociali, un atto di liberazione che si traduce nella fisicità del corpo. Quel corpo, così centrale nell’opera, diventa metafora dell’essere umano, esprimendo la frattura tra ciò che si dovrebbe essere e ciò che si è realmente.
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Siamo difronte, forse, ad un inno alla follia, non come delirio fine a sé stesso, ma come unico strumento per rompere le catene della convenzione. È un grido di libertà che travolge e scuote, lasciando gli spettatori a confrontarsi con le proprie fragilità e incoerenze. Un viaggio teatrale che, attraverso il paradosso e l’irriverenza, si fa specchio di una realtà che solo nell’assurdo riesce a svelarsi davvero.
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ANELANTE di Flavia Mastrella , Antonio Rezza con Antonio Rezza, Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara A. Perrini, Enzo Di Norscia – habitat di Flavia Mastrella – assistente alla creazione Massimo Camilli – luci e tecnica Daria Grispino – macchinista Andrea Zanarini – organizzazione Tamara Viola, Stefania Saltarelli – Teatro Vascello dal 14 al 19 Gennaio 2025
Foto di ©Grazia Menna