“Nel mio bosco” di Maura, un brano per fare pace con la mente e il corpo

Distesa su un cavallo in un abbraccio profetico, Maura, giovane artista emergente d’adozione bolognese, ha scattato la posa allegorica del nuovo singolo “Nel mio bosco”. Il brano si può ascoltare su tutti gli store digitali dal 3 febbraio. Siamo su onde sonore che navigano nel pop e nel rock, fino a imbarcarsi su sponde scalfite dall’r&b, dall’elettronica e altri suoni di Mattia “Matta” Dallara, Francesco Ponz. Il mastering della musica è di Giovanni Versari (La Maestà Mastering Studio). Con questa ballad “PresenteMaura”, nome della compositrice sul social instagram, prevede un futuro disco in uscita in primavera con la casa di produzione Deposito Zero Studios Mattia.

Sulla copertina della canzone, di La Blet, il grigio chiarissimo della nebbia, da cui spuntano alberi scurissimi, quasi neri, mette in risalto il cavallo in pendant con il cielo l’abito e il velo quasi liturgico di Maura, rigorosamente bianchi, simbolo della purezza. Il cavallo aggrappato a lei immobile ma è il tramite del movimento, per portarla e portare l’ascoltatore in una dimensione idilliaca. Decollati nella volta celeste ci si scaraventa in un sogno e si inciampa sulle nuvole, inconsistenti ma che permettono di meditare per recepire ogni richiamo della propria eco che lascia sfuggire indipendenza.

Si fa dietro front dalla baraonda terrena, riconoscendo ciò di cui si ha bisogno anche lontano mille miglia. Sopra il viavai temerario della giungla, dentro la cupola rarefatta del cielo si recupera il minimo indispensabile per scendere poi giù con sufficente autostima. Ci riesce grazie a un brano molto introspettivo, una toccata e fuga di sussurri impavidi. 

Foto di Chiara, “La Blet”

La cantante in un’intervista per Sky.Tg.24 ha rilasciato una dichiarazione su “Nel Mio Bosco” affermando che: “parla di sessualità solo se è vero che parla di appartenenza: solo se è vero che parla di esistenza”. Il sentore lampante è che nel pezzo si parla di un corpo che si deve accettare accettando continuamente la sua sostanza riposta fra la solitudine oltre la facciata in mostra a chi lo osserva nei suoi strati su strati di vestiti e avvenenza. La pelle vorrebbe dei tocchi che la maneggino con cura ma non trova le mani adatte che la tingano di euforia e non la imbrattino di attrazione passeggera. Ancor prima dell’esordio la nudità di Maura era per lei benveduta essendosi fatta fotografare da Luca Ortolani in inquadrature esaltanti ed impegnative che traspirano scritte a caratteri cubitali di vernice come “Ci vuole coraggio per partorire se stessi” o “Non sottovalutare le tue idee”. 

Inebriante e per niente superficiale la musicalità delle note placate che si poteva già notare negli arrangiamenti dei pezzi usciti nel 2021, “Andiamo giù bene” e “Lacci”. “Non imparo mai” e “E’ vero voglio che resti”, sono invece più ritmati e senza scrupoli, con armonie che accentuano lo sforzo nel credere appartengano alle stesse corde ombrose di Maura.