The House: una favola per combattere il capitalismo

“Mi siedo al margine della strada. Il guidatore cambia la ruota. Non sono contento di dove vengo. Non sono contento di dove vado. Perché allora guardo il cambio della ruota con impazienza?” (Bertold Brecht)

E’ necessario che nel disordine da comporre della modernità, i mezzi di comunicazione si facciano porta-voci di un messaggio ribelle quanto salvifico, disillusorio quanto dissacratorio; quello di ridare il giusto valore prima alle persone e poi alle cose. Per combattere il capitalismo, qualche volta anche il grande schermo si risveglia, regalando  al pubblico piccoli ma importanti lavori, uno di questi è sicuramente il film The House ( uscito nel 2022, diretto da Emma de Swaef, Marc James Roels, Niki Lindroth Von Bahr, Paloma Baeza e scritto da Enda Walsh). Esso racconta, con uno stile alternato tra il cupo e la commedia, tre storie differenti che circondano la stessa casa abbracciando periodi di tempo e personaggi diversi. Il film è stato prodotto per Netflix dai Nexus Studios di Londra. Nel cast vocale figurano Helena Bonham Carter, Matthew Goode, Jarvis Cocker e Paul Kaye.

La prima storia, dal titolo “E dentro me, si tessono menzogne” è ambientata nel 1800. La piccola Mabel  vive  con i genitori e la sorella minore ma un giorno, dopo aver ricevuto le critiche dei parenti più ricchi, il padre esce nel bosco a ubriacarsi e viene avvicinato da un misterioso individuo che si offre di costruire una casa per la famiglia gratuitamente. Questa si trasferisce ma mentre i lavori continuano si manifestano inquietanti fenomeni e solo Mabel sembra accorgersi di ciò. La vecchia casa viene demolita e il padre arriva a bruciare nel camino i beni di famiglia. Le bambine giungono in salotto e scoprono che l’uomo si è trasformato in un divano e la madre in un tendaggio.

Sono storie come questa, favole nere per adulti sensibili, che suscitano pensieri corposi : quanto l’uomo è disposto a vendere se stesso per acquistare merci che sfamino la sua insoddisfazione? La società patriarcale era davvero così pura come ci vogliono far credere? Ci sono in questa vicenda rimandi chiarissimi a fenomeni come l’alienazione dal lavoro, il bigottismo di una società finta borghese e la caduta metaforica della famiglia tradizionale (fenomeno che viene esemplificato con l’immagine della casa che brucia).

Il secondo episodio “ E’ smarrita la verità che non si può vincere” ci mostra una casa di metropoli che  sta per essere venduta. Il proprietario dell’abitazione, un topo antropomorfo, provvede a ristrutturarla, fronteggiando l’infestazione di coleotteri. Poiché ha dedicato la sua intera vita al progetto, ha contatti soltanto con un’amante che chiama periodicamente. Il giorno della visita, nessuno degli acquirenti sembra essere davvero interessato alla casa, finché una coppia anziana arriva perfino a fermarsi oltre l’orario prestabilito e a dormire in camera da letto.

Il costruttore li denuncia ma invano. Ormai succube dei due ha un crollo nervoso e cerca di ucciderli con dell’acido borico ma inala una dose. La coppia si presenta in ospedale per riportarlo a casa senza che lui, ridotto a uno stato catatonico, opponga resistenza. Nella scena finale il protagonista, regredito a un comportamento animalesco, emerge dalle rovine del forno, per mangiare della spazzatura dove poi si nasconde.

Qual è la differenza tra istinto animale e sentimento? Siamo davvero così evoluti da riuscire a controllarlo? Perché di fronte alla bramosia di potere ci trasformiamo tutti in uguali e schifose bestie? Protagonista un topo, in gergo comune simbolo di sporcizia, emblema di un malsano sentimento ma se pensiamo al testo teatrale Scannasurice ,del drammaturgo napoletano Enzo Moscato, comprendiamo che è dalle fogne che si scopre il vizio che la città ha nel sangue.

Il terzo episodio “ Ascolta bene ciò che ti dice la luce del sole” narra di un mondo che ha subito un’inondazione apocalittica. La casa, però, è miracolosamente sopravvissuta, circondata dal nulla. Rosa, una gatta antropomorfa, fa da padrona sui suoi due attuali affittuari, il pescatore Elias e la mistica Jen (che hanno pagato il canone solo con pesci e pietre il che limita la capacità di rinnovare la casa). Sopraggiunge anche Cosmos, compagno spirituale di Jen, che si offre di fare riparazioni all’abitazione. Rosa però scopre che Cosmos ha usato pezzi della casa per costruire una barca per Elias, così che possa lasciare la casa. Mentre l’acqua e la nebbia cominciano a filtrare, Rosa matura il desiderio di unirsi ai compagni nel trasferirsi, ma non ci riesce; Cosmos realizza una leva per trasformare la casa in una nave e salpa felicemente per andarsene con i suoi amici.

Solitudine, bramosia di potere, egocentrismo e ambizione, che  vengono ingeriti come veleno letale dalla protagonista, solo gli elementi di questa storia che fa sperare in una fuga dal labirinto che Rosa si è costruita, dall’isolamento che la sua ricerca spasmodica di una felicità fittizia ha creato.

The House è un’analisi kafkiana di come il consumismo e il capitalismo abbiano portato alla rovina il genere umano, raccontando tra le epoche (passato, presente e futuro) in che modo questi aspetti si siano evoluti ed inoltrati nella società umana.