Polia: viaggio ipnotico nel tempo di Carola Bonfili

Polia è percorso ipnotico e viaggio allucinatorio. Inserito nello spazio “Retrofuturo” del Macro Asilo di Roma, il nuovo progetto dell’artista Carola Bonfili si ispira al libro Hypnerotomachia Poliphili, che ripercorre le tappe del sogno erotico di Polifilo, suo protagonista, attraverso 169 illustrazioni xilografiche.

Non il romanzo allegorico stampato da Aldo Manuzio il Vecchio nel 1499, quanto la natura stessa delle illustrazioni, diviene innesto per l’ispirazione dell’artista. E’ punto d’avvio per narrazioni potenziali e differenti.

Tanto ambigua quanto polimorfa, ciascuna xilografia permette alla percezione artistica di schiudersi allo spettro infinito delle possibilità. Così le diverse traiettorie, innestate dall’immaginazione, sono volutamente inserite in un flusso temporale sospeso dove ogni figura diviene luogo di innumerevoli accadimenti possibili. L’allegoria stessa del tempo.

Illuminate da una luce contrastata, tre figure si muovono nello spazio seguite dalle loro ombre. Sono figure incappucciate, il loro volto è coperto da maschere.

Ed ecco che lentamente sopraggiunge l’attimo del disvelamento: una di loro abbassa il cappuccio dell’altra per scoprire che non prosegue nella nuca, bensì in un altro volto.

Nella costruzione di un’atmosfera perturbante, resa possibile dal contributo del musicista e sonic researcher Francesco Fonassi, il viaggio prosegue sospingendo lo sguardo su molteplici prospettive.

“And here were the three brazen portals, crudely hacked into the living rock”

Il trio è ora disposto in una composizione di corpi, giacciono immobili illuminati da una luce vermiglia. Ma ancora, il viaggio continua per spostarsi alle pendici innevate di una montagna.

Se contrastivo risulta il passaggio di atmosfera tra le due scene, ancora di più lo è il cambio di dinamismo: ai movimenti languidi e impercettibili della prima scena, cadenzati su un ritmo tripartito, va a sostituirsi un movimento più repentino delle figure.

Restituendo il ritratto di un’umanità ambigua e sospesa nel tempo, l’opera rappresenta una delle declinazioni più originali di questa tematica.

L’indagine sul tempo e la sua segmentazione andranno infatti a costituire il nucleo di partenza per altre opere esposte nella stessa sala: da Untitled (Stine), bassorilievo di Ludovica Carlotta alla videoproiezione di Beatrice Marchi.