Dal 24 al 30 settembre si è svolta la prima edizione del Rome International Documentary Festival (RIDF) che porta in concorso al Cinema delle Province dieci opere documentarie, italiane ed internazionali, insieme ad una serie di incontri e masterclass con esperti del settore.
Tra i documentari francesi concorre Ultraviolette et le gang des cracheuses de sang di Robin Hunzinger, già noto per il suo Ou sont nos amoureuses, in cui il regista porta alla luce la storia d’amore di sua nonna Emma con la compagna Thérèse, una relazione omosessuale nel clima degli anni Trenta-Quaranta. Il documentario in concorso si propone lo stesso intento ma cambiando il soggetto: partendo dal ritrovamento di una fotografia di una certa Marcelle, Robin fa un salto indietro fino agli anni Venti per mettersi sulle tracce di sua nonna e dell’amore che la legava alla misteriosa ragazza nella foto.
La struttura narrativa del documentario è fornita dall’archivio documentario e fotografico che Emma conservava in casa e grazie al quale il regista riesce a ricostruire la storia di Marcelle, insieme a quella di tutte le ragazze che hanno arricchito la sua vita, le cracheuses de sang.
Emma e Marcelle si conoscono all’Ècole Normale di Dijon, si innamorano a prima vista e diventano inseparabili fino al momento in cui la vita le mette davanti ad una difficile scelta: Emma continua gli studi mentre Marcelle decide di interromperli per andare ad insegnare. La momentanea separazione si configura come la prima “piccola morte” di Marcelle che senza il suo amore si sente sola, abbandonata, ferma. Ricorre spesso nell’opera l’idea di staticità: se Emma continua a studiare e maturare, Marcelle resta bloccata nel suo piccolo mondo, si interfaccia solo con i suoi bambini e perde lentamente tutto. Al dolore per la mancanza di Emma si aggiunge poi una malattia, la tubercolosi, che costringe Marcelle a rinchiudersi in un sanatorio dove si sente ancora più sola.
La salvezza arriva quando conosce tre ragazze: Marguerite, Hélèn e Bijou che le riempiono le giornate, la fanno ridere e cercano, invano, di farle dimenticare Emma. Passati gli anni Emma non cerca più la sua amata, non le scrive e la abbandona ad un silenzio doloroso al quale Marcelle sopravvive solo grazie al suo nuovo gruppo di amiche. Le quattro ragazze iniziano un rapporto turbolento, malato come malate erano loro stesse: nel sanatorio cercano di dividerle, di rompere quel legame oscuro e pericoloso; e così scappano.
Robin Hunzinger compie una scelta audace, quella di far dialogare l’archivio personale di Emma con una serie di fondi d’archivio, per lo più amatoriali, che si incontrano e incastrano alla perfezione con le parole scritte nelle lettere di Marcelle. Il montaggio serrato tra filmati d’archivio e foto private crea un legame indissolubile tra le fonti al punto da non riuscire più a distinguerle: le numerose riprese di giovani donne danzanti, sorridenti e libere rendono vive le figure impresse nelle lettere che ci vengono restituite in voice-over da Claudie Hunzinger, madre del regista.
Alla base di ogni lettera c’è il dolore di Marcelle e l’amore inevaso per Emma che viene definito un desiderio più contagioso di una malattia. Ad uccidere lentamente Marcelle non è tanto la malattia quanto la consapevolezza che il suo mondo sta cambiando: non è più la giovane amante di Dijon ma una donna fragile che ora è sola, senza il suo amore. Nel suo dolore muore e rinasce Ultraviolette, si crea un suo spazio, nuove amicizie e diventa simbolo di rinascita. Quando le condizioni delle sue compagne si aggravano lei c’è, non scappa e impara a prendersi cura di loro: nella malattia ritrova se stessa e comprende l’amore vero, quello vissuto sulla pelle, non quello idealizzato fra le pagine bianche di una lettera ancora da scrivere.Alle lettere di Marcelle non c’è mai risposta, solo un doloroso silenzio di Emma che si erge come una barriera difensiva più che come indifferenza. Perché il loro amore è tanto forte quanto distruttivo. A confermarlo l’unico e fugace incontro che riescono ad ottenere, dopo il quale si separano per sempre, comprendendo l’inconciliabilità delle loro differenze: una è sanità, l’altra malattia; una è razionalità, l’altra entusiasmo; una è oramai adulta, l’altra regredita a bambina. Sono opposte come le forze di Eros e Thanatos, opposte e comunque indissolubili. Se Emma non risponde alle lettere, le conserva però gelosamente e dona al nipote la possibilità di far conoscere al mondo la loro storia, quella di un amore smisurato, tragico e viscerale, ma anche la storia di Marguerite