Guido Guidi e l’importanza del vedere

Una grande retrospettiva al MAXXI di Roma celebra uno dei maestri della fotografia italiana

Il MAXXI di Roma dedica una vasta retrospettiva a Guido Guidi, uno dei principali protagonisti della fotografia italiana contemporanea. L’esposizione si rivolge sia agli appassionati di fotografia sia a chi desidera avvicinarsi a quest’arte attraverso il lavoro di un autore iconico, accostabile a grandi nomi come Luigi Ghirri. La mostra è stata curata da Simona Antonacci, Pippo Ciorra, Antonello Frongia
in collaborazione con Archivio Guido Guidi, CCA – Canadian Centre for Architecture, ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione.

L’esposizione offre un punto di vista unico sulla produzione di Guidi, esplorando il suo archivio personale: uno spazio che è al tempo stesso casa, studio e luogo d’incontro per giovani fotografi. Questo approccio consente di accedere in maniera inconsueta alla sua “teoria” della fotografia, ai suoi processi creativi e al dialogo con la storia dell’arte, oltre che con maestri e colleghi italiani e internazionali. In mostra un amplissimo corpus di fotografie, di cui molte inedite, frutto di una collaborazione intensa tra il fotografo e il team curatoriale.

Guido Guidi si distingue come pioniere della fotografia contemporanea, avendo ridefinito il rapporto tra l’immagine fotografica e il paesaggio. La sua ricerca si concentra sul linguaggio visivo e sulla fotografia intesa come sistema autonomo di segni, riflettendo sul significato del vedere e sul fluire del tempo. Trae ispirazione dai paesaggi quotidiani della provincia italiana e dall’architettura d’autore, sviluppando un’estetica che si allontana dagli stereotipi del pittoresco per abbracciare gli spazi marginali e antispettacolari.

L’allestimento segue una scansione cronologica che permette di ripercorrere le principali fasi del suo percorso artistico. 

Allievo di Italo Zannier, negli anni Sessanta e Settanta emergono le prime sperimentazioni  caratterizzate da uno stile personale che unisce precisione fotografica e annotazioni manuali; il suo percorso artistico inizia con uno stile documentaristico, indagando il significato stesso del guardare, forse influenzato anche dal Neorealismo cinematografico e dall’arte Concettuale.  Negli anni Settanta si è concentrato sui paesaggi trasformati dall’uomo, dando rilievo agli spazi meno celebrati della provincia italiana, con anche lo sviluppo di due filoni paralleli: da un lato fotografie intime, dall’altro indagini sull’edilizia ordinaria ispirate a Walker Evans. 

A partire dagli anni Ottanta, Guidi adotta formati fotografici medio e grande, introduce l’uso sistematico del colore e amplia la sua indagine geografica. Pur evolvendo il suo stile, mantiene una coerenza nella trasgressione compositiva, sfruttando tecniche come la messa a fuoco selettiva e l’inclinazione dell’apparecchio fotografico.

Le fotografie di Guidi raccolgono tracce del passato e del presente, documentando la mutevolezza della realtà e i cambiamenti di città e paesaggi dovuti all’intervento umano. Attraverso un linguaggio visivo profondamente riflessivo, l’artista mette in discussione la sensibilità e la transitorietà della percezione visiva. Le sue immagini, rigorose, celebrano la luce, i colori e le ombre che scandiscono il passaggio del tempo.

È una esplorazione del rapporto tra architettura e paesaggio, tra fragilità e monumentalità, come dimostrano le serie dedicate alle opere di maestri come Scarpa, Le Corbusier e Mies van der Rohe. Le sue fotografie restituiscono una visione poetica dell’architettura moderna, in cui gli oggetti ritratti acquisiscono una solennità unica.

Come docente, Guidi ha formato generazioni di fotografi, trasformando il suo archivio di Ronta in un’officina creativa dove i giovani autori trovano ispirazione e confronto. Questa mostra è testimone della sua evoluzione artistica ed è arricchita, con le tante teche distribuite nelle sale, al cui interno trovano spazio documenti, appunti, libri, prove di stampa e dipinti che svelano la profondità del pensiero visivo di Guidi.

Ad impreziosire la mostra, un film del regista Alessandro Toscano offre uno sguardo ulteriore sulla figura e l’opera di Guidi, consolidando il valore di un artista che ha saputo trasformare la fotografia in un mezzo di esplorazione poetica e culturale.

Guido Guidi. Col tempo 1956-2024 – a cura di Simona Antonacci, Pippo Ciorra, Antonello Frongia
in collaborazione con Archivio Guido Guidi, CCA – Canadian Centre for Architecture, ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione – Maxxi , Museo nazionale delle arti del XXI secoloGalleria 1 fino al 6 gennaio 2025