Al Teatro Nuovo di Verona in scena “Lo zoo di vetro”, capolavoro di Tennessee Williams e drammaturgia americana.
St Louis, anni Trenta. Protagonista la famiglia Wingfield costituita dalla madre Amanda ( Mariangela D’Abbraccio ), il figlio Tom ( Gabriele Anagni ) e la figlia Laura ( Elisabetta Mirra ). Sullo sfondo un quadro con la fotografia di un giovane uomo sorridente, marito e padre dei protagonisti di questa storia, un genitore assente che abbandonò la famiglia perché “lavorava ai telefoni e s’innamorò delle interurbane” dice Tom, personaggio e voce narrante di questa storia.
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La madre Amanda è una donna caotica e vitale, ancorata ad un passato che vive con rimpianto e determinata a garantire un futuro sereno ai propri figli. La figlia Laura è zoppa a causa di una malattia avuta nell’infanzia, questo evento ha reso la ragazza timida ed insicura verso il mondo esterno, unico rifugio per lei, il suo dolce “zoo di vetro” costituito da fragili e scintillanti figurine animali con cui la giovane passa la maggior parte del suo tempo.
Il figlio Tom lavora svogliatamente presso un magazzino di scarpe per mantenere le due donne, la sua esistenza è frustrata da sogni messi da parte, unica distrazione il cinematografo che lo porta a stare fuori la notte alimentando le preoccupazioni della ansiosa madre. Amanda in preda allo sconforto per gli insuccessi scolastici della figlia chiede a Tom di invitare a cena il suo amico Jim ( Pavel Zelinskiy ) sul quale la donna nutre grandi speranze per il futuro della figlia.
La trama resta fedele all’ omonima dramma in due atti di Tennessee Williams, come ne resta fedele la sceneggiatura, basata sulla traduzione di Gerardo Guerrieri. Alla regia Pierluigi Pizzi che si occupa anche delle scene e dei costumi.
L’ambientazione occupa tutta la scena ricreando una casa dai colori caldi e gialli, centrale un tavolo che i personaggi preparano e disfano lungo tutta la trama; dietro la presenza costante di quel non genitore fuggito lontano, una fotografia sorridente in bianco e nero al centro della stanza ed illuminata. Ai lati due divani chiari, a destra un mobile su cui risiede lo zoo di vetro di Laura, lì la luce di scena si posa delicatamente sui piccoli animali facendone splendere i riflessi; subito dietro un pianoforte, su cui ogni tanto risuona qualche malinconica melodia.
Sulla sinistra una finestra da cui i nostri personaggi parlano alla luna; infine sullo sfondo due porte, una che conduce all’ utilità di altre stanze tra cui la cucina, l’altra che porta all’esterno. Tom si muove da un lato all’altro di questi spazi non solo quando è voce narrante ma anche quando è stesso personaggio della trama; quasi a dare l’impressione di volere essere spesso marginale a quel contesto, non volendone stare al centro, a differenza di sua madre Amanda che il centro se lo prende tutto e ne è pilastro portante.
Amanda è un personaggio forte e fragile, aggrappata con tutta se stessa ad un passato di vitalità e gioie che non le appartiene più. Vive dei suoi ricordi di ragazza a Blue Montain, quando una domenica pomeriggio “vostra madre ricevette la bellezza di diciassette pretendenti” afferma raccontando gioiosa lo stesso identico episodio ai due figli. Tutte memorie che la donna evoca con gioia e sguardo perso nel vuoto, ad un tratto la realtà: “Ma …scelsi vostro padre!” dice con tono triste e sommesso, un rimpianto che non nasconde davanti ai figli e che la rende prigioniera nel presente di una scelta passata.
Laura è il personaggio più solo e triste di questo dramma moderno, incapace di affrontare un mondo reale che la spaventa, vive nelle sue fantasie e figurine di vetro, fragili e preziose come lei, troppo delicata per la vita. In questa mal considerazione di se stessa Laura vive ogni giorno, fin troppo arrendevole alla sua condizione, succube di una madre fin troppo apprensiva ed ansiosa. Laura è ingabbiata nella sua stessa condizione e debolezza, come il suo zoo di vetro è protetta dalla madre con fin troppa maniacale cura, una cura benevola e nociva che non fa altro che incrementarne le insicurezze.
Infine Tom, costretto ad una vita di responsabilità non scelte, con l’animo da poeta e un lavoro da impiegato che gli va stretto. Unico svago il cinematografo perché “mi piacciono le avventure. Di avventure ne ho poche al lavoro, così vado al cinematografo”. Tom intrappolato in una vita che non gli appartiene, la cui unica soluzione, anche se spietata, è la fuga.
Lo stesso Jim, sfuggevole personaggio, si ritrova intrappolato in una vita non più sua, dal passato di ex stella del liceo promettente e ricca di personalità ad impiegato nello stesso magazzino di Tom, forse non rassegnato alla sua condizione ma pur sempre in un momento di stallo della propria vita.
L’ambientazione è quindi perfettamente simbolica e coerente allo stato dei suoi personaggi. Uno spazio “pieno”, dove tutto è ordinatamente composto e al contempo oppressivo per chi lo vive, un richiamo alla costrizione di quella vita non voluta.
In questo spazio i personaggi si muovono ritmati con l’alternarsi dei diversi stati di animo dei suoi protagonisti: dai cambi umorali di Amanda, alla frustrazione e senso di colpa di Tom, unica sempre fedele alla sua rassegnazione Laura, immobile proprio come le sue figurine di vetro di cui bisogna avere molta cura.
Mariangela D’Abbraccio interpreta con maestria un personaggio dalle mille sfumature come Amanda; Gabriele Agnani nei panni di Tom ha un’ ottima presenza scenica nel reggere ruolo di narratore e personaggio. La regia di Pierluigi Pizzi è delicata e rispettosa del testo originario come delicate e precise sono le luci di Pietro Sperduti, elemento importante della messa in scena che a questa attribuisce ulteriore significato.
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Lungo i suoi 110 minuti Lo zoo di vetro parla di rassegnazione e sogni. Di voglia di cambiamento e non rispetto alla propria condizione, fa ragionare sul concetto di egoismo e su come questo possa avere diverse interpretazioni. Egoismo che a volte non è altro che semplice e necessario amore per se stessi.
Lo zoo di vetro di Tennessee Williams – Regia di Pierluigi Pizzi – traduzione di Gerardo Guerrieri – Con Mariangela D’Abbraccio, Gabriele Anagni, Elisabetta Mirra, Pavel Zelinskiy. Light designer Pietro Sperduti; scene e costumi di Pierluigi Pizzi. Assistente regia e costumi Luca Amadei; assistente scenografa Serena Rocco. Produzione Best Live e Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale – Teatro Nuovo di Verona dal 14 al 19 gennaio
Foto e copertina: Teatro Stabile del Veneto- Teatro Nazionale.