Meravigliose visioni dal Giappone nella mostra Ukiyoe

Ukiyoe. Il mondo fluttuante ci teletrasporta nel mondo orientale

Dal 20 febbraio al 23 giugno 2024 è arrivata a Roma la mostra d’arte Ukiyoe. Il mondo fluttuante. Ukiyoe è un genere artistico di colori e soggetti sofisticati. Il concentrato di figure fascinose fa immergere completamente nel mondo orientale fra 150 capolavori dell’arte giapponese di epoca Edo, periodo compreso tra il Seicento e l’Ottocento, protagonisti i maestri Utamaro, Hiroshige, Kuniyoshi e Hokusai.

Utagawa Hiroshige II, Veduta dal piano superiore [della casa da tè Gankirō] nel quartiere di piacere di Miyozaki a Yokohama, 1860, Silografia policroma, trittico 35.6 x 74.7 cm © Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone

Tantissime silografie ricoprono le pareti del primo piano di Palazzo Braschi, facente parte del Museo di Roma, che si erge nel pieno centro della città. Salite le maestose scale dello storico palazzo romano si giunge nella sala iniziale della mostra, la luce è debole per regalare intimità, quasi a imprigionarne i tratti ordinatissimi delle stampe. Si inizia con una sezione dedicata alle arti e all’educazione: pittura, calligrafia, musica e gioco di strategia erano le attività che contribuivano ad accrescere il patrimonio culturale in Giappone. Le donne alle prese con le “quattro arti” sono rappresentate con dignità simbolica, considerate modelli di bellezza non solo fisica ma anche e soprattutto di pensiero, infatti erano letterate colte (bunjin, dal cinese wenren). Le Geishe amavano praticare la scrittura e vengono raffigurate con espressioni immacolate. Donne e uomini adoravano frequentare il mondo mondano abbandonandosi a momenti di relax, non sufficienti per racchiudere l’appagamento dell’intelletto umano, infatti andavano sempre alla ricerca del sapere e della conoscenza. Gli artisti e gli editori frequentemente si trovavano obbligati a produrre arte di nascosto a causa della censura del governo militare Tokugawa, severo sul controllo della beltà lussuriosa e sull’apertura delle case di piacere.

Camminando fra le sale, la sensazione è quella di respirare una boccata d’ossigeno che inebria le tempie fino a rinfrescare l’anima. Un soffio vitale di un’eccelsa creatività, ammirabile con calore sia dagli appassionati che gli inesperti in materia, perché dietro ogni raffigurazione c’è una storia, una tradizione, che trova idealmente punti di incontro con gli slanci artistici degli artisti occidentali, così lontani fisicamente ma non poi tanto diversi. Si continua a sentire questa sorta di folgorazione per tutto il tempo della visita. L’esposizione curata da Rossella Menegazzo è approfondita in modo esaustivo, con materiale in quantità, proveniente dal Museo D’arte Orientale di Genova Edoardo Chiossone e dal Museo delle Civiltà di Roma. La visita si può compiere in un’ora se ne si legge attentamente ogni descrizione, mentre in una mezz’ora per i più attratti dalle immagini rispetto alle didascalie descrittive. Inoltre, le opere sono accompagnate da cartelloni pittoreschi esterni alla mostra che colorano e rallegrano l’allestimento.

Il percorso prosegue nell’ombra con degli oggetti significativi: una scatola per cancelleria da scrittura contenente pietra in ardesia per la preparazione dell’inchiostro, coltellino, pennello, strumenti musicali quali il liuto a tre corde, un piccolo tamburo a clessidra e la bellezza di un magnifico soprakimono azzurro ricamato d’oro (uchikake). Camminando fra i corridoi ci si ferma davanti a dei rotoli di carta orizzontali illustrati che si estendono in lunghezza, sembrano le pagine di un libro unite insieme e rendono l’effetto di voler superare ogni contenitore spaziale artistico riempiendolo di contenuto, fatto di disegni, a oltranza. Molte sono le scene di divertimento nel teatro Kabuki. Il teatro Kabuki era una particolare forma di rappresentazione scenica che aveva il compito di intrattenere il popolo raccontando la realtà, ossia fatti di vita felici realmente accaduti e se meno positivi allietati dalla parodia per ottemperarne l’austerità. 

Katsushika Hokusai, La grande onda presso la costa di Kanagawa, dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji
1830-1832 ca. Silografia policroma 26×37,6cm ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone

Arrivati nell’ultima sala, appaiono le distese di colori tenui dei luoghi da cartolina che portano la dicitura “In viaggio”. Il filone naturalistico è il più apprezzato internazionalmente e culmina con “La grande Onda” di Katsushika Hokusai presso la costa di Kanagawa, dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji. La xilografia è di piccole dimensioni (26×37,6cm), ma fulminea nello stamparsi impressa nella mente di chi la osserva, un getto d’acqua potentissimo che attraversa i secoli e in un colpo solo riesce a riportarci tutti nello stesso posto, l’emozione.

UKIYOE. Il Mondo Fluttuante – Museo di Roma a Palazzo Braschi dal 20 febbraio al 23 giugno 2024

Cinema & TV
Davide Tovani

Il potere della danza

Il remake del capolavoro di Dario Argento, fallito miseramente al botteghino, merita una seconda opportunità. Luca Guadagnino raccoglie la coraggiosa

Leggi Tutto »