Foxtrot: Cinquant’anni e non dimostrarli grazie a Steve Hackett

Di Steve Hackett ne scrissi esattamente un anno fa in occasione del suo concerto alla cavea dell’Auditorium Parco della Musica per Seconds Out + More, rivisitazione dello storico live registrato nel 1977 a Parigi dai Genesis, che segnò anche l’ultimo impegno di Hackett con la band già orfana di Peter Gabriel.

Ma l’occasione era troppo ghiotta per non rivivere i fasti di uno dei migliori dischi realizzati da una delle band progressive che ha fatto la storia del rock e naturalmente Mr. Hackett, di nuovo tra noi (verrebbe  da dire “here it comes again”, per citare una strofa di Nursery crime), dall’alto dei suoi 73 anni ha ben capito che la platea dei nostalgici in giro per il mondo è ancora viva e combatterà fino all’ultimo biglietto per andare ad ascoltarlo per questo Genesis RevisitedFoxtrot to Fifty a 50 anni dalla sua uscita sul mercato discografico mondiale. 

In ordine: Steve Hackett – Craig Blundell e Jonas Reingold

E cosi tra le splendide vestigia del Teatro romano di Ostia antica, all’interno di un’area archeologica tra le più estese insieme a quella di Pompei, le note elegiache di Foxtrot si elevano sublimi tra capitelli e viali alberati quasi a ricordarci che quella musica vivrà ancora a lungo nella memoria di tutti coloro che hanno frequentato il prog e dintorni negli anni ’70.  Un album dove si stenta a trovare una sola traccia “debole” e che senza ombra di dubbio ha superato la prova del tempo accanto a tutta la produzione che ha visto la band insieme fino all’uscita di Gabriel nel 1975 al termine del tour mondiale di The Lamb down on Broadway.

Prologo tutto all’insegna della produzione personale, più estesa del previsto rispetto al precedente tour con ben 7 brani, proveniente dal periodo post-Genesis e che vede la prima apparizione sul palco di Ned Sylvan sulle note cupe di The Devil’s Cathedral, dall’ultimo album Surrender of Silence del 2021. Una sovrapposizione continua tra organo e il sax stellare di Rob Townsend (Il signore dei fiati), che si alterna ai consueti riff cari ad Hackett, che in questa versione live assume una veste decisamente imperiosa con accentuate evocazioni gotiche. E in mezzo alcuni estratti tratti dai suoi lavori più rappresentativi da Voyage of Alcolyte del 1975, inaspettato successo commerciale che lo consacrò all’attenzione della stampa specializzata e dove merita una menzione a parte Tower Struck Down, superbo intermezzo musicale che ha regalato ad ogni membro della band (a eccezione del vocalist) la possibilità di brillare, fino a Spectral Morning del 1979.

E poi via alla potente introduzione di Watcher of The Skies, grazie al mellotron di Roger King che ha ricreato non solo nota per nota, ma il suono originale delle parti di tastiera di questo capolavoro genesiano composto nel 1972 a quattro mani da Michale Rutherford e Tony Banks, durante un sound check di un concerto a Napoli e che ieri sera ha sollecitato più di un brivido sulla schiena di qualche spettatore.

Per gli amanti dell’aneddotica merita di essere ricordato che il mellotron negli anni ’70 era utilizzato da pochissime band e fu lo stesso Hackett che spinse i suoi compagni ad acquistarne uno. In particolare quello di riserva dei King Crimson, tra l’altro non proprio affidabile visto che erano più le volte che si guastava rispetto a quando faceva il suo dovere.

Bello anche riascoltare Time Table, brano mai suonato dal vivo in passato, con la chitarra di Steve che colora con il suo arpeggio un testo che mette in luce i tempi passati confrontandoli con la decadenza di oggi. A seguire l’imperioso l’attacco di Get’em out by Friday con le tastiere che lasciano gradualmente il passo a un lento strumentale con Nad Sylvan che interpreta i vari personaggi protagonisti di una storia che mette a nudo le ingiustizie della speculazione edilizia nella turbolenta Inghilterra degli anni settanta, offrendo una critica sociale acuta e pungente che esalta la visione creativa di Peter Gabriel, che caratterizzava il brano originale con diverse timbriche, ciascuno per ogni personaggio rappresentato.

Can-Utility And The Coastliners, è un esempio di abilità compositiva di Steve Hackett che offre una varietà di paesaggi sonori contrastanti: Si parte con una serie acustica delicata che cresce fino a ritmi più intensi e assoli di tastiera di Roger King che si alternano con le note profonde del basso di Jonas Reingold. Indubbiamente un brano coinvolgente con gli arrangiamenti che esaltano in modo sublime tutta la band.

É la volta di Horizons, una breve composizione dalle influenze barocche basato sulle prime due battute del preludio della Prima Suite per violoncello di Bach, pezzo pregiato della collezione solistica hackettiana. Applausi a scena aperta con il pubblico che già è proiettato su Supper’s Ready, epico capolavoro che unisce temi e stili musicali diversi, trascinando la folla in un viaggio emotivo attraverso simbolismi, allegorie, giochi di parole e riferimenti culturali che raggiungono l’apice quando Sylvan annuncia l’arrivo della Gerusalemme Celeste. Di lui ho apprezzato l’eleganza vocale e la buona volontà ma certo la domanda che correva sabato sera lungo tutte le gradinate del Teatro Antico di Ostia era: Ma Gabriel dov’è?

Da sx: R.King, R. Townsend, N. Sylvan, S. Hackett, J. Reingold e C. Blundel

In chiusura i bis di rito con due pezzi pregiati del repertorio Genesis che ha richiamato sotto il palco la quasi totalità della platea per godere del maestoso Firth of Fifth, dove King risulta impeccabile nella esecuzione al pari dello stesso Hackett che prende la scena finale con un assolo fedele all’originale in studio dosando ogni grammo di emozione dalla sua sua gloriosa chitarra prima del finale fenomenale con Dance a Volcano e Los Endos preceduto dal riff di Myopia affiancato da il drumming potente di un convincente Craig Blundell.

Cinquant’anni? Nessuno dei presenti li ha avvertiti e il primo a capirlo è stato proprio lui, Mr. Hackett, trasportandoci per due ore, tanto è durato il concerto, sulla strada di melodie e ricordi mai sopiti che torneranno a rivivere alla prossima occasione dove noi fans ci troveremo a commentare: “Here it comes again”.

Genesis Revisited World Tour “Foxtrot to Fifty + Hackett Highlights”Steve Hackett chitarra – Roger King: tastiere – Craig Blundell: batteria, percussioni e voce – Rob Townsend:  sax, flauto e percussioni  –  Jonas Reingold: basso e chitarra – Nad Sylvan: voce  – Sabato 8 luglio 2023 al Teatro romano di Ostia antica.

Foto: Maria Letizia Avato

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