L’atteso sequel del film del 1993 non risulta essere un cult, ma l’effetto nostalgia prorompe e mette in secondo piano tutto il resto.
La piattaforma americana “Disney+”, ha offerto per i nostalgici e per i bambini un sequel del 1993: “Hocus Pocus 2”. Questa pellicola, non vede lo stesso regista del prequel, Kenny Ortega, ma Anne Fletcher, che scrittura, ovviamente, per le tre sorelle Sanderson: Bette Midler, Sarah Jessica Parker e Kathy Najimy.
Visto da molti sotto il periodo natalizio, ma considerato un cult degli Halloween movie per bambini, il film è ambientato 29 anni dopo da quando quel qualcuno ha acceso la candela della fiamma nera, compiendo quel rituale magico e resuscitando le sorelle del XVII secolo, assetate di vendetta. Ora, a fronteggiare le tre streghe non sono più Max, Dani e Allison, ma tre studentesse (multietniche) liceali di Salem, intente a non far scatenare il caos nella ormai tranquilla cittadina, prima della vigilia di ognissanti. Appare doveroso anche se forse superfluo chiarire cosa significa Hocus Pocus, e’ una parola magica, un po’ un abracadabra che da il via alla magia, per l’appunto, alla magia del film.
“Hocus Pocus 2”, come il primo film, inizia dal passato, in cui vengono mostrate le giovani sorelle Sanderson che entrano in possesso del libro degli icantesimi. Offrendo ai ragazzi di 29 anni fa una pellicola quasi identica all’originale, anche se oltre ai vecchi ricordi non suscita grandi emozioni. Le stesse attrici, star del grande schermo, ritrovano la stessa alchimia del primo film dimostrando che oltre ad essere tre mostri di bravura attoriale, hanno anche una forte intesa, alle volte rara in un cast tutto al femminile.
Il sequel di Anne Fletcher gioca molto sulle novità che il 2022 offre agli occhi delle tetre protagoniste Winnie, Sarah e Mary, che sono accorte davanti ad una porta automatica, stupite davanti ad un cellulare o a un robot aspirapolvere e anche se la gag in cui si ritrovano in un concorso cosplay, appare molto scontata, vista e rivista in molti film del genere, lo spettatore ride, forse più come se fosse un nipote di tre nonne impacciate, più che per l’originalità della sceneggiatura. Un mix tra horror e commedia, un po’ banale che entra non per merito ma per diritto nell’elenco dei cult americani. Lo sfrenato ballo di gruppo delle improbabili streghe sulle note di “One way or another” dei “Blondie” da al film un’impronta del musical.
Non poteva mancare Billy Butcherson, lo zombie ingenuo ma spaventoso, interpretato da Doug Jones, maestro del trasformismo. Qui ha molto più spazio di quanto ne abbia avuto nel primo film, anzi, gioca un ruolo importante e in questa pellicola vengono approfonditi degli aspetti che, forse, sarebbero dovuti emergere nel film del 1993. Meglio tardi che mai. Personaggio di cui se ne sente la mancanza è Binx, il gatto nero dai poteri magici che è stato fondamentale nel film “Hocus Pocus”. Come in molti film della Walt Disney, anche in questo è presente una scena post credit importante… a cui gli abbonati Disney+ hanno assistito e di cui i lettori di “Quarta parete” non leggeranno.
La regista e gli sceneggiatori, giocano molto sul fattore nostalgia, ma il taglio degli anni 90 e’ perso. Riesce comunque ad attrarre i ragazzi di oggi per vivere le tematiche del 2022 sull’identità e l’inclusività, i 30 anni son trascorsi e si vede, anche perché la questione lgbt passa per il politically correct in quanto i personaggi hanno una connotazione meno piccante e piu’ edulcorata. Il secondo film si lega molto al primo senza limitare la visione solo al quel pubblico che ha visto il film di 29 anni fa per comprendere quello nuovo. Inoltre la CGI (Computer-Generated Imagery) è poco presente e questo è stato molto gradito dal pubblico nostalgico di quell’atmosfera dei film anni’90.
“Hocus Pocus” di Kenny Ortega e “Hocus Pocus 2” di Anne Fletcher riescono a coesistere tra loro, regalando ai fan delle sorelle Sanderson una commedia leggera, semplice (anche troppo), nelle scene tanta luce rispetto al primo, commedia meno brusca del primo capitolo (forse quasi banale) che invita a riflettere su temi importanti come l’amicizia e la famiglia, si un horror taglio famiglia, emerge una tendenza a non spaventare i giovani, emerge una storia che non deve essere troppo paurosa perché i ragazzi di oggi hanno paura, piu’ paura dei loro coetanei di 30 anni fa. Emerge la fragilità degli equilibri dell’attuale scenario sociale, dire e dire, crescere ma non troppo. In conclusione, il sequel ha strizzato più volte l’occhio verso il primo film, rabbonendolo e rispettandolo. E’ evidente che non intende oscurare l’originale film, intende omaggiarlo facendo respirare nuovamente, ai bambini cresciuti, “Hopus Pocus”, l’incantesimo del divertimento continua ma rischia di consumare un ricordo lasciando il vuoto dinanzi al presente e poco profondo script.