Si è svolto, in data 21 e 22 novembre, il convegno “Fabrizio Cruciani e i tempi della storia” presso la facoltà di Filosofia, comunicazione e spettacolo dell’Università di Roma3. Il dibattito, mediato dalla docente, ricercatrice e autrice Valentina Venturini, dall’attore e pedagogo Luca Vonella e dal professore e saggista Gabriele Sofia, ha regalato agli studenti preziosi spunti di studio sulla storiografia teatrale.
Fabrizio Cruciani (1941- 1992) è stato uno dei padri fondatori della disciplina, scrittore di innumerevoli saggi e fedele custode della tradizione dei padri. Ordinario di storia del teatro, si forma all’interno dell’Università Sapienza di Roma. Negli anni 60 inizia il suo lavoro di storico del teatro presso l’allora neonato “Istituto del Teatro” e dello spettacolo fondato e diretto da Giovanni Macchia. Chiamato nel 1972 ad insegnare al DAMS di Bologna, Fabrizio Cruciani ha dato impulso alla storiografia dello spettacolo e rigore storico al necessario rinnovamento metodologico e ridefinizione dell’oggetto di studio.
Ha fondato collane di studi teatrali con la casa editrice Il Mulino di Bologna e con la Casa Usher di Firenze, e la rivista “Teatro e Storia” (1984). Nella collana Guide Bibliografiche di Garzanti ha pubblicato il volume “Teatro” nel 1991. A Roma nel Rinascimento ha dedicato due volumi: “Il teatro del Campidoglio” e “Le feste romane del 1513” (edito da il Polifio nel 1968) e “Il Teatro nel Rinascimento”. E’ inoltre autore di “Roma 1450-1550”( edito da Bulzoni e che vince il Premio Pirandello 1985). Il saggio “Civiltà teatrale del XX secolo”, (edito da Il Mulino 1986) che ha nutrito generazioni di studiosi di tutte le università italiane e così “Lo spazio del teatro” ( Laterza 1992) è stato tradotto in spagnolo e in arabo.
A lui, dopo la sua scomparsa, sono stati dedicati saggi e volumi, spettacoli, attività e progetti, convegni in Italia e all’estero, un numero monografico della rivista “Culture Teatrali”, a lui sono intitolati due sale per spettacolo, un’aula universitaria, un fondo della Biblioteca Dams di Bologna, la stanza degli “Odin Teatret Archives” a Holstebro in Danimarca, la biblioteca della “Fondazione Pontedera Teatro”, L’Università del teatro Urbano “Fabrizio Cruciani” di Abraxa Teatro di Roma.
Paolo Grassi diceva che “il teatro è un modo di amare le cose, il mondo, il prossimo (..) Attraverso di esso si può vedere la politica e l’urbanistica, attraverso di esso si mette in atto una comunicazione insostituibile”. Non c’è frase più adatta per descrivere la valanga di spunti di riflessione che sono emersi in queste due giornate di convegno. “Dire padri fondatori del ventesimo secolo è patriarcale, così come nella tradizione novecentesca lo storico è attore del tempo e crea la dimensione delle durate e delle contingenze in cui opera. Riportare in vita il passato significa resuscitarlo, conferire energia ad un’azione efficace e mostrare i diversi strati del tempo”, afferma il docente Raimondo Guarino. Ancora l’accademico Nicola Savarese si chiede dov’era la storia del teatro prima del contributo di Fabrizio Cruciani e a tal proposito ricorda la difficoltà, ai tempi della laurea, di studiare mostri sacri come Antonine Artaud perché estremamente idolatrato.
Tra i tanti studiosi , attori, e performer che lo hanno conosciuto in carne ed ossa o semplicemente attraverso i libri, presenti in aula anche l’artista pordenonese Claudia Contin (uno degli Arlecchini più importanti e riconosciuti nel mondo, da sempre interprete della più famosa versione al femminile) che ha dispensato gli alunni di preziose perle d’esperienza e il regista, attore e drammaturgo Eugenio Barba che non ha omesso di sottolineare la sua famosa frase che risuona ormai come un monito: innamoratevi del teatro.