L’Iliade al Giglio: Giocando tra uomini e dèi

Il gioco degli dei, spettacolo nello spettacolo per rivelare il declino di un’umanità non più (anzi, mai) alla mercé di capricciose divinità, ma fautrice del proprio destino.

In un distante futuro (o un vicino presente) uno Zeus smemorato e decaduto, incapace perfino di accendere quel fuoco simbolo di autonomia ed emancipazione che il titano Prometeo gli aveva sottratto, convoca le divinità olimpiche su una desolata spiaggia, lontano (nello spazio e nel tempo) dai fasti dell’Olimpo.

Iliade. Il gioco degli dei

Archetipo delle moderne famiglie allargate, il pantheon ellenico è ormai un’ombra di ciò che fu nell’era del mito: i poteri estinti senza la fiamma della fede umana ad alimentarli; i conflitti familiari allo zenit e la dimensione incestuosa dei loro rapporti oggetto di una comicità isterica e amaro motivo di scherno. Divinità perfide e meschine che godono nel dissidio e la sofferenza altrui.

Sprovviste delle abilità che un tempo permettevano loro di giocare con le vite degli uomini e soddisfare ogni proprio capriccio, infinita fonte di intrattenimento, non resta che rievocare gli eventi dell’Iliade, piacevole rimembranza dei conflitti umani frutto delle loro bieche manipolazioni.

Un sole oscuro del colore dell’abisso e dai contorni infuocati, foriero di sventure, campeggia sulla scena degli eventi rinarrati, mentre i personaggi del poema prendono vita sotto forma di gigantesche marionette animate dai numi stessi. Malgrado il ben noto divieto emanato da Zeus (e ovviamente violato) di intervenire nel conflitto, l’espediente scenico sembrerebbe risolvere la disputa tra fato e libero arbitrio, nucleo tematico del teatro greco, in favore del primo, assoggettando ogni scelta, ogni azione degli esseri umani all’influenza divina.

L’epifania finale dell’amnesico padre degli dèi getta però una luce differente sulla configurazione metateatrale dello spettacolo:

Forse gli umani non sono a immagine e somiglianza degli dèi, ma gli dèi sono uno specchio dell’umanità”

E allora chi ha provocato la strage, gli uomini o gli dèi?”

Che differenza c’è?”

La fondamentale identità tra uomini e dèi ravvisata da Zeus non lascia spazio ad ambiguità o giustificazioni.

L’ottica si ribalta.

Le colpe, i delitti, le perversioni degli esseri umani non sono imputabili al capriccio degli dèi. Esse originano da una fallata natura umana propria anche delle divinità del mito. Caratteristiche eternamente ed inscindibilmente legate al genere umano, trascendendo confini storici e geografici, come i variegati abiti indossati dalle divinità testimoniano.

Alessio Boni

Non dobbiamo guardare oltre noi stessi per scorgere l’origine dei conflitti e le sofferenze che affliggono il mondo. Non esiste ordine superiore o fato incontrastabile a guidare il nostro destino. Lo spettacolo ci parla di responsabilità.

Lo spettacolo parla di noi.

Iliade. Il gioco degli dei – Uno spettacolo del Quadrivio (Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini, Marcello Prayer) – Con Alessio Boni, Iaia Forte, Haroun Fall, Jun Ichikawa, Francesco Meoni, Elena Nico, Marcello Prayer, Elena Vanni – Scene: Massimo Troncanetti – Costumi: Francesco Esposito – Luci: Davide Scognamiglio – Musiche Francesco Forni – Creature e oggetti di scena: Alberto Favretto, Marta Montevecchi, Raquel Silva – Teatro del Giglio dal 19 al 21 gennaio 2024