La Sagra della Primavera – il rituale del ritorno

Un tempo rituale che si manifesta nella sua stessa fine

“Le Sacre est encore une oeuvre fauve une oeuvre fauve organisée.”

Jean Cocteau

Il 23 marzo 2023 è andata in scena in prima nazionale al Teatro Astra di Torino, per la stagione di Palcoscenico Danza, La Sagra della Primavera – il rituale del ritorno.

La rivisitazione del celebre balletto commissionato nel lontano 1911 dall’impresario dei Ballets Russes Djagilev al coreografo Nižinskij e al musicista Stravinskij, che conobbe, per la prima volta, la scena parigina del Teatro degli Champs-Élysées la sera del 29 maggio 1913, è stata firmata da Roberta Ferrara di Equilibrio Dinamico. La creazione di Ferrara, sostenuta dal Teatro Pubblico Pugliese, ha avuto un’anteprima, lo scorso gennaio, al Teatro Piccinni di Bari prima di approdare a Torino. 

La Sagra della Primavera di Roberta Ferrara, ph. Stefano Sasso

Nelle serate torinesi, a precedere La Sagra della Primavera, Intimate Wonder, firmato da Paolo Mohovich, il quale, per la composizione coreografica, si è avvalso della consulenza artistica di Pompea Santoro. La coreografia che ha aperto la serata presentava parti in cui a prevalere era la mancanza di luce, alternate a delle altre dove i corpi atletici dei performer, avvolti da costumi rilucenti, si protendevano verso l’alto, assumendo pose statuarie dai tratti profondamente accademici.

I danzatori, muovendosi su una coreografia in cui le punte la facevano da padrone, venivano illuminati di taglio dai fari che accentuavano la loro scultorea fisicità. Un gioco di equilibri precari che ha portato sulla scena un’armonia altrettanto precaria, minata incessantemente da tensioni intestine profonde tra luce e ombra, movimento e stasi, suono e silenzio, passioni e l’assenza vertiginosa di queste. La performance era come divisa in quadri che si avvicendavano uno dopo l’altro, come in un vano tentativo di evasione da un tempo che avvinghia e logora, rendendo incapaci di fronte alla meraviglia.

Al termine di Intimate Wonder, la giornalista e critica Valeria Crippa ha introdotto La Sagra della Primavera di Roberta Ferrara, fornendo un rapido inquadramento storico dell’opera. 

La coreografa, al cui fianco ha lavorato Pompea Santoro in veste di Dramaturg e assistente, in questa sua ultima creazione, ha riflettuto sul tempo in maniera diretta, tanto da farne un elemento drammaturgico portante della sua coreografia. Ha reso evidente il tempo in scena mediante la proiezione di un display di un orologio elettronico sul fondale nero. Un orologio il cui procedere si altera in maniera anomala e che pian piano si trasforma in un countdown strenuante. Uno scorrere temporale incessante che avviene sotto le note sovracute e dalla marcata politonalità del celebre russo. I dieci danzatori di Eko Dance Project si muovono sulla scena semicoperti da costumi evocativi di un mondo agreste idilliaco e sorretti da un equilibrio matematico che sembrerebbe poter toccare nelle note che una dopo l’altra si disperdono nell’ambiente. Da un lato un tempo nella sua accezione sincronica, dall’altro lo stesso tempo che talvolta perde il suo valore fisico per divenire discronico e dunque legato ad una dimensione più psicologica. Anche in musica questa contrapposizione è resa particolarmente evidente dalla giustapposizione alla partitura originale di alcuni inserti elettronici opera di Benedetto Boccuzzi. La morte dell’eletta lascia spazio nella visione di Ferrara a un volo verso spazi altri, dove l’onirico sfiora il reale, tramutandolo in rilucente abbaglio.

Un rito che si ripresenta in maniera ciclica attraverso il gesto e la prossemica dei danzatori, che esplode in tutta la sua potenza espressiva e metaforica nella prossimità di braccia che si sfiorano o labbra protese verso delle altre pronte a far sbocciare un tempo nuovo. Una nascita che tiene conto della morte, senza la quale non esisterebbe, senza la quale non potrebbe manifestarsi in tutta la sua prorompente vitalità. Ferrara, con la sua Sagra della Primavera, si incammina verso un confine utopico, dove è una comunità ad incamminarsi, in un rito di adorazione collettiva, verso un orizzonte di sacrificio e non più l’eletta chiamata a sacrificarsi per tutti.  

La Sagra della Primavera di Roberta Ferrara, ph. Stefano Sasso

Forse oggi La Sagra della Primavera non desta più lo stesso scandalo che provocò nella Parigi benpensante degli ultimi anni della bella Belle Époque. Il suo appartenere a un repertorio riconosciuto non provocherà più la bagarre di poeti, scrittori e musicisti che si slanciarono con vitalità esuberante contro coloro che contestavano l’opera di Stravinskij. Forse il ritmo inusitato e i particolari procedimenti armonici non creeranno più disturbo nell’ascoltatore odierno, ma la sinfonia è ancora capace di dire molto se saputa interrogare. Roberta Ferrara è riuscita in questo, e si potrebbe dire che ha fatto sue le parole che Cocteau scrisse in merito a questa rilucente opera, facendole fiorire in una nuova primavera.

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Intimate Wonder – Coreografia: Paolo Mohovich – Consulenza artistica: Pompea Santoro – Assistenti alla coreografia: Silvia Arena, Francesca Raballo – Musiche: Johann Johannsson – Luci: Paolo Mohovich e Francesco Ricco – costumiPaolo Mohovich, realizzati da Juliana Manoseva – Danzatori: Beatrice Alberione, Alice Badino, Sofia Baglietto, Enrico Benedet, Chiara Colombo, Gaia Goffredo, Patricia Inda Ribera, Sara Luisi, Speranza Luongo, Gloria Patanè, Francesco Polese, Arianna Reggio, Mia Saettini, Miu Sasaki, Matilde Valente

La sagra della primavera – Il rituale del ritorno – Coreografia: Roberta Ferrara – Drammaturgia e assistente alla coreografia: Pompea Santoro – Danzatori: Giuditta Alfarano, Alice Vittoria Bandino, Cecilia Alice Napoli, Gaia Triacca, Jennifer Mauri, Francesca Raballo, Enrico Benedet, Leonardo Urgese, Francesco Polese, Marco Prete – Musica: John Adams – Luci:  Francesco Ricco – Costumi: Franco Colamorea  – Produzione: Equilibrio Dinamico – Coproduzione: ArtGarage, ResextEnsa/Porta D’oriente Centro Nazionale di Produzione della Danza – Con il supporto di: MIC – Ministero della Cultura, Teatro Pubblico Pugliese e Comune di Bari – Teatro Astra 24 e 25 marzo 2024

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