Santa Lucia, una Napoli onirica e non “da cartolina” per la storia di due fratelli con un passato che si svela poco alla volta attraverso i ricordi
Santa Lucia è il primo lungometraggio di Marco Chiappetta regista napoletano esordiente che ha già all’attivo alcuni cortometraggi attraverso i quali si è fatto conoscere al Napoli Film Festival e non solo.
Santa Lucia di cui è anche sceneggiatore è stato presentato in anteprima nazionale Fuori Concorso al Torino Film Festival 2021 e vede la produzione di Teatri Uniti e i volti di Renato Carpentieri e Andrea Renzi, due capisaldi del cinema che qui interpretano due fratelli napoletani che si ritrovano in occasione del funerale della madre.
La storia unisce due mondi diversi e molto lontani, sia geograficamente che spiritualmente (vedremo poi il perché) Napoli la terra natale da cui Roberto (Carpentieri) è fuggito e dove ancora vive Lorenzo (Renzi), il fratello maggiore, e l’Argentina il paese dove Roberto ha vissuto per anni e dove ha scritto i suoi libri. Uno strappo quello che Roberto ha fatto, come quando si toglie un cerotto, per lasciare Napoli e provare a rifarsi una vita, ma soprattutto per dimenticare, cosa lo scopriremo più avanti nella storia. Quello che nel frattempo sappiamo con certezza è c’è qualche conto in sospeso tra Roberto e Napoli e che il prezzo pagato, sia pure metaforicamente è quello della vista. Roberto, infatti, è cieco.
La Napoli di questo film restituisce le atmosfere plumbee dell’animo di Roberto e anziché mostrarsi nella sua grandezza si mostra attraverso luoghi inconsueti, più oscuri e spazi assai più stretti, insomma non c’è la solita Napoli da cartolina, ma una Napoli insolita e non per questo meno suggestiva. La scelta del regista è dipesa probabilmente dal fatto di voler rappresentare Napoli come uno stato d’animo, quello di Roberto in questo caso e nessuna città come quella partenopea nelle sue multiformi possibilità poteva permetterglielo.
In Santa Lucia troviamo il sacro e il profano attraverso alcuni elementi che fanno parte della vita di ogni uomo tra cui l’amore che in questa storia ha un ruolo importante e determinante nel destino del protagonista. L’elemento sacro invece è determinato dalla presenza di Santa Lucia appunto che è la santa che protegge gli occhi, nonché protettrice di Roberto per un’ironia del destino. A Napoli, però è anche un quartiere, una zona di pescatori, di gente che poteva toccare il mare con un dito e che lo vede tutti i giorni davanti agli occhi perché loro erano i fortunati per i quali il mare “bagna Napoli”.
Il film è come una sorta di giallo, un mistero dalle tinte quasi crime che non intende sciogliere la tensione, svegliare il protagonista (e il pubblico stesso) da un sogno che ha quasi le sfumature di un incubo. Alcuni momenti sono risultati un po’ lenti, ma ciò probabilmente dipende dal fatto che si tratta di un’opera prima che si porta dietro l’unica altra nota negativa, la verbosità eccessiva del film.
Santa Lucia è un film di dialoghi molto densi e circoscritti al rapporto tra i due protagonisti fra loro e con le due sole altre presenze fisse, la madre e la donna che Roberto ha amato da ragazzo, il suo primo amore, conosciuta da bambina. Infatti Napoli è deserta e silenziosa e tutto è retto dalla recitazione impeccabile di Renzi e Carpentieri che sono sempre in scena e da una regia ambiziosa che evidentemente vuole andare a sostegno di una storia ben scritta ma che praticamente poteva anche essere letta se non avesse avuto tutti gli elementi sopra elencati.