L’apparente normalità della teoria del caos

E se l’amore non potesse essere moltiplicato?

Di Arianna Mattioli La teoria del caos, in scena alla Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo, dall’8 al 19 maggio. Diretto da Lorenzo Lavia che lo interpreta insieme a Lucia Lavia, lo spettacolo racconta la storia d’amore, nata tra i banchi dell’Università, tra un professore e un’ex allieva, con le problematiche – comuni a molti – legate al desiderio di un figlio che però non arriva.

Lucia Lavia © Rosellina Garbo

La cosiddetta teoria dalla quale prende spunto il titolo dello spettacolo, si basa sullo studio attraverso modelli di fisica e matematica, dei sistemi dinamici che esibiscono una sensibilità esponenziale alle condizioni iniziali. Allo stesso modo la parola caos implica un totale annientamento dell’ordine o assenza di struttura. In questo caso lo spettacolo segue un’ ordine retrogrado, che porta i due protagonisti ad interrogarsi e scontrarsi continuamente sulla possibilità di concepire. Sottolineando come questo porti con se filosofiche, etiche, filologiche. Ma quale nesso può esserci tra il titolo e la tematica dibattuta all’interno dello spettacolo?

La percezione iniziale è quella di un’ apparente normalità, una routine classica, una coppia etero discute attorno al tema della fertilità, discute attorno al progetto di avere un figlio e Gregor, il professore internato da Lorenzo Lavia, sembra nascondersi dietro un fittizio orgoglio maschile, criticato aspramente dalla sua compagna Andrea. Gregor e Andrea sono totalmente opposti e la loro relazione, ormai consolidata da diversi anni, sembra basata principalmente sulle divergenze.

Il pubblico si domanda perché le divergenze che appaiono così evidenti, non li hanno mai portati ad una vera rottura. Non sarebbe stato più semplice lasciarsi invece che continuare, ognuno con le proprie visioni, che portano ad un’ incomunicabilità evidente? I protagonisti in scena appaiono vestiti allo stesso modo, quasi fosse uno l’alter ego dell’altra, ma non si ascoltano e non si comprendono. Ognuno resta sulle proprie posizioni e non cambia idea. La donna, interpretata magistralmente da Lucia Lavia, appare forte e fragile allo stesso tempo, decisa nel percorrere la propria strada verso la genitorialità, contrapposta al maschio che cerca di usare tutti i mezzi a sua disposizione per scapparne.

Il pubblico si chiede; cosa ha legato questi due personaggi tra di loro? Gregor e Lucia sono l’emblema di tante altre coppie, che restano assieme nonostante un evidenti differenze di valori e visioni sul futuro? Ma l’amore può bastare? Può un figlio cambiare gli equilibri di una coppia? O è solo l’idea di averlo che può già farla vacillare? Il desiderio di un figlio può accrescere o far tramontare un amore?

All’interno dello spettacolo si evidenziano molti temi tra cui la comunicazione, l’amore, il rispetto, la lealtà, la vita, la morte e la follia . A questi si aggiungono temi che ruotano attorno alle scienze, alla matematica e alla fisica. Lo spettacolo va a ritroso, ben costruito con attori validi e più che sorprendenti, ripercorre in un’ora e mezza di spettacolo (e non ne toglierei neanche un minuto) la storia d’amore tra il professore e la sua allieva. Si dipana la matassa che ha portato all’emergere della crisi dagli esiti drammatici, mostrando al pubblico l’altra faccia della stessa medaglia.

«La teoria del caos – spiega l’autrice Arianna Mattioliin matematica rappresenta quell’incognita inspiegabile ed imprevedibile che può cambiare il corso di un qualsiasi procedimento o ragionamento logico. Esiste anche nelle relazioni di coppia e in quelle umane in generale: una sequenza di azioni o reazioni che conducono l’esistenza di qualcuno in una direzione differente da quella che avevano immaginato o previsto. Questo spettacolo racconta proprio questo: i personaggi si muovono a ritroso nel tempo, permettendo allo spettatore di
scoprire la genesi reale di quella che appare come una coppia che vive in maniera conflittuale uno dei problemi più sentiti degli ultimi anni, ovvero l’infertilità. Quella che inizialmente sembra una schermaglia quotidiana, pian piano svela un retroscena molto più grave, che ha a che fare con la deriva di teorie filosofiche realmente esistenti e pericolose. La crisi coniugale è la punta dell’iceberg di un progetto tanto ambizioso quanto distruttivo, che i protagonisti avevano deciso di perseguire insieme, ma che ha rappresentato una frattura insanabile dopo che qualcosa è andato lontano dalle previsioni».

Lucia e Lorenzo Lavia © Rosellina Garbo

Lo spettacolo è un iperbole di una realtà sempre attuale, contemporanea, che fa discutere, pensare, ragionare, che colpisce al cuore e allo stomaco degli spettatori, che sensibilizza attorno al tema della genitorialità e della coppia. Che conferisce al teatro quel ruolo che ha da sempre: Aprire al dibattito, sensibilizzare le menti e le coscienze, portarci verso universi apparentemente lontani ma quanto mai vicini, per farci vedere con occhio nuovo ciò che nuovo non è.

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La teoria del caos – Prima nazionale – regia Lorenzo Lavia – Con Lucia e Lorenzo Lavia, prodotto dal Teatro Biondo di Palermo, autore delle musiche Giuseppe Ricca – costumi sono di Dora Argento. Foto in evidenza Rosellina Garbo – Teatro Biondo Sala Strehler dall’ 8 al 19 maggio,

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