Quei sandali di Elisa dimenticati per troppo tempo

Il lato oscuro della vicenda Claps denunciato dall’attore lucano nel suo monologo al Villa Lazzaroni

Prosegue con successo la Rassegna Il Teatro di Ulderico Pesce a Roma al Teatro di Villa Lazzaroni.

Il 20 aprile alle ore 21,00 è andato in scena lo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Ulderico Pesce, I sandali di Elisa Claps (con la partecipazione del musicista Pierangelo Camodeca), la storia di una adolescente di Potenza, scomparsa la mattina del 12 settembre 1993 dentro una chiesa della sua città e ritrovata soltanto 17 anni dopo nel sottotetto, appunto, della stessa Chiesa della Trinità.

Ulderico Pesce

Perché i sandali? Perché la ragazza era stata promossa a settembre e, come regalo per aver recuperato una materia ostica come il “greco”, suo padre le aveva regalato un paio di quei sandali con gli occhi che usavamo spesso negli anni Sessanta e Settanta e che sono stati poi ritrovati vicino al corpo, all’epoca dell’omicidio nuovi di zecca.

Non sono solita interessarmi dei casi di cronaca nera perché di casi di femminicidio, nel nostro e in altri Paesi, ce ne sono numerosi e raramente se ne parla a dovere, solo in alcune circostanze assurgono all’onore della cronaca, spesso sono dimenticati e ignorati. Per far comprendere l’ordine di grandezza del fenomeno cito i dati raccolti nel 2023 dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE- un’agenzia dell’Unione europea che si adopera per rendere l’uguaglianza di genere una realtà) che stimava come numero totale di femminicidi verificatisi dal 2010 al 2021 nei venti Paesi dell’Ue che hanno partecipato all’indagine, una cifra pari a 3.232, ma mancano i dati di otto Stati membri (Polonia, Bulgaria, Danimarca, Lussemburgo, Belgio, Portogallo, Irlanda e Romania).

Inoltre queste stime sono condotte su dati parziali e su donne al di sopra dei 18 anni, senza contare altresì le donne scomparse e mai più ritrovate perchè presumibilmente assassinate.

Quando però mi hanno parlato del lavoro di denuncia sociale portato in scena da Ulderico Pesce, mi sono incuriosita e mi sono informata prima di andare a vedere lo spettacolo.   Ho ascoltato i podcast Dove nessuno guarda – Il caso Elisa Claps realizzati da Paolo Trincia (Prima Puntata: Il quadro; Seconda puntata: La città dell’apparenza;Terza puntata: Genesi; Quarta puntata: Mummy is dead!; Quinta puntata: Nascosta nei cieli; Sesta puntata: In religioso silenzio; Settima puntata: The Korean girl; Ottava puntata: Un ricordo non scompare) e l’ottima sintesi che ne ha fatto il canale di Elisa True Crime (LA SCOMPARSA DI ELISA CLAPS | PT.1 e DANILO: IL PARRUCCHIERE DI POTENZA | PT.2) per poi guardare la ricostruzione della storia realizzata, con molta aderenza alla realtà, su Raiplay Per Elisa–Il caso Claps, in sei puntate, regia di Marco Pontecorvo.

Perché dico tutto questo? Perché nella vicenda, dopo l’assurda scomparsa della ragazza a partire dall’appuntamento avvenuto nella Chiesa della Trinità di Potenza con il suo assassino Danilo Restivo, la reazione dei membri della famiglia, che resta comunque sempra unita nella ricerca e nella lotta ai continui insabbiamenti, è differente.  Il fratello Gildo, si dedica incessantemente al caso perché non riesce a farsi una ragione sia della scomparsa, sia del luogo dove è avvenuta tale scomparsa che dovrebbe essere il più sicuro in assoluto, sia del mancato ritrovamento del corpo, sia degli ostacoli incontrati nella ricerca spasmodica della verità. È il paladino che lotta per la memoria di sua sorella, ne fa una ragione di vita, costituisce l’Associazione Penelope e riesce anche a far cambiare la legge che, all’epoca, impediva di fare la denuncia di scomparsa prima che fossero trascorse 48 ore, un periodo invece fondamentale per salvare le potenziali vittime. Poi c’è la madre di Elisa, Filomena Iemma, che riesce davvero a carpirne l’intera sofferenza e l’immensa forza d’animo. Per sua figlia farebbe qualunque cosa, sacrificherebbe l’intera vita e ancora oggi ancora non si da per vinta. E poi ci sono il fratello Luciano e suo padre Antonio che soffrono in silenzio, si lacerano l’animo anche più degli altri, ma tendono a fare del loro immenso dolore una questione privata.

Cosa fa invece Ulderico Pesce? Si immerge nella sofferenza di Antonio e racconta la storia dal punto di vista di quest’ultimo, immedesimandosi nel personaggio come se davvero la perdita fosse capiatata a lui.

Non voglio parlare della recitazione, non mi interessa la scenografia, i costumi, gli orpelli, potrebbero essere curati di più, come per esempio sono curati nel film della Rai, che non tralascia nulla, nemmeno la poesia delle scene, della fotografia, delle musiche… No! Ulderico bada solo alla storia e all’urgenza di raccontala, con i fogli in mano, con la voce che si esprime un po’ in italiano e un po’ in lucano, che è la sua lingua, che è la lingua del padre di Elisa. E si sa che il dolore e la rabbia sono più veritieri quando fuoriescono nella propria lingua. È un dolore antico che si manifesta come se tutto il mondo degli antenati partecipasse di quel dolore, come se ne partecipasse tutta la città, come se ne fosse invaso tutto il popolo dei basilischi. E Antonio è un basilisco che vorrebbe farsi giustizia da solo, con la sua pistola di guardia giurata, perché non crede a nessuno, nemmeno ai suoi concittadini, e non a torto, visto che l’omertà e il silenzio nella vicenda hanno operato la dimenticanza, forse perché Potenza è detta anche “città dell’apparenza” dove magari è più importante nascondere il crimine piuttosto che portarlo alla luce.

Antonio ha perso ogni residua fede nella Religione, nella Chiesa, nella Giustizia, nella Magistratura, nella Polizia, nella volontà degli interlocutori della vicenda di voler davvero venire a capo della faccenda. Ulderico diventa un padre che è già morto di dolore e che realmente di questo morirà perchè non si capacita di aver perduto la sua figliola prediletta, l’unica femmina, una fanciulla angelica, davvero ben rappresentata nel film Rai dalla giovanissima Ludovica Ciaschetti. Antonio-Ulderico si scaglia contro l’Assassino che viene sempre protetto da qualcuno, inspiegabilmente lasciato senza controllo, davvero libero di compiere altri omicidi. In realtà perché prendersela tanto con un giovane disturbato? Uno psicopatico, un serial killer pericoloso ma assolutamente incapace di provare compassione e forse incosapevole del suo stato di omicida e mentitore incallito? E devo spendere due parole nei confronti di questo assassino, d’accordo, peraltro con la visione di Ulderico.

Ma è davvero lui il colpevole? Prima di tutto, un essere disturbato non si protegge celando le sue malefatte, ma si aiuta attraverso esperti psichiatri e psicologi che possono controllarne l’operato e renderlo meno dannoso per gli altri. Seconda cosa, nel momento in cui ha commesso un crimine evidente, non solo ne è responsabile la famiglia che lo ha lasciato fare e lo ha protetto insabiandone le azioni, ma sono responsabili tutti quelli che lo hanno lasciato agire indisturbato. Se io possiedo un cane feroce che azzanna vittime innocenti è colpa del cane se lo lascio senza guinzaglio? Quella è la sua natura selvaggia, o lo educo, o lo tengo incatenato perché non possa nuocere. E qui Ulderico va oltre il film, perché coinvolge nella sua denuncia tutte le Istituzioni: la Magistratura, la Polizia, la Chiesa, la Politica, la Massoneria. Per meglio dire le Massonerie deviate, quelle che sono solite compiere riti orgiastici e sessuali, ma anche riti di sangue, come si può approfondire in una serie di video dell’avvocato noto come Aurum e di cui si possono anche comprendere le ragioni come descritto in questo articolo basato sulle ricerche e i libri di Aurum. Non è escluso che vengano utilizzati personaggi distrurbati come Restivo per compiere veri e propri sacrifici di vergini. Strano che l’omicidio di Elisa, quello della sarta inglese, quello della giapponese e di un’altra salvata in estremis (come racconta il nostro Ulderico) avvengano sempre il 12 del mese, un numero importante, che simbolicamente significa conclusione di un ciclo compiuto. Ma lascio le uteriori indagini del caso agli inquirenti, ai ricercatori di giustizia, come Gildo e sua madre, agli attori e alle associazioni come Penelope (creata da Gildo) o Libera, contro le mafie  (presieduta da don Luigi Ciotti e fondata nel 1955) che denunciano i responsabili del crimine, diretti o indiretti che siano. Per maggiori dettagli andate a vedere il prossimo spettacolo sempre nello stesso Teatro che verrà replicato il 19 maggio 2024.

Ulderico ha fatto un grande lavoro di ricerca per poter scrivere quest’opera, non limitandosi a informarsi su tutti i canali possibili, ma mantenendo un filo diretto con la famiglia Claps, in particolare con Gildo, che lo ha aiutato a calarsi totalmente nella sofferenza muta di Antonio Claps.

Ricordiamo che Ulderico Biagio Franco Pesce è nato il 16 giugno 1963 a Rivello, un suggestivo paesino dell’Appennino Lucano disteso sulla montagna come un Presepe. Si è diplomato come attore all’Istituto nazionale del dramma antico di Siracusa, dopo aver conseguito la Maturità Classica a liceo Carlomagno di Lauria. Ha studiato regia presso la Scuola d’Arti Drammatiche di Mosca diretta da Anatolij Vasiliev e ha anche conseguito la Laurea in Lettere Moderne, presso La Sapienza di Roma, peraltro col massimo dei voti. Attualmente dirige la compagnia teatrale Centro mediterraneo delle arti di Rivello, riconosciuta dal Ministero dei Beni Culturali.

Nella sua lunga carriera ha lavorato in teatro in vari spettacoli tra cui Antigone di Sofocle diretto da Walter PagliaroEdipo re e Macbeth diretti da Gabriele Lavia, e Il Tartufo di Moliére ma è soprattutto autore, narratore e regista di opere teatrali, che si è impegnato nell’aspetto sociale soprattutto su temi cari al popolo lucano, alla sua terra d’origine, la Basilicata, e anche al Mezzogiorno in generale: ricordiamo Asso di monnezza, una denuncia sui traffici illeciti di rifiuti nel nostro Belpaese; Contadini del Sud, incentrato sulla vita dello scrittore, poeta e politico Rocco Scotellaro, tratta dall’opera dello stesso personaggio e della sua compagna Amelia RosselliLevi Carlo Graziadio incentrato sul confino di Levi in Basilicata che tanto ha inflenzato il popolo lucano; L’innaffiatore del cervello di Passannante, che narra la vicenda dell’anarchico Giovanni Passannate, autore di un attentato a Umberto I di Savoia, per questo detenuto in una cella buia sotto il livello del mare da cui uscì in uno stato di pazzia; Storie di scorie che si occupa del pericolo nucleare in Italia, ed in particolare dei depositi di scorie nucleari di Rotondella, Saluggia, Casaccia ma anche delle grandi manifestazioni popolari che ci furono nel novembre 2003 contro la decisione di creare un deposito nazionale di scorie nucleari a Scanzano Jonico; FIATo sul collo, incentrato sui 21 giorni di lotta degli operai dello stabilimento Fiat di Melfi; Evviva Maria, la cui narrazione è riferita ai moti di Reggio Calabria del 1970. Tra le altre cose ha recitato come attore di cinema e televisione, in particolare nel film Passannante di Sergio Colabona, sulla figura dell’anarchico lucano.

L'omicidio di Elisa Claps, una storia sepolta nel sottotetto di una Chiesa  - Leccenews24
Elisa Claps

Per la sua attività di denuncia sociale e politica il nostro artista è stato vittima di minacce verbali e fisiche. Dopo aver ricevuto intimidazioni telefoniche, in seguito al danneggiamento della sua automobile e per l’incendio doloso del suo podere, nel 2018 ha vissuto sotto scorta per un un anno intero, a dimostrazione del fatto che anche il mestiere di attore può essere pericoloso se non ci si limita a dire ciò che il potere consente di dire. Ulderico è coraggioso e non si arrende soprattutto perchè prosegue con il Teatro Sociale di denuncia non solo con questo spettacolo, ma anche con il prossimo relativo all’opera di Pasolini più fastidiosa per il Potere.

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Il calendario dei prossimi spettacoli in Rassegna:

  • 18 maggio “Doppio boom. Pasolini” di e con Ulderico Pesce;
  • 19 maggio “Spaesati” da Franco Arminio di e con Ulderico Pesce e Almerica Schiavo.
Musica
Patrizia Boi

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