I bronzi di San Casciano

“Gli dei ritornano” al Palazzo del Quirinale fino al 25 luglio, e dal 2 settembre al 29 ottobre.

A quarant’anni dall’esposizione dei Bronzi di Riace, la “Casa degli Italiani” apre nuovamente le sue porte per mostrare al pubblico altri preziosi reperti. Ma se le due statue venute dal mare erano simbolo di forza e bellezza, queste ultime sono espressione di fragilità e di debolezza: uomini comuni, spesso malati. Sono le riproduzioni degli stessi offerenti, statue donate alle divinità, nella speranza di veder esaudite le loro richieste di guarigione.

Ma facciamo un passo indietro per contestualizzare i ritrovamenti, tenendo presente l’eccezionalità del territorio italiano, caratterizzato da stratificazioni storiche e artistiche ricchissime e davvero uniche. Ed è proprio questo l’incipit della mostra: la prima delle otto sale dedicate all’esposizione, è un racconto di Chiusi, antica Città Stato etrusca, dove la cultura romana si sovrappose alla precedente in modo graduale e armonico, a differenza di altre zone dell’Etruria dove si arrivò ad un violento conflitto militare. La statua di un etrusco vestito alla foggia dei romani, posta nella teca centrale alla sala, ne è la rappresentazione plastica.

La zona inoltre, era caratterizzata da centinaia di sorgenti di acqua termo-minerale: molte sono le fonti storiche che parlano di Chiusi, delle sue sorgive di acqua calda e terapeutica, vicino alle quali furono creati dei luoghi sacri. Ed eccoci a San Casciano dei Bagni, e al suo Bagno Grande: un vascone costruito attorno ad una fonte d’acqua che sgorgava a quaranta gradi. Divenne un santuario, che rimase attivo dal III secolo a.C. fino al V secolo d.C., conoscendo così diversi periodi: il primo tardo etrusco, i successivi romani. E se le divinità poste a tutela del sito nella fase più antica furono Fortuna Primigenia e Apollo, in seguito si aggiunsero Esculapio, Igea e Iside.

Questo era quindi San Casciano: luogo di riti, di preghiere e di voti. Tutto quello che è stato trovato nella vasca del santuario, altro non è che un deposito votivo.  Le statue bronzee raffigurano parti anatomiche, un braccio, un piede, organi interni: gli studiosi ritengono che stavano ad indicare la parte del corpo malata, per cui si chiedeva l’intervento della divinità. Moltissime le orecchie, che probabilmente erano una preghiera di ascolto, una richiesta di aiuto o di salute generale. I più benestanti potevano permettersi di lasciare statue intere, che raffiguravano chi offriva, o la divinità a cui si rivolgeva la preghiera.

È opinione degli studiosi che con il tempo, vicino a queste fonti sacre, si svilupparono delle scuole mediche. Questo spiegherebbe il rinvenimento di uno strumento chirurgico, una  sgorbia, e le placche poliviscerali: un unicum assoluto. Si tratta di due piccole lastre di bronzo che rappresentano in rilievo gli organi interni del tronco umano: stomaco, polmoni, fegato, fino all’intestino. Ritrovate accanto ad una statua raffigurante Apollo, sono state datate attorno al 100 a.C. Una delle due è posta su una piccola base in marmo, con un’iscrizione in latino: una dedica alla dea Fortuna. Potrebbero essere state fonte di studio,  come un antico testo di medicina, o donate dai medici stessi, come richiesta di aiuto prima di un intervento. Ritrovamenti eccezionali che ci raccontano una storia antica e affascinante.

Ancor di più se si pensa che di quest’epoca erano note soprattutto le statue in terracotta: ora San Casciano rappresenta il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana.

Già sul finire del ‘500 la famiglia Medici, proprietaria della zona, fece costruire una piscina termale sulle rovine di quello che doveva esser stato il santuario etrusco e romano. Affiorarono i primi reperti: due altari uno sacro ad Apollo e l’altro ad Esculapio e Igea; e delle statue di cui ormai non si ha più traccia, forse finite in collezioni private.

Arrivando ai giorni nostri, è nel 2019 che il Ministero della Cultura e il Comune toscano iniziano gli scavi, coordinati dal prof. Jacopo Tabolli, dell’Università per Stranieri di Siena. Dopo vari saggi ecco affiorare le ricchezze di cui oggi possiamo parlare: più di 5.000 monete e 24 statue di bronzo in perfetto stato di conservazione, grazie alle acque della sorgente.

Sul posto c’era anche Ludovico Salerno: non è un archeologo, ma fa parte dell’Associazione archeologica di San Casciano dei Bagni, ed ha svolto un lavoro di supporto al team di scavo. Ci ha raccontato l’emozione di un ritrovamento, spiegandoci che oltre all’utilizzo di apparecchiature, sono gli studiosi che con le mani nel fango cercano fisicamente i reperti. “Non c’è nessuna parte anatomica che possa essere riconosciuta senza essere guardata, se non la mano: è l’unica sezione del corpo umano che si può distinguere anche solo toccandola. Be’ io mettendo la mia mano nell’argilla mi sono sentito toccare da una mano di bronzo.”

Noi oggi possiamo solo immaginare quell’emozione, guardando quei bronzi esposti al pubblico, al Quirinale.

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