Decenni di memoria del teatro attraverso voci, testimonianze e documenti.
Nel 1990 Carmelo bene tenne a Roma un ciclo di lezioni sul teatro, a cui diede come titolo una domanda: “Che cos’è il teatro?” . Sembra interessante quanto emerso in quelle lezioni, che furono anche trascritte e pubblicate in volume a cura di Rino Maenza per i tipi di Marsilio. Bene rifletteva sull’arte del teatro, di cui è stato un figlio di grande talento, ponendosi delle semplici domande.
Naturalmente, nel corso di quegli incontri non mancarono provocazioni e critiche nei confronti di un certo tipo di teatro, promosso da registi che lui definiva in maniera tagliente ed ironica “talentati nei capelli” (il riferimento non troppo nascosto era rivolto, in prima persona, a Giorgio Strehler). Si potrebbe discutere a lungo dell’opinione che Bene aveva dei suoi colleghi, ma citare queste lezioni non vuole essere un modo per dissertare su Carmelo Bene o sulla sua avversione verso un certo tipo di regia, bensì un pretesto, o meglio, un punto di partenza per parlare di qualcosa di diverso ma, allo stesso tempo, affine. La domanda beniana “Che cosa è il teatro?” dovrebbe essere per noi, spettatori, operatori, attori, critici, registi o altro, un elemento cardine che ci spinga a vivere i teatri e i luoghi che conservano la memoria di quest’arte, come gli archivi, in modo consapevolmente attivo.
Gli archivi riguardanti lo spettacolo dal vivo oggi nel nostro paese sono in crescita, ma uno dei luoghi di grande rilevanza culturale che conserva una consistente memoria del teatro è il Centro Studi del Teatro Stabile di Torino. Quest’anno, in occasione della Giornata Mondiale del Teatro, che cade puntualmente il 27 marzo, il Centro ha festeggiato il cinquantesimo anniversario della sua fondazione con una serata al Teatro Gobetti, presentata da Giulio Graglia.
L’archivio vide i suoi natali nel 1974 su iniziativa di Nuccio Messina e Aldo Trionfo. In quell’anno, il Teatro Stabile di Torino acquisì il fondo della rivista “Il Dramma”, fondata da Lucio Ridenti nel 1925 e che, dopo la morte del critico, principale centro propulsore del periodico, avvenuta nel 1973, chiuse i battenti. È un luogo prezioso che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per lo studio e la ricerca sullo spettacolo dal vivo. Il Centro Studi del Teatro Stabile di Torino, situato negli ambienti adiacenti al Teatro Gobetti, conserva al suo interno i numeri della rivista Il Dramma, oltre a ritagli di stampa, quaderni di sala, fotografie, bozzetti di scene e costumi, locandine e finanche modellini di scenografie. Gran parte del materiale è consultabile in presenza ed è anche accessibile sul sito web, in forma digitalizzata.
Ad aprire la serata, dopo la lettura di una missiva che Eduardo De Filippo indirizzò a Lucio Ridenti, affidata alla voce dell’allievo attore Diego Pleutèri, sono intervenuti con i saluti istituzionali il direttore dello Stabile di Torino, Filippo Fonsatti, e il presidente del consiglio regionale del Piemonte, Stefano Allasia. Tra una lettura e l’altra di brani tratti da opere di Ionesco, Pasolini, Goldoni, Pirandello e Shakespeare, si sono susseguiti i diversi interventi degli ospiti. Anna Peyron, attuale responsabile del centro studi, che ogni giorno insieme a Davide Giovanninetti porta avanti un impeccabile e instancabile lavoro di documentazione, ha preso la parola e, dopo aver ringraziato i presenti e i passati e attuali collaboratori, ha annunciato, tra le altre cose, la pubblicazione online dei primi materiali digitalizzati, anche grazie al contributo della stagista Federica Mangano, del fondo Eugenio Allegri, di cui il Teatro Stabile è entrato in possesso solo di recente.
Non poteva mancare la testimonianza di Pietro Crivellaro, che ha ricoperto il ruolo di responsabile dell’archivio fino al 2017, seguita dalle parole del regista e vicedirettore della scuola per attori dello Stabile, Leonardo Lidi, dei professori dell’Università di Torino Federica Mazzocchi e Leonardo Mancini, dei registi e drammaturghi Thea Della Valle e Marco Lorenzi, e dei critici Maura Sesia per la Repubblica e Bruno Quaranta per la Stampa. Graglia non si è lasciato sfuggire la possibilità di cogliere tra il pubblico le eminenti testimonianze di Roberto Alonge, figura centrale per gli studi sul teatro italiano, in particolare su quello pirandelliano, e di Sergio Ariotti, figura eclettica che, tra le altre cose, insieme a Isabella Lagattolla, conduce artisticamente il Festival delle Colline Torinesi. Durante la serata non sono mancati i contributi video tratti da storiche messe in scena, come la monumentale de Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Krauss, con la regia di Luca Ronconi, e La morte di Danton di Georg Büchner, con la regia di Mario Martone.
Il Centro Studi rappresenta un bene di inestimabile valore in termini di memoria, è un luogo che non cessa di vivere, è un luogo che continua a vivere, un ambiente dove ci si può immergere nella ricerca di innumerevoli domande sul passato, al fine di procedere verso nuovi orizzonti teatrali.È uno spazio dove si può interrogare il teatro e dove poter tentare delle risposte, avvalendosi del prezioso materiale documentario a disposizione. È il posto adatto dove porsi la rigenerante domanda: “Che cos’è il teatro?”
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Interventi: Filippo Fonsatti (Direttore del Teatro Stabile di Torino), Anna Peyron (Responsabile Centro Studi del Teatro Stabile di Torino), Pietro Crivellaro (Responsabile del Centro Studi dal 1981 al 2017), Leonardo Lidi (attore e regista, vicedirettore Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino), Marco Lorenzi (regista e fondatore della compagnia Il Mulino di Amleto), Thea Dellavalle (drammaturga e regista), Federica Mazzocchi (DAMS / Università di Torino), Leonardo Mancini (Università di Torino), Bruno Quaranta (giornalista e scrittore), Maura Sesia (La Repubblica) – Letture: Diego Pleutèri, Teresa Castello, Nicolò Tomassini e Cecilia Bramati – Teatro Gobetti di Torino 27 marzo 2024
ph. @Roberto Borgo