“Stasera sono in vena”, Oscar de Summa e la dipendenza dalle droghe a Teatro Basilica

Inadeguatezza, male di vivere, sentirsi fuori luogo. Tentazioni e facili panacee. A volte pericolosissime, se non mortali. In Stasera sono in vena, spettacolo andato in scena a Teatro Basilica il 27 e 28 aprile, Oscar De Summa apre il libro della sua adolescenza e ne trae spunto. Il girovagare senza meta con gli amici, per le vie del paese, tra gli ulivi e le strade polverose di Puglia. Si sfreccia sulla Litoranea. Sogni pochi, illusioni ancor meno. Lavoro questo sconosciuto. Stanchezza di vivere. Diversivi per la noia cercansi. Droghe leggere e casse di Raffo per riderci sopra. A ritmo di rock.

Negli anni Ottanta però si affacciano sulla scena anche le droghe pesanti, eroina e cocaina. Quelle che portano il brivido vero. Che spengono il cervello e annullano il dolore dell’anima. Che sospendono dalla dimensione del “qui e ora” e aprono a viaggi sintetici in mondi psichedelici e paralleli. Oscar e i suoi sodali provano, e nulla sarà più come prima.

Il prezzo da pagare è altissimo, gli stupefacenti creano una dipendenza asfissiante, crescente e incontrollabile. Non sono per tutte le tasche e ciascuno si ingegna come può. Il mercato è illegale, la domanda fortissima.  Dai traffici prende forma un’organizzazione criminale, la Sacra Corona Unita, che monopolizza in poco tempo la faccenda. Sul disagio delle persone si può lucrare, e a tanti zeri. Regole da far west.

De Summa, seduto su un amplificatore, tratteggia con acutezza e ironia un campionario di personaggi. Si dispongono sulle due sponde della barricata: chi compra e chi vende. Attriti e tensioni, compagnie sbagliate. Nel mezzo c’è spazio per comparse estranee alla faccenda, giovani e adulti che vivono un quotidiano squallido ma innocuo. Grottesche macchiette che regalano risate al pubblico del Basilico. Un sorriso che però ha un retrogusto amaro, sullo sfondo uno scenario di problemi esistenziali conclamati e diffusi. In sottofondo colpi di riff e rullante.

L’attore, che dal tunnel della dipendenza è uscito, sul palco quasi esce di senno per trasferire ai presenti la sofferenza estrema che richiede la liberazione da questo compagno silenzioso. Lui ce l’ha fatta, altri suoi compagni di avventura invece hanno travalicato il limite. E pagato uno scotto definitivo. Vite umane interrotte dalle trappole che l’uomo stesso si crea.

E’ l’amore, il cuore che batte, a svegliare il protagonista dal baratro dell’inferno. Ha il volto di una ragazza, di nome Sandra, che arriva da un mondo lontano in tutti i sensi dal Salento. Porta con sè una grazia mai vista prima e fa aprire gli occhi, sui sentimenti e sul significato della vita. Che, in fondo, non è così vuota e priva di senso.